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Visualizzazione dei post da dicembre, 2023

Il conflitto (la zuffa)

  Da qualche parte nella sinistra si dibatte sul conflitto di classe. Ancora …? Direte voi, forse sorpresi e stupiti. Ancora, ebbene sì … E pare che le teste più fini di quel campo (quanto “largo” non si sa …) tendano a riscoprire la “bellezza” del conflitto, la necessità di prendervi parte, l’ineluttabilità dello scontro (compreso quello fisico?). Ovviamente il compito della “vera” sinistra sarebbe quello di stare dalla parte del più debole, incurante del fatto che questo debole era e debole resta, senza le necessarie riforme. Al massimo lo si consola con qualche slogan, qualche manifestazione “molto partecipata” e qualche salamella d’estate al Festival de l’Unità. Nel frattempo i cattivoni governano, accompagnati dalle nostre maledizioni e dal nostro vibrante sdegno. Come vibriamo noi di sinistra non vibra nessuno … Va be’, c’è poco da scherzare. Che il conflitto esista in natura è esperienza comune: lo sanno i leoni e le gazzelle, ma lo sanno anche idraulici e clienti, vigili urbani

L'eterna lotta tra Politica e Economia, stati quantici della società

  Copio e incollo da  Wikipedia : “Per  politica  ("che attiene alla  pόlis ", la città-stato) si intende l'attività e le modalità di governo, o anche di opposizione; può riferirsi a stati, confederazioni ed organizzazioni intergovernative, oppure a entità locali e territoriali più circoscritte, come regioni e comuni. Per i cinesi la politica era  l'arte di governare , mentre nella Grecia di Pericle era  l'arte di vivere assieme ”. “Per  economia  (“gestione dei beni”) si intende il sistema e l'organizzazione dei mercati, risorse, della produttività e del complesso di scambi, produzioni e commerci di oggetti e servizi, di finanziamenti, investimenti e di fondazione di attività economiche in ogni settore, di ogni dimensione e ad ogni scopo. In particolare, l' economia di mercato  è la rete tra operatori o soggetti economici che svolgono le attività di produzione, consumo, scambio, lavoro, risparmio e investimento per soddisfare i bisogni individuali e reali

Il pericoloso mondo di Wanna Ferragni

  Non so, e neppure mi interessa granché sapere, se e come la signora Ferragni abbia commesso irregolarità o addirittura reati con i suoi pandori, uova di Pasqua o qualsiasi altro prodotto da lei sponsorizzato. Se ne occuperà chi di dovere. Né sono interessato a condannare  a priori  forme di  business  che ai nostri tempi, ma anche molto prima, si basano sull’immaterialità di un rapporto di fiducia/sudditanza tra personaggi più o meno famosi e larghe platee di consumatori, più o meno avvertiti. Diciamo che sono sottoprodotti di un’economia di mercato che fortunatamente ha ben altri vantaggi sociali e che permette lo sviluppo e l’emancipazione di tutte (nessuna esclusa) le società moderne. Inutile ricordare i fallimenti colossali di eventuali improbabili alternative … Mi interessa invece fare qualche considerazione sul pubblico, tutti noi (intesi collettivamente …) che dimostriamo di essere disposti ad appaltare a perfetti sconosciuti, di nulla dotati se non di tanta spregiudicatezza,

Le verità di Marianna

  Marianna Madia, ministra della Pubblica Amministrazione nei governi Renzi e Gentiloni dal 2014 al 2018, una che ha anche provato sulla sua pelle (metaforicamente, per fortuna!) la durezza e la violenza squadrista della polemica populista, ha osato rammaricarsi, in un’intervista a Repubblica, che alla simil-Leopolda di Elly Schlein (ma non gliela chiamate così, sennò si offende!) su  “L’Europa che vogliamo” , non sia stato invitato anche Renzi, insieme agli altri ex-Presidenti PD Prodi, Letta e Gentiloni. Renzi è uno di noi – dice la sfrontata – e non dobbiamo rinnegarlo, insieme a tutto quello che ha fatto nei tre anni (più uno di Gentiloni) di governo. La sventurata rispose  …! L’impunita! Traditrice, quinta colonna! Apriti cielo! L’intervista ha avuto una profusione di commenti (molti di più dell’articolo sull’evento in sé, peraltro piuttosto scialbo ed ininfluente, se paragonato al contemporaneo e rutilante raduno della destra di Atreju). Già ...! Parecchie centinaia di commenti,

Diamonds are forever

  Un diamante è per sempre , diceva un famoso slogan dei gioiellieri De Beers (e, al plurale, anche un film di 007, con omonima colonna sonora di John Barry e Shirley Bassey …). La democrazia invece no. Non suoni strano né blasfemo l’accostamento: la democrazia è davvero un diamante nella storia della umanità. Dal tempo di Pericle ha sempre condotto le società che l’hanno adottata alla libertà, alla emancipazione, all’egemonia culturale, al successo, ma si è sempre dimostrata fragile e quindi caduca, non dura e perenne come il diamante. Eppure vale anche più del diamante. La sua idea di base, che una società organizzata funzioni meglio se i “cittadini”, non “gente” o popolo indistinto, ma “persone” qualificate come appartenenti a quella società, tutti con la stessa dignità nei confronti della struttura sociale, tutti con gli stessi diritti e gli stessi doveri, non uguali ma “pari”, concorrono alla gestione dei problemi che il vivere associato comporta e si dotano di strumenti adatti a

