Gli spasmi dell’agonia del M5S stanno creando non poca apprensione al tutto il cosiddetto quadro politico. D’altronde il Movimento ha eletto quasi un terzo dei deputati del Parlamento e non si vede come si possa fare a meno di una qualche loro partecipazione, anche parziale ma comunque consistente, alla maggioranza che sosterrà il prossimo Governo di Mario Draghi. Sarà una maggioranza variabile, probabilmente, ma comunque sempre maggioranza dovrà essere. Si potrà reggere sulle astensioni, sulle uscite dall’aula, ma nessuno, che non sia fuori di senno, pensa che così si possa davvero mettere insieme un’azione di riforma che pare senza precedenti nella storia della Repubblica. Bisogna che il Parlamento, le forze politiche, si fidino ed accettino di lasciar fare, mentre Draghi e la sua squadra, che immagino sarà senza dubbio composta di persone di altissima qualifica, mettono mano a quanto serve al Paese. Non godo affatto nel fare questi discorsi, ma temo che a questo punto sia inevitabile parlarsi chiaro. Le operazioni chirurgiche richiedono quasi tutte l’anestesia, perché il paziente non sarebbe in grado di sopportare lo stress conseguente. La moderna chirurgia ricorre sempre più all’anestesia parziale e sempre meno a quella totale, ma comunque serve l’anestesista e serve l’anestetico. Mezz’ora, un’ora, due, cinque o sei ore nei casi più gravi, ma non si può operare un paziente che mantenga attive tutte le sue capacità di reazione. Non mi sento certo a mio agio nel consigliare un’anestesia dei processi costituzionali, ma, d’altronde, non è già da un anno che viviamo in precaria conformità con i principi della Carta? Libertà di movimento, libertà di associazione, libertà di impresa, non ci stiamo già rinunciando a causa della pandemia? È accettabile? No, non è accettabile, ma l’abbiamo accettato. Qui ed in tutti i Paesi democratici del mondo (negli altri, non democratici, il problema purtroppo non si pone). Abbiamo sospeso le nostre prerogative di persone libere in nome della sicurezza della società. Ce lo avessero detto 13 mesi fa, non ci avremmo mai creduto. Qui da noi, rispetto al resto del mondo, purtroppo abbiamo qualche problemino in più. Un debito pubblico enorme unito ad una economia stagnante da anni, con un sistema Paese (come dicono quelli che se ne intendono) inefficiente, ingiusto, antiquato, incapace di garantire servizi adeguati alle esigenze di una società nel mondo globalizzato del XXI secolo. È una malattia anche quella. Anche piuttosto grave e diffusa, visto che siamo in 60 milioni a dover condividere la “Res Publica” e che ce n’è altri 400 milioni in Europa che ci guardano con apprensione. E allora abbiamo bisogno di essere “operati”, di ricevere cioè delle cure altamente specialistiche, che si spera potranno rimetterci in condizione, dopo l’opportuna convalescenza, di tornare a fare la nostra bella figura nel mondo. Ci sono altre strade ragionevolmente percorribili? Ricordiamoci che il Presidente Mattarella ha rivolto “un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”. Esattamente queste parole. Significa un Governo fatto con il manuale Cencelli (“assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti in proporzione al loro peso” – Wikipedia)? Significa una coalizione politica omogenea, che vada da Salvini a Fratoianni, passando per il PD, i cinquestelle, Forza Italia, Lega e Responsabili vari? Significa un programma negoziato nell’ottica di accontentare le richieste identitarie di tutti? No, non significa niente di tutto questo. Significa un Governo di alto profilo (medici molto bravi), che non debba (è un vincolo espresso chiaramente) ricondursi a nessuna formula politica. Più chiaro di così … Quindi, gambe in spalla, “scarpe rotte eppur bisogna andar”. Il Parlamento deve lasciar lavorare Draghi e la sua squadra, consentendogli la massima libertà d’azione, limitandosi a controllare e rinunciando ad interferire (salvo che Draghi non impazzisca…). Nel frattempo potrebbe utilmente dedicarsi a mettere mano ad una riforma istituzionale bipartisan, della quale si sente urgente bisogno. Dubito fortemente che ne abbia nel suo complesso le capacità, ma qualcuno dovrà pur occuparsi anche di quel “dettaglio” lì. Il Parlamento è stato numericamente rimaneggiato, la legge elettorale esistente è gravemente insufficiente, i rapporti Stato-Regioni sono al minimo storico, i processi farraginosi e bizantini del bicameralismo ci hanno condotto fin qui. Lasciamo fare a Draghi anche questo? Non vi pare un po’ troppo? Su, cari rappresentanti politici eletti, guadagnatevi lo stipendio di questi ultimi due anni di legislatura. Il Paese ve ne sarà grato.
|