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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

A casa di IV ...

  Parliamoci chiaro: ogni pezzo del centrosinistra deve guardare in casa propria e sforzarsi di capire come può contribuire alla formazione di una proposta politica che nel 2023 possa concorrere alle elezioni con la ragionevole possibilità di vincere e governare. Nessuno può sottrarsi al compito, il cui obbiettivo principale NON è quello di definire la propria identità, la propria caratteristica peculiare, il proprio perimetro, ma è quello di definire identità, caratteristiche e perimetro della  forza risultante , quella cioè che andrà a chiedere voti agli elettori per governare l’Italia dal 2023 al 2028. Da oggi, è un orizzonte di quasi un decennio. Ovvio che molto dipenderà dalla legge elettorale, che dovrà essere definita e approvata da qui alle elezioni, ma per arrivarci bisogna avere la capacità di immaginare che assetto politico si vuole ragionevolmente auspicare, dopo che la legge avrà dispiegato i suoi effetti. Pensare di andare in ordine sparso a chiedere voti mi pare una scel

A casa del PD...

  Il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, Presidente dei Sindaci italiani, rilascia una sconsolata intervista nella quale lamenta come il PD sia diventato solo più una collezione di correnti che si spartiscono e controllano tutto, indipendentemente dai meriti e dalle qualità politiche. Racconta con sgomento che per strada gli dicono: “Ti voto,  nonostante  tu sia del PD!”. Stesso disagio segnalano Bonaccini, Nardella, Giani, Gori, tutta gente che ha vinto elezioni, che governa, che ha davvero un rapporto vivo con la cittadinanza. Qualcosa significherà, o no? Il fondatore del PD, Walter Veltroni, ormai da tempo senza cariche politiche, ma comunque sempre attento alle sorti di quella che fu la sua creatura, pare sconfortato dalla mancanza di iniziativa, dalla rinuncia del Partito ad essere guida del centrosinistra italiano, ad interpretare quella sintesi di culture politiche che era alla base del documento del Lingotto del giugno 2007, che tanto fece sognare chi (me compreso) da decenni aspe

Negazionisti...!

  È davvero incredibile che, a distanza di oltre vent’anni, ci sia ancora qualcuno convinto (ma lo sarà sul serio o continua a giocare sull’immaginario popolare, uno  “spin”  bello e buono?) che il cambio lira/euro fosse  “sbagliato”  e che abbia  provocato  un generale aumento dei prezzi con un conseguente diffuso impoverimento della popolazione a reddito fisso. È come se stessimo ancora discutendo del Protocollo dei Savi di Sion, o della condanna di Alfred Dreyfus, cose cioè che oltre un secolo fa provocarono accesissime discussioni popolari, ma che poi la Storia ha consegnato alla memoria collettiva in modo univoco ed indiscutibile. (Giusto per intenderci: i Protocolli erano FALSI e Dreyfus era INNOCENTE!) Restano giusto i negazionisti cronici, per i quali d’altronde non è esistito l’Olocausto, gli americani non sono andati sulla luna, il COVID è un virus artificiale inventato da Bill Gates, o altre amenità del genere. Alcuni di questi siedono anche in Parlamento, come pure siede in

Il grano e il loglio

  Lo scomposto, sguaiato, volgare, incivile attacco del professore di Siena a Giorgia Meloni sortisce l’effetto opposto di catalizzare intorno alla signora leader della destra simpatie e solidarietà (peraltro più che giustificate ed opportune! Per quel che vale, ci aggiungo le mie). L’intemerata di Salvini contro Arcuri, per quanto possa essere giustificata dalle non brillanti prestazioni di quest’ultimo nelle sue innumerevoli attività, sortisce l’effetto di renderlo intoccabile, almeno fino alla fine del mandato, e forse anche oltre... Pensiamo forse che Draghi, aldilà del suo giudizio sul manager, voglia o possa dare l’impressione di eseguire un ordine così perentorio del truce Padano? Ora avrà un problema in più da risolvere, grazie alla improvvida esternazione del Segretario (ancora fino a quando?) della Lega ed al suo doppio binario di lotta e di governo. Insomma, le sparate “situazioniste” (si sarebbe detto una volta…) sono ancora una volta indice di mancanza di lucidità, di vogl

En marche!

