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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024

La carne per domani ...

  Un controverso articolo di Carlin Petrini su “La Stampa”, erroneamente titolato  “La carne sintetica salverà il pianeta” , è stato successivamente corretto e precisato con un lunga intervista allo stesso Petrini, nella quale egli sostiene invece di non essere affatto favorevole all’utilizzo della  carne coltivata  (espressione molto più calzante che  sintetica ) per l’alimentazione umana, per motivi di precauzione, di costi eccessivi, di eccessivo dispendio energetico e in nome della difesa dei piccoli allevatori dallo strapotere delle solite arcigne multinazionali. Petrini però si dichiara convintamente favorevole alla ricerca scientifica nel settore. Meno male. L’argomento è molto controverso e mi dispiace dover rilevare come lo stesso Petrini, che nessuno ringrazierà mai abbastanza per quello che ha fatto per decenni nel campo del cibo, non contribuisca affatto alla corretta definizione dell’argomento. Primo punto: il ruolo delle multinazionali. Essendo aziende orientate al profit

La Sindrome di Stoccolma

  Il Partito Democratico è nato nel 2007. Se ne parlava già da molto tempo prima, ma oggi più o meno tutti concordano nel datarne la nascita al 27 giugno 2007, ovvero il giorno del famoso discorso programmatico di Walter Veltroni al Lingotto di Torino. E già, perché il PD è nato qui in Piemonte, terra di esperimenti, di laboratori, terra di modernità e innovazione, malgrado l’austera apparenza sabauda. La nascita formale fu con le elezioni costituenti del 14 ottobre 2007, cui parteciparono oltre 3,5 milioni di persone, dando una maggioranza schiacciante (oltre il 75%) alla lista di Walter Veltroni, che di lì a poco divenne Segretario. Dopo molti anni di travaglio (con la t minuscola), iniziati come minimo dopo la sconfitta della  “gloriosa macchina da guerra“  di Achille Occhetto nel 1994, finalmente il centrosinistra (senza trattino) riformista, superata la stagione vincente, esaltante, ma poco robusta dell’Ulivo, si riconosceva in un unico grande partito, nato con l’obbiettivo dichia

... altro che faccia ...!

  … ci vuole orecchio … e anche stomaco forte. Ho aperto l’anno patrocinando per l’ennesima volta una causa persa, quella contro l’anonimato sulla rete. L’ho dichiarato subito che era persa in partenza, senza ovviamente prevedere che di lì a breve ci sarebbe scappato il morto. Ma, niente paura, presto parleremo d’altro: guai a disturbare i soloni della rete, coloro che tutto sanno, tutto giudicano, tutto influenzano. I nuovi, veri  maître à penser  del nostro secolo. Nell’altro secolo avevamo Gramsci, Matteotti, Salvemini, Vittorini, Calamandrei, Croce, oppure Togliatti, Nenni, La Malfa, Moro e Berlinguer, citati alla rinfusa, e ce n’erano altri millanta. Ieri abbiamo sentito una sedicente ”esperta” sostenere con incrollabile sicurezza che l’anonimato in rete c’è perché garantisce la resistenza nei regimi dispotici, come se la resistenza (che peraltro purtroppo non si vede né in Russia, né in Cina, né quasi in ogni dove) contasse sui  social , o come se non fossero invece proprio i reg

Ricchi e poveri

  Sempre caro Michele, con la tua Amaca del 14 gennaio ( L’uomo deformato dal denaro , il titolo dice tutto …), partendo da una intervista allo psichiatra Andreoli, hai indirettamente sollevato per l’ennesima volta l’annoso problema se la sinistra possa o meno considerare il diventare ricchi congruente coi propri obbiettivi di giustizia ed uguaglianza. Parliamo di ricchezza ottenuta onestamente, lavorando, inventando, creando, mettendo a disposizione della società il proprio “genio”, osservando le leggi vigenti e nel rispetto della dignità di tutti. Su squali e pirati non ci dovrebbe essere discussione: vanno combattuti e basta. È questo un problema che ritorna ciclicamente, perché si innesta su un dissidio di fondo tra le due componenti storiche della sinistra, quella liberale riformista e quella massimalista di radice cattolico-pauperista, che si combattono fieramente da oltre un secolo, senza trovare composizione e con nefaste conseguenze sull’azione politica conseguente. Porti i co

