Qualcuno ha scritto che “Ferragosto in Alaska” potrebbe essere un surreale film dei fratelli Vanzina, cui De Sica e soci dovrebbero conferire il pepe dell’umorismo, anche un po’ “grossier”, tipico di quelle produzioni. Però si tratterebbe di umorismo nero e amaro, in questo caso. Nel cast troviamo due dei più pericolosi figuri che la Storia abbia mai messo uno di fronte all’altro: il glaciale, cinico e spregiudicato russo e l’esuberante e obliquo spaccone yankee, entrambi avvezzi al travisamento, alla dissimulazione, alla manipolazione, seppur partendo da storie e culture affatto diverse. Il freddo ex-agente del KGB di Leningrado (allora si chiamava così) contro il tracotante affarista di Manhattan (che per ora si trova ancora a NYC e si chiama sempre così). I due hanno molto in comune, malgrado le apparenze: l’assoluta spregiudicatezza, l’altrettanto assoluta amoralità, insieme ad un odio profondo (perché non li capiscono, e nulla irrita di più i potenti di ciò che non capiscono …) per tutti quelli che a loro sembrano orpelli otto-novecenteschi: rappresentanza, istituzioni, equilibrio dei poteri, check and balance, libertà di espressione e di critica, dialettica, tutto ciò che col tempo abbiamo imparato ad associare alla vita democratica di un moderno Paese occidentale. Ci sembrava di avere fatto un buon lavoro … Per loro due sono solo balle, inutili impicci che limitano il libero manifestarsi della LORO volontà, del LORO potere, del LORO interesse, che per definizione assimilano anche a quello degli altri, se ci vogliono stare. E se non ci stanno, peggio per loro: verranno travolti. Sono despoti in purezza, e senza tutti i ridicoli paludamenti che accompagnavano prima Mussolini, poi Hitler e, nell’altro campo, Stalin e successori. Questi due vanno dritti al sodo: usano tutto quello su cui possono mettere le mani (in primis, la tecnologia), tutto il potere che possono esercitare, per agguantare i loro obbiettivi, così, apertamente, senza ipocrisie né infingimenti. Ognuno sfrutta tutta la potenza che ha (o che crede di avere) per soggiogare chiunque si frapponga tra loro e la loro insaziabile smania di potere. Ripropongono un’egemonia della forza bruta che credevamo di avere seppellito per sempre molti decenni fa (almeno nel mondo cosiddetto civile). Non era vero. Cosa volete che gliene importi del destino dell’Ucraina? Putin la vuole tutta per sé, roba sua, come ai tempi dell’impero zarista e dell’impero sovietico. Trump sa a mala pena dove si trova (lecito dubitarne, dopo che ha collocato l’Alaska – che sarebbe casa sua – in Russia ...) e non gliene può fregare di meno di questo fastidioso intoppo ai suoi sogni di gloria, di potere e di ricchezza: lui, nella sua smisurata egolatria, ambisce al Nobel per la pace. Zelensky ed i suoi concittadini si arrangino come possono, purché finisca questa manfrina e si possa riprendere a trattare affari con chiunque, senza preoccuparsi di guerre, bombe, aggressioni, annessioni, sanzioni, embarghi, … E lo stesso vale per quell’altra annosa questione degli israeliani e dei palestinesi. Trump ha già fatto capire chiaramente che Gaza è una splendida opportunità immobiliare per cui, prima si svuota degli straccioni palestinesi, meglio è. Netanyahu e i suoi fanatici alleati di governo l’hanno capito fin troppo bene e procedono decisi e senza intoppi, incuranti dello sdegno suscitato tra le persone civili. Nulla deve frapporsi alla smania di accumulare potere e soldi, e Trump ne sta già accumulando in modo abnorme fin dal 20 gennaio, giorno della sua intronizzazione alla Casa Bianca, senza che questo susciti reazioni e scandali. L’opinione pubblica americana, e pure la cosiddetta stampa libera, paiono anestetizzate. Stiamo scivolando verso la normalizzazione dell’arbitrio e del sovranismo esasperato. Ognuno per sé, e Dio … pare avere altro da fare. Chissà cosa si diranno i due, faccia a faccia, nel tepore di una base segreta tra i ghiacci. Di cosa parleranno per davvero? Qualcuno avrà mai accesso ai verbali, ammesso che ci siano verbali? Faranno finta di trovare un accordo anche se non ci sarà accordo? Oppure lo troveranno per davvero, nel nome dei comuni interessi personali? Oppure non lo troveranno e faranno finta di litigare? O litigheranno per davvero? Tra i due, il russo pare molto più lucido e determinato. L’altro credo sia disposto a tutto pur di non apparire sconfitto o succube: dovrà portare a casa un qualche trofeo da esibire ai suoi fan ed alla giuria del premio Nobel. E noi aspetteremo i comunicati stampa e ci accapiglieremo per decifrarli. Dopo la conferenza di Monaco nel 1938, Neville Chamberlain tornò a casa dichiarando di avere ottenuto la pace da Hitler. Churchill sentenziò che: "Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra". Non ci resta che sperare in un esito meno nefasto. Forse ci salveranno gli enormi appetiti degli speculatori, che non amano essere disturbati da eventi traumatici. Forse. O forse no. Ma dovremmo essere noi cittadini del mondo civile a mettere una barriera, a resistere, a denunciare, a proporre alternative, a far capire che non esiste pace duratura che non si basi sul rispetto reciproco, sull’autonomia e sulla cooperazione tra i popoli. Le democrazie sono sotto attacco sia dall’esterno che dall’interno: Putin e Trump sono perfetti esempi di come si possa scardinare una società col terrore e la repressione, ma anche con la tecnologia, i media, le fake news, la manipolazione. Del tutto inutile mi pare esercitarsi a divinare l’esito del Ferragosto in Alaska. Credo che non lo sappiano neppure i protagonisti diretti: sanno solo che dovranno continuare a mantenere la loro postura da maschi-alfa, a tutti i costi. Reagan e Gorbachev avevano obbiettivi più chiari e circoscritti a Reykjavík nel 1986: li ottennero entrambi e il mondo ne trasse beneficio. La guerra fredda era finita. Oggi è tutto diverso. Allora il vertice chiuse un’epoca buia e tesa e ne aprì una densa di speranze di pace (ahimé, poi disattese …!). Oggi il rischio è che se ne apra una affatto diversa e sconosciuta, basata su parametri terrificanti di potenza e di minaccia. Il sovranismo non porta mai alla pace, perché i sovranismi non possono che collidere tra di loro, è assolutamente e logicamente inevitabile. Il mio sovranismo deve essere più sovrano del tuo … I cittadini di buona volontà dovrebbero sollevarsi, dovrebbero far sentire la loro voce, dovrebbero imporre paradigmi diversi. Ma lo possono fare spontaneamente, senza una guida, un inquadramento, senza una prospettiva? Impossibile. Solo la coscienza personale unita all’organizzazione politica può riuscirci. Ma con questi chiari di luna, campa cavallo …! L’Europa non riesce a trovare una voce unica e rappresentativa, la nostra povera Italia si barcamena come il solito vaso di coccio tra i vasi di ferro, la Presidente continua la sua opera di imbonimento ed incredibilmente sembra andarle ancora bene. Siamo anestetizzati anche da queste parti. Sembra che a nessuno (o quasi …) dell'opposizione importi predisporre una strategia per andare al Governo: si tira a campare giorno per giorno, mentre il mondo rotola verso un futuro incerto e tempestoso. Manca il coraggio, manca una visione, manca una prospettiva. Si sentono solo chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere, e con questo caldo manca davvero l’aria. Chi può, o chi vuole, se ne fotte e pensa ai fatti suoi. Chi è abituato a guardarsi intorno e a farsi domande invece si dispera perché non trova risposte plausibili. Questo è il Ferragosto 2025. Auguri a tutti!
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