Grande scalpore ha suscitato la conversione di Salvini sulla via di Bruxelles. Messo davanti all’alternativa secca di partecipare al governo Draghi o marginalizzarsi insieme alla diretta concorrente Meloni, il truce Padano, da solo o sotto tutela (più probabile) di qualcuno più avvezzo di lui alla politica vera e non a quella dei social, ha deciso di “buttarsi a sinistra”, come diceva Totò. Addio minchiate sull’Euro e sull’Europa, le frasi ad effetto, le sparate per raccogliere like dei fan adoranti: con sano pragmatismo, la Lega ha scelto. