Il compito di Mario Draghi è molto difficile, credo che questo sia chiaro a tutti. Oggettivamente, ridare slancio, operatività, efficacia all’azione di Governo, tra i problemi della pandemia, quelli del piano vaccinale, il Recovery Plan da scrivere ed avviare senza indugio, i partner europei ed i mercati internazionali da rassicurare, rappresentano un incarico da far paura, anche per uno tosto come lui. Senza contare le prevedibili bizze dei partiti chiamati a votarlo in Parlamento (qualcuno arriverà con il manuale Cencelli in mano per le spartizioni e allora ci sarà da ridere…). Ma purtroppo non è tutto lì. C’è di più, c’è un grado di difficoltà extra, meno evidente, ma che si sta manifestando in queste ore, concreto, palpabile nelle dichiarazioni di politici, di giornalisti, di opinionisti, di conduttori di telegiornali, chissà forse anche di cittadini. Nelle dichiarazioni di alcuni dirigenti politici si legge uno smarrimento, una paura del futuro, uno scoramento, che con tutta evidenza trasmette un solo messaggio: “Non ce la faremo mai! Sarebbe stato meglio evitare tutto questo …”. Insomma, il classico “’gna famo…”. Il dubbio sembra essere: avremo la forza e le capacità per fare fronte alle incognite che ci aspettano? Intendiamoci, il dubbio è più che legittimo, perché il Paese è chiamato ad uno scatto, ad un salto di qualità, fuori del comune. La presenza di un uomo così visibile, così conosciuto, così considerato in tutto il mondo, rende molto impegnativo lo sforzo richiesto e carica di enormi aspettative la sua azione. C’è l’obbligo, molto scomodo, di essere all’altezza, di mettersi al livello delle attese. Da qui il dubbio amletico: ma non sarebbe stato meglio evitare tutto questo casino e continuare come fatto finora, rifugiandosi un una “aurea mediocritas”? Ecco, l’ho detto. Ho dato il nome al tarlo, al cancro, che a mio parere corrode tanta parte della nostra classe dirigente, specie a sinistra. La tentazione del quieto vivere, del passetto oggi e mezzo domani, poi ci fermiamo a rifiatare, poi ne parliamo, ci aggiustiamo e vediamo come andare avanti. Calmi, senza agitarsi, senza dare troppo nell’occhio né cercare azioni eclatanti, … “Quieta non movere”, per continuare con il latinorum. Meglio l’”aurea mediocritas” della sfida per l’eccellenza, sfida che si porta inevitabilmente dietro anche il rischio di cadere, di farsi male e soprattutto di scassare qualche precario equilibrio di potere. Si potrebbe tornare indietro nel tempo, alle origini tardive della nostra Nazione, ai lunghi secoli di dominazione straniera, che hanno impedito la nascita di un vero spirito nazionale, di quell’orgoglio che vediamo negli inglesi, nei francesi, negli olandesi, e pure nei tedeschi, malgrado i casini che hanno combinato nel corso dei secoli. Da noi il Risorgimento è stato movimento di élite, abbiamo conseguito una precaria unità da appena 160 anni e non siamo ancora riusciti a portarla davvero a termine, quindi l’attitudine a non mettersi troppo in mostra, a non mirare troppo in alto, può essere considerata endemica, ma la domanda è: ce lo possiamo ancora permettere? Le nostre imprese, quelle poche davvero buone, le nostre università, almeno quelle più moderne e attrezzate, da tempo competono alla pari con le migliori realtà globali, ma il cosiddetto Sistema Paese, nel suo complesso, è all’altezza? La scuola, la giustizia, il mondo del lavoro, le infrastrutture, la pubblica amministrazione, la sanità di base, a che livello sono? Navighiamo sempre in fondo alle classifiche, questa è la verità, crudele e scomoda. Mediocri, e nemmeno aurei. Una moderna democrazia, liberale e solidale, protegge gli ultimi ed anche i mediocri (dando però loro le opportunità di crescere …), non trascura nessuno, ma con almeno altrettanta determinazione stimola, protegge e promuove le eccellenze, anche se rischiano di fare ombra alla classe dirigente. Così funziona uno Stato moderno. E questo è il compito che abbiamo davanti. Mario Draghi è una benedizione, perché ci mette l’asticella al posto giusto. Per qualcuno ciò è fonte di angoscia, addirittura di terrore: è comprensibile, ma non giustificabile. Bisogna procedere spediti e non sciupare questa occasione. Altro che ”’gna famo!”. Ce la dobbiamo fare. Vogliamo farci paralizzare delle fisime di chi patisce l’interferenza, e vuole proteggere le proprie abitudini mentali, o che da un gioco a più alto livello si sente minacciato? Queste forze, che ci sono e si sentono, vanno messe in condizione di non nuocere. Senza dubbi ed incertezze. Insisto con lo “spin” che ho già proposto: “questa è la volta buona”.
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