  Ottenuta la fiducia in entrambi i rami del Parlamento, non ci resta che augurare buon lavoro al governo Draghi e, da bravi cittadini, continuare a vigilare che in effetti esso si metta in condizione di fare tutto quanto necessario a tirarci fuori dal torpore, dall’inerzia e dalla vacuità che ci ha avviluppato negli ultimi anni. Le premesse ci sono tutte, checché ne dica un ormai disperato e inconsolabile Travaglio. Nel frattempo, sarebbe però molto opportuno che le forze politiche  tutte  si dedicassero a problemi di più lungo periodo, lasciando al Governo l’onere e anche l’onore di gestire la fase contingente. C’è un quadro politico tutto da risistemare, da ricomporre, da razionalizzare e qualcuno deve pur farlo. Il momento è perfetto: c’è chi pensa all’immediato; gli altri, è meglio che non disturbino il manovratore, e in più c’è tanto lavoro da fare; allora,  en marche! Vediamo i temi principali da affrontare: quadro istituzionale legge elettorale struttura dell’offerta politica (

Sì, il futuro è arrivato!

  Le puntate precedenti: Cronache dal futuro - Uomini & Business – 21 SETTEMBRE 2018 Il futuro è arrivato? - Uomini & Business – 13 NOVEMBRE 2019 Sì, è arrivato. Come passa il tempo … quasi due anni e mezzo da quel settembre 2018 quando, in preda a suggestioni lisergiche, in un tripudio di giallo e di verde, mi misi ad immaginare un possibile epilogo ... Se vi va, leggetelo (o rileggetelo, se proprio siete miei fan). Un anno dopo (novembre 2019), virato il mondo sul giallo e sul rosso, provai di nuovo a fantasticare in merito (gli amici tutti mi hanno consigliato di smetterla con certa roba che dà le visioni …): mi parve che ci fossimo quasi (dove? rileggetevi pure quello, se volete). Adesso è successo. Abbiamo sentito un asciutto e puntuale discorso, e poi una replica ancora più asciutta e puntuale, del Mario, quello bravo davvero: il più bravo, anche se un po’ si impappina sui numeri, pensa tu, e adesso comincia una nuova avventura, come quelle del signor Bonaventura, dell’in

L'araba fenice

  Grande scalpore ha suscitato la conversione di Salvini sulla via di Bruxelles. Messo davanti all’alternativa secca di partecipare al governo Draghi o marginalizzarsi insieme alla diretta concorrente Meloni, il truce Padano, da solo o sotto tutela (più probabile) di qualcuno più avvezzo di lui alla politica vera e non a quella dei social, ha deciso di  “buttarsi a sinistra” , come diceva Totò. Addio minchiate sull’Euro e sull’Europa, le frasi ad effetto, le sparate per raccogliere like dei fan adoranti: con sano pragmatismo, la Lega ha scelto. Fu vera scelta? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che oggi, se uno dovesse definire la destra, il paradigma sarebbe quella sovranista, dura e pura (si fa per dire…!) della signora Giorgia, donna, madre, cristiana, italiana, tutta Patria e famiglia, e molto meno quella efficientista, industrialista, modernista e pure europeista di Giorgetti e Zaia. D’altronde, mica solo in Italia… In USA la destra è Trump coi suoi accoliti poco raccomandabi

Il silenzio è d'oro

  Nel mio ultimo post,  Clinica Italia , paragonavo la situazione del Paese a quella di un malato che debba subire un’operazione chirurgica e che per questo debba essere almeno temporaneamente privato delle sue normali capacità di reazione, altrimenti non sarebbe in grado di reggere lo stress conseguente e non potrebbe quindi essere avviato ad una pronta guarigione. Il capo chirurgo adesso è pronto, ha presentato la squadra dei suoi assistenti (i più importanti sono eccellenti primari e luminari, incaricati di tagliare, cucire, innestare, salvaguardare i parametri vitali del paziente, gli altri hanno la funzione dell’anestetico, che smorza le reazioni del paziente, permettendogli di rimanere in vita…); ora si chiudono le porte della sala, si accendono le macchine, le luci sul lettino e si parte. Che sia un’operazione del tutto nuova ed in larga misura sperimentale pare evidente a causa sia della gravità del paziente, sia delle modalità che sembra siano in procinto di essere utilizzate.

Clinica Italia

  Gli spasmi dell’agonia del M5S stanno creando non poca apprensione al tutto il cosiddetto quadro politico. D’altronde il Movimento ha eletto quasi un terzo dei deputati del Parlamento e non si vede come si possa fare a meno di una qualche loro partecipazione, anche parziale ma comunque consistente, alla maggioranza che sosterrà il prossimo Governo di Mario Draghi. Sarà una maggioranza variabile, probabilmente, ma comunque sempre maggioranza dovrà essere. Si potrà reggere sulle astensioni, sulle uscite dall’aula, ma nessuno, che non sia fuori di senno, pensa che così si possa davvero mettere insieme un’azione di riforma che pare senza precedenti nella storia della Repubblica. Bisogna che il Parlamento, le forze politiche, si fidino ed accettino di lasciar fare, mentre Draghi e la sua squadra, che immagino sarà senza dubbio composta di persone di altissima qualifica, mettono mano a quanto serve al Paese. Non godo affatto nel fare questi discorsi, ma temo che a questo punto sia inevitab