Alla fiera dell'est

Allora, ricapitoliamo: il 7 dicembre c’è la tradizionale prima della Scala, da sempre occasione mondano-istituzionale di altissima risonanza nazionale, trasmessa in diretta televisiva su Rai 1 (la cosa non è irrilevante per il seguito del racconto) c’è il solito palco reale con le autorità, e quest’anno capita che il più alto in grado nel palco non sia il Presidente Mattarella (a cui il  Don Carlo  forse non piace) ma tocchi a quel bel  “fascistone”  (sintetizzo:  “absit iniuria verbis” ) di Ignazio La Russa, ahinoi presidente del Senato, la cui presenza potenzialmente imbarazzante è stemperata dalla senatrice a vita Liliana Segre, che di quell’esperienza storica conserva e testimonia ricordi non proprio gradevoli c’è l’esecuzione dell’inno nazionale, che nel 1999 fu occasione di una “simpatica” diatriba tra il Presidente Ciampi ed il Maestro Muti il quale, con la consueta modestia, si era rifiutato di suonarlo per imperscrutabili motivi artistici c’è un oscuro (ma ora più conosciuto e

Giù le mani dall'Ulivo!

Dalle parti della nuova Segreteria del PD si fa un gran parlare di Ulivo: il nome evocato è vissuto come un  brand  (giustamente) vincente ed allora lo si mette in tutti i discorsi, come il prezzemolo. Nuovo Ulivo … sarebbe un segno di cambiamento, di moderno e di antico. Sarebbe. Attenzione! È solo puro  marketing , del più deteriore, direi al limite della propaganda ingannevole, che sarebbe pure reato … Però piace rievocare la giovane Segretaria, allora ancora più giovane, mentre consegna a Prodi una maglietta con su scritto  “siamo più di 101” , che erano quelli che avevano affossato la candidatura del Professore al Quirinale nel 2013. Era il tempo eroico di  “Occupy PD” , movimento romantico, giovanilista e scapestrato, che si rivoltava contro le barbose nomenklature di partito, schiave delle manovre ed incapaci di rinnovarsi. Poi arrivò Renzi e il rinnovamento (allora chiamato efficacemente seppur con dubbio gusto:  rottamazione ) non piacque molto ..., tant’è che fu quasi subito

Chi è Giorgia Meloni?

  A differenza di Elly Schlein per il PD, Giorgia Meloni tutti noi l’abbiamo vista arrivare. Lentamente, e da lontano. La conosciamo da vent’anni e più, sappiamo tutto di lei, e soprattutto sappiamo cosa ha detto e fatto per tutti questi anni. Nessuna sorpresa. Non si è mai nascosta, ha sempre parlato, dichiarato, addirittura urlato a squarciagola la sua visione del mondo, dappertutto, in Italia ed anche all’estero. Nessuno può dire di non averla sentita. I più avvertiti tra i politici (e tra questi non possiamo annoverare il precedente Segretario del PD, ormai perso nelle nebbie dell’oblio) avevano ben chiaro che la forza delle cose la stava portando dritta a Palazzo Chigi, con tutta la sua corte dei miracoli. Chi può dire (a parte il nipote dello zio …) di non averla vista arrivare? E adesso possiamo continuare a chiederci chi sia davvero Giorgia Meloni? Dr. Jekyll o Mr. Hyde? Lo so, qualcuno pensa, ipotizza, forse spera, che sia cambiata, che sia maturata, che abbia acquisito o stia

Una piccola storia (ignobile) del populismo italiano

  Qui da noi il populismo nasce con la morte dei grandi partiti del Novecento, conseguenza della fine della guerra fredda e della crisi delle ideologie, quelle che avevano indirizzato il pensiero e la linea politica per un gran numero di cittadini elettori. Questa non è un’analisi nuova né originale. Il primo populista moderno ad entrare prepotentemente sulla scena politica è stato senza dubbio Silvio Berlusconi nel 1994: il suo partito Forza Italia, costruito in pochi mesi sulla struttura aziendale di Publitalia e con il potente supporto mediatico di Mediaset, riuscì nell’impresa non facile di raccogliere tutti quelli che NON erano né volevano essere di sinistra, né di centrosinistra, tutti questi accomunati nella immaginifica ed icastica definizione di “comunisti”. Anche se i comunisti erano già stati inghiottiti dal tempo … Come sappiamo, funzionò a meraviglia e Berlusconi, pure carico di un conflitto di interesse mastodontico e di una reputazione non proprio specchiatissima, divenn

L'ignoranza sintetica

  “… Coraggio Presidente, contiamo su di Lei.” Qualche settimana fa avevo auspicato che la saggezza di Sergio Mattarella mettesse riparo all’ennesimo tentativo di condizionare  ope legis , in via preventiva, la ricerca ed il progresso della scienza della alimentazione. Si parlava di  carne coltivata  … Dopo il tentativo fallito oltre un anno fa (sempre grazie al Presidente, sollecitato da tutta la comunità scientifica) di riconoscere per legge l’imbroglio della  agricoltura biodinamica , ora di nuovo la parte più retriva del quadro politico italiano, dal ministro Lollobrigida in giù, con la complice astensione di gran parte dell’opposizione, ha tentato di bloccare in modo preventivo il possibile sviluppo (ancora tutto da sperimentare e certificare) della cosiddetta  carne coltivata . Per promulgare la legge che la vieterebbe, il Presidente Mattarella ha infatti preteso dal Governo un atto formale con l’impegno a modificarla secondo le osservazioni che verranno dalla Commissione Europea