Parliamoci chiaro: ogni pezzo del centrosinistra deve guardare in casa propria e sforzarsi di capire come può contribuire alla formazione di una proposta politica che nel 2023 possa concorrere alle elezioni con la ragionevole possibilità di vincere e governare. Nessuno può sottrarsi al compito, il cui obbiettivo principale NON è quello di definire la propria identità, la propria caratteristica peculiare, il proprio perimetro, ma è quello di definire identità, caratteristiche e perimetro della forza risultante, quella cioè che andrà a chiedere voti agli elettori per governare l’Italia dal 2023 al 2028. Da oggi, è un orizzonte di quasi un decennio. Ovvio che molto dipenderà dalla legge elettorale, che dovrà essere definita e approvata da qui alle elezioni, ma per arrivarci bisogna avere la capacità di immaginare che assetto politico si vuole ragionevolmente auspicare, dopo che la legge avrà dispiegato i suoi effetti. Pensare di andare in ordine sparso a chiedere voti mi pare una scelta del tutto demenziale, masochistica, anzi suicida, per il centrosinistra e per tutta l’Italia, che si vedrebbe consegnata al governo di una destra improponibile, populista, antistorica, antieuropeista, anti tutto, ma non antipatica, visto che è capace di manovrare con abilità gli strumenti necessari alla generazione del consenso, dai media ai social. Quindi, bisogna PROGETTARE. E per progettare bisogna avere chiaro in mente COSA si vuole ottenere: un palazzo, una villetta, un capannone, un ponte, una bicicletta o un’astronave. Sono i basics della progettazione: se non sai cosa ti serve, escono fuori solo grandi pasticci. Sembrano ovvietà, e forse lo sono, ma se uno butta l’occhio all’attuale quadro politico, ci si può solo mettere le mani nei capelli (avendocene…!). Mi pare innegabile. Forse mai come oggi il panorama è stato così frastagliato, così frammentato, così spappolato: del tutto inaccettabile ed indigeribile. Italia Viva fa ovviamente parte di questo panorama e poco importa se finora ha svolto e svolge opera meritoria di igiene politica, perché tale è stata la caduta del governo Conte e la promozione del governo Draghi (Marco Travaglio pensa che non ci abbiamo guadagnato nulla, che anzi era meglio prima, ma è rimasto solo lui, ultimo giapponese, con una parte, neanche tutta, della sua redazione e quella di Otto e mezzo). Non importa, e non perché non sia importante, ma perché questo ruolo di IV viene vissuto più come destruens che come construens. Ovvero, al massimo si riconosce a Renzi il merito di avere cacciato Conte ma il merito di avere ingaggiato Draghi è attribuito a Mattarella. Cosa peraltro vera, ma che comunque solo l’azione di Renzi ha reso possibile (senza le dimissioni di Conte, Mattarella aveva le mani legate). Ciò detto, IV deve decidere cosa farà da grande, come spenderà il suo notevole potenziale di risorse valide e competenti, come impiegherà la figura, anche se oggettivamente ingombrante e controversa, di Matteo Renzi. L’obbiettivo finale è molto chiaro ed è stato dichiarato fin dalla fondazione del Partito: dare una casa ai riformisti, a quelli cioè che pensano che il Governo di un Paese non è solo gestione, si spera buona gestione, ma trasformazione, sviluppo, miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e delle loro attività, non fermandosi di fronte alle posizioni di privilegio, di egemonia, di predominio. Non accontentarsi mai e fare sempre meglio (una volta esistevano, i miglioristi…). Ho fatto una libera sintesi degli obbiettivi, ma credo che in essa non faticheranno a riconoscersi in tanti. Gli stessi obbiettivi però abitano anche fuori di IV, non sono un’esclusiva, malgrado solo Italia Viva finora abbia davvero inciso a fondo, a costo di rimetterci in popolarità, in buona stampa, in reputazione mediatica. Bisogna quindi avviare la progettazione e poi la costruzione della proposta. Io immagino, sogno, un luogo politico dove si pratichi questo riformismo, dove si ritrovino i principi di democrazia laica, liberale, sociale, solidale, ambientalista, federalista, attenta ai diritti civili. In tanti possono dire di condividerli, ma in quanti possono vantare esempi operativi di applicazione vera, reale, alla gestione del potere? Il gruppo che si ritrova in IV ha le credenziali in regola, ha governato per tre anni ed ha al suo attivo una lista di riforme lunghissima, che nessuno si è mai sognato di cancellare, dalle unioni civili al Jobs Act, dagli 80 euro alla riforma delle banche popolari. Fuori da IV ce ne sono ancora tanti altri: bisogna coinvolgerli, con generosità e con fiducia. Ora il Recovery Plan offre al Paese un’occasione formidabile per riprendere un cammino di riforme, ed allora bisogna raccogliere tutti quelli che ci stanno, senza pretese di egemonia. Deve nascere un raggruppamento di riformisti che condividano la necessità di trasformare e modernizzare il Paese in modo razionale, senza farsi condizionare né impaurire dai conservatori di ogni colore. Un futuro migliore va costruito, altrimenti uscirà, come uscirà, dai rapporti di forza esistenti, quelli che in larga misura ci hanno portato fino alla crisi che abbiamo vissuto. Personalmente non mi interessa da dove provengano questi riformisti: mai come ora è importante sapere dove vogliono andare. Né dovremmo essere interessati ad una qualsiasi forma di egemonia. Sono fermamente convinto che chi avrà più tela tesserà, che i valori, le competenze emergeranno da soli. Chi resterà fuori avrà, lui sì, il problema di trovare un ruolo e una ragione di esistenza. Quindi, senza indugio, creiamo le condizioni perché questo riformismo possa svilupparsi e organizzarsi. Abbiamo due anni di tempo: non è tanto, ma non è nemmeno poco, se è chiaro il percorso da seguire. Riforme costituzionali (sono imprescindibili), legge elettorale, aggregazione (coalizione, federazione, alleanza) intorno ad un programma di realizzazione del Recovery Plan, che in ogni caso ci porterà a fine decennio. Abbiamo la fortuna di avere Draghi e la sua squadra di primo livello a gestire le emergenze: dedichiamoci anima e corpo a tutto il resto. Forse l’ho già scritto ma lo ripeto: en marche! |