Fallimenti e rinascite

  Al momento della fondazione di Italia Viva (Leopolda, ottobre 2019), scrissi che il nuovo Partito nasceva da due fallimenti: quello del Partito Democratico e quello del referendum costituzionale del dicembre 2016. Il PD aveva ormai palesemente rinunciato a giocare il ruolo immaginato da Walter Veltroni nel discorso del Lingotto nel 2007, ovvero un partito “a vocazione maggioritaria”, con cultura di governo, che facesse sintesi delle culture riformiste del Novecento (socialista, liberale, solidale, ambientalista, radicale) e ne proiettasse nel nuovo millennio i lasciti politici; aveva rinunciato, scaricando nella vergognosa vicenda del referendum tutte le scorie del passato, mai digerite, mai assimilate, e sempre riemergenti. Il suo nuovo Segretario anzi chiedeva scusa per tanto ardire … Italia Viva si sganciava per avere agibilità politica e per tentare di dettare l’agenda di un autentico riformismo di centrosinistra. Tra mille difficoltà, questo è quello che ha fatto, avendo sbarrat

Da qui in poi

  L’avventura di Draghi è appena cominciata, è ancora irta di ostacoli, di pericoli, di possibili trabocchetti, ma è anche foriera di grandi aspettative, che sarebbe un peccato andassero deluse. La politica italiana ha bisogno di una fase di decantazione, che si spera possa portare ad una risistemazione di un quadro che oggi si presenta confuso, frastagliato, contraddittorio, solcato da acredini, rancori, rivalse, tutti (ri)sentimenti che mal si addicono al momento che stiamo attraversando. Ci vorrà tutto il prestigio, tutta la capacità diplomatica e operativa di Mario Draghi per arrivare alla fine della legislatura, avendo almeno avviato (ma in modo irreversibile) le azioni e le riforme di cui il Paese ha impellente bisogno. Vedremo tra pochi giorni quale sarà l’approccio, la squadra e soprattutto le prime decisioni operative del nuovo Governo. Pare abbia detto, con mirabile pragmatismo:  “Io faccio la sintesi, voi date il giudizio”. E già, perché poi i provvedimenti debbono passare i

Il nemico da battere

  Il compito di Mario Draghi è molto difficile, credo che questo sia chiaro a tutti. Oggettivamente, ridare slancio, operatività, efficacia all’azione di Governo, tra i problemi della pandemia, quelli del piano vaccinale, il Recovery Plan da scrivere ed avviare senza indugio, i partner europei ed i mercati internazionali da rassicurare, rappresentano un incarico da far paura, anche per uno tosto come lui. Senza contare le prevedibili bizze dei partiti chiamati a votarlo in Parlamento (qualcuno arriverà con il manuale Cencelli in mano per le spartizioni e allora ci sarà da ridere…). Ma purtroppo non è tutto lì. C’è di più, c’è un grado di difficoltà extra, meno evidente, ma che si sta manifestando in queste ore, concreto, palpabile nelle dichiarazioni di politici, di giornalisti, di opinionisti, di conduttori di telegiornali, chissà forse anche di cittadini. Nelle dichiarazioni di alcuni dirigenti politici si legge uno smarrimento, una paura del futuro, uno scoramento, che con tutta evi

Il momento del n.1

  Non tutti hanno l’onestà intellettuale di Mattia Feltri, direttore dell’HuffPost, che ha riconosciuto di avere preso un abbaglio nel giudicare “demenziale e suicida” la strategia e la conduzione della crisi da parte di Matteo Renzi. Non tutti, anzi ben pochi. E questo perché i pregiudizi sono duri a morire, perché lo “spin” ancora gira e soprattutto perché si vuole esorcizzare una presumibile persistente presenza del Senatore nel panorama politico italiano (indipendentemente da eventuali e forse improbabili incarichi futuri). Resta infatti intatta l’aspirazione dei più a vederlo sparire fuori ed oltre l’orizzonte. Ognuno può nutrire ovviamente le aspirazioni che vuole, ci mancherebbe altro; però uno sguardo ai fatti potrebbe aiutare a prendere posizioni un po’ più pragmatiche e meno preconcette. Da martedì sera in Italia è partito un esperimento finora mai tentato: formare un Governo “istituzionale” (si dice così perché nasce come iniziativa del Presidente della Repubblica e non come