La noiosissima conferenza stampa della Presidente del Consiglio, tre ore e passa, tanto lunghe che verso la fine ha dovuto perfino chiedere un time out per scappare in bagno …, ha comunque mostrato impietosamente la debolezza estrema nella quale la signora Meloni si sta dibattendo. Una infinita sequela di chiacchiere, senza distintivo, di bugie palesi, di salti mortali, di vittimismo, velati accenni a non si sa che e luoghi comuni, che non starò certo qui a ricapitolare. Fidatevi di me, oppure sentitevela da soli con tanti auguri, oppure semplicemente ignoratela: non vi sarete persi granché. Qui mi interessa soltanto sottolineare che, a fronte di così tanta pochezza (folgorante ossimoro, mi complimento da solo, ebbro di narcisismo …!), appare necessario, indispensabile, improcrastinabile, rompere gli indugi e partire lancia in resta all’attacco. Questa (la Presidente) non ha idee e le poche che ha sono confuse e generiche. Ha intorno una banda di “scappati di casa” che solo i cinquestelle nella storia della Repubblica (un bel match stabilire il peggio, un campionato dell’orrore …), figuri che lei difende a spada tratta, salvo sacrificare qualche insignificante pedina come il pistolero di Capodanno, anche perché non ha nulla di meglio da offrire e quel po’ di meglio che pure avrebbe è troppo fuori linea rispetto agli altri (Nordio, Giorgetti, Crosetto, impotenti, isolati, ininfluenti). È imbarazzante pensare che questa (la Presidente) deve presiedere il G7 per i prossimi sei mesi: chissà cosa combinerà … e ci toccherà pure sostenerla verso gli altri G6, per solidarietà nazionale … Fino ad un certo punto, però: perché con una leader di questa debolezza il Paese non va molto lontano. Serve tosto rialzare la testa, smetterla di leccarci le (tante) ferite, che ci siamo auto-inferti con masochistica volontà, e attaccare: con convinzione, con puntualità, senza tregua. Ho già ricordato in altre sedi i lunghissimi quattordici anni che i laburisti inglesi hanno dovuto aspettare (dal lontano 2010) per ritornare in testa e ragionevolmente sperare di tornare al governo di un Paese martoriato come e forse più del nostro (quelli hanno dovuto ingoiare anche la Brexit …). Anche lì per l’assurda politica autolesionista di un Labour preda del massimalismo populista, non diverso da quello del nostro povero PD (e lo compiango perché, pur essendone uscito per disperazione dal 2019, non dimentico le premesse e le promesse su cui era stato fondato nel 2007), preda dell’infantilismo della sua nuova classe dirigente. Dicevo: senza indugi. Non preoccupiamoci di alleanze più o meno mature, ballerine, precarie, andiamo dritti sul bersaglio grosso, non risparmiando nulla a questo Governo di incapaci. Le occasioni sono e saranno infinite, nulla deve passare sotto silenzio, ogni giorno. C’è da conquistare la leadership dell’opposizione, quella vera, quella che vuole vincere, e non solo testimoniare la sua esistenza. Il posto è vacante. Meloni ha scelto Schlein come avversaria perché è perfin più debole di lei, e perché sa che con i suoi metodi da borgatara potrebbe farne un sol boccone. Fatti loro. Conte intanto schiuma di rabbia, ma in realtà salva Meloni, perché è come lei. Nulla contro nulla. Noi siamo molto più consistenti; noi siamo in grado di contestare punto per punto le assurdità della cosiddetta mezza riforma fiscale; noi siamo in grado di parlare di Europa con linguaggio europeo, noi abbiamo contatti, relazioni, alleanze con la classe dirigente continentale e non dobbiamo chiedere niente a nessuno. Noi chi? Direte voi … Noi riformisti, ovviamente. Riformisti, europeisti, liberali, la vera sinistra (o chiamatela come vi pare …). L’ombrello è ampio e c’è posto per tutti quelli di buona volontà: solo astenersi perditempo, litigiosi o rancorosi (e non è poco). Anche la sussiegosa intellighenzia dei media-col-ditino dovrà (qualcuno già lo fa …) accorgersi che, se questi sciagurati non hanno una opposizione puntuta, precisa, continua, corriamo il rischio di tenerceli sulle croste per anche più di quattordici anni. E allora bando alle chiacchiere: nulla deve passare sotto silenzio. Chi ha da parlare parli, chi ha da controbattere controbatta, chi può proporre alternative lo faccia. Il resto seguirà. Non diamo tregua: la signora è nervosetta, fiuta il pericolo, per cui, messa alle strette, o opera tagli e scelte (difficile) o si incarta e dovrà soccombere politicamente. Ha nemici anche (e soprattutto, visto lo stato catatonico dell’opposizione di Sua Maestà) dentro la maggioranza di Governo; l’avvicinarsi delle elezioni europee non farà che acuire le distinzioni, i dispettucci, gli sgambetti tra di loro. Per questo serve una opposizione spietata, che sottolinei ogni contraddizione, ogni sbavatura, e qui altro che sbavature …!, e non a slogan, ma con la forza delle controproposte. Mettiamo via il fioretto e imbracciamo la durlindana. Da qualche parte deve essere nascosta una spada modello Excalibur, che qualcuno dovrà tirare fuori dalla roccia (altro che Compagnia dell’Anello). Io lo so chi può farlo: in realtà lo sanno in tanti, ma non si deve dire, forse non è politicamente corretto, forse non è woke, come si dice adesso, forse porta male. Chissà. Va be’, ognuno si cerchi il proprio Artù, ma non diamo tregua a questa banda di pericolosi sgarrupati. Una raccomandazione soltanto: evitiamo i toni polemici (e quasi sempre triviali) da social, non ci vengono bene e corriamo di far fare loro una bella figura (sempre in ambito social). I riformisti parlano con numeri e proposte, parlano con disegni di legge ed emendamenti, parlano conoscendo a menadito i termini della questione. Lasciamo le polemicucce ai maestri del genere, ai troll, a cinquestelle e affini. Noi parliamo d’altro. Noi ne siamo capaci.
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