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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

Abbraccio mortale

“Dicebamus hesterna die” , ovvero: “Dove eravamo rimasti?”. Con molto piacere riprendo la bellissima formula retorica usata da Enzo Tortora al suo ritorno in televisione, dopo le sue notissime, scandalose, terribili vicende giudiziarie e, visto che ci siamo, approfitto per invitare tutti a firmare per i sei referendum sulla giustizia promossi dai Radicali (e furbescamente cavalcati da Salvini … ma non fatevene un problema, la sua è solo una povera furbata propagandistica …!). Eravamo rimasti a constatare che  “per andare avanti serve colla, colla forte, resistente, tenace, non lo sputo degli interessi consociativi” . E mi riferivo alle ambasce del PD lettiano, che continua a barcamenarsi tra massimalisti, populisti, timidi riformisti, nostalgici in generale di un’epoca ormai passata (il Novecento, tutto intero, dal Congresso di Livorno a Berlusconi). Vero è che potrei tranquillamente infischiarmene delle vicende del PD, non fosse che trattasi dell’unico partito di centrosinistra che po

Caro Michele .../3

Per completezza di informazione, invio la coda del dibattito aperto sul  Venerdì di Repubblica , coda che si sviluppa verso un tema molto delicato, al quale è particolarmente utile, a mio avviso, dedicare attenzione. Caro Trotta, il nostro scambio sullo scorso Venerdì ha provocato una valanga di lettere: la maggioranza della quali più "trottiane" che "serriane", e dunque tienti cari i tuoi argomenti, evidentemente efficaci. Ma consentimi di rimanere con un piede (uno solo) nel mio "sogno". I cambiamenti li realizzano gli altri (parole tue, giustissime) e a noi tocca il compito di amministrarli e, come si dice nei club più esclusivi, di pararci il culo? Ovvero di non renderli troppo iniqui e troppo insostenibili? Ma non è un po' poco, come obiettivo, minimizzare i danni? Io vedo il mondo, ultimamente, soprattutto da un punto di vista agricolo. Il primario. Il cibo. L'abc. Beh, in nessun campo come in quello agricolo il potere di pochi e gli interess

Buono, scemo o cattivo?

  Dopo la formidabile, epocale, disputa se Draghi sia di destra o di sinistra, non escludendo che possa anche essere di centro, adesso ne è partita un’altra, altrettanto formidabile: “E’ tutta colpa di Biden? Ovvero il Presidente USA è un imbecille che ha fatto fare una figura di m … a tutto l’Occidente, è il solito cinico e spietato imperialista americano o è un politico in difficoltà, che cerca di fare del suo meglio in una situazione di m …?” Pare che sia imperativo prendere una posizione netta ed inequivoca: il dito indice deve essere ben dritto ed il sopracciglio correttamente inarcato. Inutile dire che quelli “giusti”, quelli “corretti”, possono schierarsi solo per la prima ipotesi (l’imbecille) o, meglio, per la seconda (il cinico cattivo). La terza ipotesi è riservata ai soliti deprecabili vecchi “servi dell’imperialismo USA”. Che la situazione sia forse un filino più complessa, questo sfugge ai molti talebani nazionali, annidati nei giornali, nei talk show, nei social, nei par

Caro Michele Serra .../2

Riporto la risposta alla mia lettera aperta del 7 agosto: Caro Trotta, hai ottime frecce nel tuo arco. Però consentimi di scoccare quella che per me è determinante: a che serve la sinistra, se non conserva il seme che l’ha generata, che è il seme del cambiamento? Nella parte della tua lunga lettera che ho dovuto tagliare (perché volevo pubblicarla), fai riferimento a una biografia politica che assomiglia molto alla mia. Il Pci di Berlinguer, la sinistra di massa e possibilmente di governo, il contrario del velleitarismo, dell’estremismo, delle “anime belle” che sanno sempre tutto e non combinano mai niente. Beh, non puoi non ricordati che una delle parole totem di quegli anni era proprio “cambiamento”. Spesso ripetuta a vanvera, senza sapere bene che cosa metterci dentro. E però detta perché dirla significava che quello, non altro, era il mestiere della sinistra: cambiare i rapporti di potere, la scala dei valori, la priorità dei bisogni. O addirittura cambiare il modo di produzione, c

Qualcosa non torna ...

Qualcosa non torna con l’Afghanistan. Venti anni a protestare per l’invasione e l’occupazione militare da parte dell’Occidente, e adesso che si va via, tutti a protestare per il “tradimento”, tutti a chiedere di restare, di non lasciare sola la popolazione afghana nelle mani dei talebani. Qualcosa non torna. Intendiamoci, non si può (e non si deve) rimanere insensibili di fronte alle immagini dell’aeroporto di Kabul, degli aerei presi d’assalto, addirittura alle strazianti riprese dei “falling men”, impropriamente ma suggestivamente accostati ad altri “falling men”, nel giorno fatale delle due torri di Manhattan. È evidentemente un evento tragico, che colpisce l’immaginazione, ferisce il cuore e ci pone una lunga teoria di interrogativi cui è dura fornire una risposta compiuta e sensata. Ma era davvero inatteso? Aldilà delle modalità caotiche con cui il ritiro è avvenuto e sta avvenendo, dov’è la sorpresa? dov’è l’inatteso? Gli accordi di Doha sono stati stipulati da Trump nel 2020. Bi

Caro Michele Serra ...

Caro Michele, debbo riportare  verbatim  le parole che hai appena pubblicato sulla tua posta del Venerdì: “Venendo a Draghi: io mi sentivo un elettore del governo giallo-rosso, con tutti i limiti del caso, e non mi sento un elettore di questo governo, che è frutto di una lecita alchimia istituzionale (ha i voti in Parlamento), non certo di un risultato elettorale. Ma non posso non vedere e non sentire che il prestigio di Draghi poggia su solide basi. Quando parla, di solito poco, è preciso e semplice, il contrario del politicante. È un uomo di centro, laico anche se credente. È un uomo di mercato, eccome, ma anche un uomo di Welfare. Un democratico legalitario. Un forte e credibile europeista. Una specie di Prodi conservatore, ammesso che i conservatori se ne accorgano. E dunque penso che sarebbe il leader ideale di un centro-destra finalmente civilizzato.” Non ho saltato neanche una virgola. E resto di sasso … Perché mi sento improvvisamente diverso, estraneo, tagliato fuori da una st

Con la colla o con lo sputo ...

Il Partito Democratico è in grande difficoltà. E non è una buona notizia. Inutile ricordare che il PD nacque, ormai ben 14 anni fa, come la casa dei riformisti, come la sintesi coraggiosa delle tante e diverse anime del centrosinistra italiano, che le premesse erano quelle di misurarsi con il governo del Paese in modo pragmatico, progressista, moderato nei toni ma radicale nelle riforme (come qualcuno dice ancora adesso), e che al primo contatto elettorale il risultato fu più che promettente, con il voto di oltre un terzo degli italiani. Questo ha spaventato molti, perché ha mostrato che lo spazio c’era eccome, che l’aspettativa popolare era molto alta, e non si poteva deluderla con un ennesimo partito consociativo, accomodante, minimalista, ma si trattava di costruire davvero una forte alternativa riformista, ad ampio spettro, per uscire dagli incubi berlusconiani ed inserirsi nelle grandi democrazie compiute dell’Occidente. Tant’è che l’originaria, ambiziosa, vincente, impostazione v