Marianna Madia, ministra della Pubblica Amministrazione nei governi Renzi e Gentiloni dal 2014 al 2018, una che ha anche provato sulla sua pelle (metaforicamente, per fortuna!) la durezza e la violenza squadrista della polemica populista, ha osato rammaricarsi, in un’intervista a Repubblica, che alla simil-Leopolda di Elly Schlein (ma non gliela chiamate così, sennò si offende!) su “L’Europa che vogliamo”, non sia stato invitato anche Renzi, insieme agli altri ex-Presidenti PD Prodi, Letta e Gentiloni. Renzi è uno di noi – dice la sfrontata – e non dobbiamo rinnegarlo, insieme a tutto quello che ha fatto nei tre anni (più uno di Gentiloni) di governo. La sventurata rispose …! L’impunita! Traditrice, quinta colonna! Apriti cielo! L’intervista ha avuto una profusione di commenti (molti di più dell’articolo sull’evento in sé, peraltro piuttosto scialbo ed ininfluente, se paragonato al contemporaneo e rutilante raduno della destra di Atreju). Già ...! Parecchie centinaia di commenti, che tratteggiano un quadro davvero deprimente di certa parte della società italiana, quella che si autoproclama, senza alcun diritto, “di sinistra”. Si parla a vanvera di destra e di sinistra con lo stesso livello di coscienza con cui si parlerebbe di Juve e Toro, di Inter e Milan, di Roma e Lazio. Nessuna attenzione, nessun interesse, direi nessuna conoscenza dei fatti che, piacciano o meno, compongono quel pezzo di storia del nostro Paese. Matteo Renzi con la sua squadra ha governato per tre anni, più un anno in scia ha governato Gentiloni, che peraltro non ha avuto il coraggio di completare cose non marginali come lo ius soli e la sostituzione di un inadeguato Governatore della Banca d’Italia. Uno il coraggio o ce l’ha …, diceva Manzoni. A nessuno interessa analizzare cosa è stato effettivamente realizzato in quegli anni. E cosa è rimasto di quegli anni di governo del PD, governo politico, non governo tecnico straordinario, di emergenza … Riforme che sono tutte ancora lì, che nessuno ha toccato, se non marginalmente. L'elenco è lunghissimo. Cito a caso: - il mitico Jobs Act, che include l'abolizione delle dimissioni in bianco,
- gli 80 euro, che ora sono quasi 110 ...,
- le unioni civili,
- la fatturazione elettronica,
- il 730 precompilato,
- la riforma delle banche popolari,
- il terzo settore,
- lo spreco alimentare,
- il canone TV in bolletta,
- l'identità digitale,
- l'autorità anticorruzione,
- industria 4.0,
- il super-ammortamento,
- le unità di missione,
- la riforma del caporalato,
- il completamento della Salerno - Reggio Calabria,
- ...
Che palle! sono arcistufo di ripetere questa litania, come il reduce di Napoli Milionaria (Eduardo De Filippo), che continua a raccontare le storie di una guerra che non interessa più a nessuno. E si potrebbe ancora continuare a lungo (del tutto inutilmente) con riforme che, ripeto, sono ancora pressoché tutte lì, e che nessuno si sogna di toccare, frutto di una squadra efficace, preparata, determinata. Ciononostante, il tenore dei commenti è da stadio (abbasso, a morte, è di destra, rovina della sinistra, se ne vada in Arabia, affarista, che sparisca, maledetto ...!). Nessuno che si preoccupi minimamente di confrontarsi con la realtà, essendo molto più semplice ed appagante maledire e rimuovere. Il tutto in quella parte di società che si dichiarerebbe fieramente “di sinistra”. Così va il mondo: e allora bisogna accontentarsi (per ora) dei risultati raggiunti, in attesa che il vento cambi. E cambierà, prima o poi. Io spero di esserci ancora … Qualcuno dovrebbe riguardarsi la storia della Gran Bretagna dopo Blair ... ci sarebbe tanto da imparare. E invece no. E allora viva l'onestà intellettuale di Marianna Madia, che dice con sincerità e semplicità cose che dovrebbero essere scontate, ma che purtroppo non lo sono affatto, anzi sono ferite aperte che non si rimarginano. Il PD si è perso (definitivamente …? è probabile) nel momento in cui ha voluto rimuovere un’esperienza di governo ampiamente fruttuosa e di largo successo, anche elettorale (41%): è stata compiuta un’operazione contro natura, brutale e suicida, da cui difficilmente quel Partito riuscirà a risollevarsi, con grave danno per il Paese e per tutti noi, che adesso siamo costretti a battibeccare con Carlo Calenda, un altro ormai in trance mediatica ed in piena crisi di identità. Nessuno viene chiamato a rispondere di questo scempio storico, anzi, ci si ostina pervicacemente e stolidamente nell’errore, alla ricerca di un inesistente Eldorado populista, in cui questa sedicente “sinistra”, vociante ed inconcludente, spera di trovare la redenzione, con annesso "sol dell’avvenire". Che tristezza! Quando la riflessione pacata e motivata di un’esponente non marginale come Madia suscita così tanto clamore, scandalo e reazioni scomposte nella base, vuol dire che il danno prodotto è profondo, che tutta una storia viene rinnegata, e questo viene fatto con la complicità dei protagonisti di quella storia: la nuova Segretaria, pur se eletta in modo estemporaneo, il rancoroso Professore, l’inconsistente nipote dello zio, e Paolo Gentiloni, che forse spera di essere lui chiamato, prima o poi, a superare l’impasse. Campa cavallo! Fino a quando il PD non deciderà di fare i conti con il passato, quel passato, e liberarsi per sempre delle scorie massimaliste, temo che nulla di nuovo avverrà e questa destra impresentabile e caciarona avrà vita facile, salvo non improbabili reazioni dei mercati, che tutto vedono e tutto giudicano, fregandosene delle ubbie di militanti, dirigenti e capi bastone. Non so cosa augurarmi … Abbiamo provato con Mario Draghi, ma non è servito. Il cupio dissolvi della sinistra italiana, di quella “sinistra”, è irrevocabile ed irreversibile. A breve, credo che solo una forte azione riformatrice, da innescarsi a Bruxelles dopo il 9 giugno (ancora "In Draghi We Trust"), potrà dare una scossa. Noi riformisti ci arriviamo come al solito in ordine sparso, rari nantes in gurgite vasto, salvo sorprese. Sarà un momento molto, molto delicato. Fate bene la punta alle matite…!
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