Guerra e pace

  In questi ormai lunghi mesi trascorsi dal sanguinario  pogrom  di Hamas in Israele ed a proposito della conseguente violenta reazione israeliana, con la caccia spietata ai terroristi, spesso celati dietro scudi umani, non importa se israeliani rapiti nel corso del  raid  o inermi palestinesi, compresi medici e infermieri, si è molto parlato dell’uso della violenza, del diritto di ottenere giustizia, delle modalità di riparazione dei danni subiti, insomma dei conflitti che si generano a partire da un’aggressione. Qualcuno ha anche fatto paralleli arditi con la reazione del cittadino che si fa giustizia da solo nei confronti di un aggressore, ladro o rapinatore che sia. Si dice con pelosa ipocrisia: come si può condannare il famoso tabaccaio, o gioielliere, che si fa giustiziere, e giustificare invece la reazione oggettivamente molto violenta di Israele? Paradossalmente, sia per il sedicente pacifista di sinistra che per il leghista o fratellista d’Italia, non c’è differenza, solo che

La pancia ed il cervello

  A forza di pensare con la pancia, parlare con la pancia (attività non elegantissima …), reagire con la pancia, votare con la pancia, va a finire che a qualcuno verrà un forte mal di pancia (quando un organo è troppo sollecitato, poi si fa sentire …). Le conseguenze potrebbero essere poco piacevoli … Però tutti dicono che è quello che sta avvenendo, e non solo qui da noi. Che fine avrà allora fatto il cervello, l’organo che la natura e l’evoluzione hanno specificamente dedicato al pensiero (qualsiasi cosa ciò possa significare)? Può reggere il cappello, tramite la scatola ossea nel quale è contenuto: è un utilizzo molto diffuso. Sempre con la scatola ossea che lo contiene, può rendersi protagonista di fantastici gol, alcuni passati giustamente alla storia (Pelè su Burgnich nella finale della Coppa Rimet del 1970). Può tirare ad indovinare un terno secco su qualche ruota, e qualche volta può anche azzeccarci. Ma in quel caso si chiama culo … Altri usi più o meno fantasiosi possono esse

All'attacco, all'attacco!

  La noiosissima conferenza stampa della Presidente del Consiglio, tre ore e passa, tanto lunghe che verso la fine ha dovuto perfino chiedere un time out per scappare in bagno …, ha comunque mostrato impietosamente la debolezza estrema nella quale la signora Meloni si sta dibattendo. Una infinita sequela di chiacchiere, senza distintivo, di bugie palesi, di salti mortali, di vittimismo, velati accenni a non si sa che e luoghi comuni, che non starò certo qui a ricapitolare. Fidatevi di me, oppure sentitevela da soli con tanti auguri, oppure semplicemente ignoratela: non vi sarete persi granché. Qui mi interessa soltanto sottolineare che, a fronte di così tanta pochezza (folgorante ossimoro, mi complimento da solo, ebbro di narcisismo …!), appare necessario, indispensabile, improcrastinabile, rompere gli indugi e partire lancia in resta all’attacco. Questa (la Presidente) non ha idee e le poche che ha sono confuse e generiche. Ha intorno una banda di “scappati di casa” che solo i cinques

Mettiamoci la faccia!

  Anno nuovo, vita nuova! Chissà che non sia la volta buona! Dopo l’accenno del Presidente Mattarella ad  haters  e violenza sulla rete, qualcosa forse, molto forse, si muove ... Negli ultimi anni ho scritto non so più quante volte sull’annosa questione dell’anonimato in rete, tante che adesso faccio fatica a riprendere il discorso senza rischiare di risultare ripetitivo e noioso. Si tratta di un argomento talmente frusto ed abusato che uno si chiede come sia possibile discuterne ancora, senza che nulla capiti e soprattutto senza che qualcuno prenda un’iniziativa concreta per superare definitivamente il problema, problema che tutti conoscono benissimo e anzi fingono di tenere in degna considerazione, salvo non muovere un dito nelle sedi opportune. Ovviamente bisogna agire perlomeno a livello comunitario, per evitare disparità di comportamento tra gli Stati membri, ma la UE (Commissione, Parlamento, Consiglio, …) potrebbe benissimo legiferare in materia e imporre che l’accesso alla rete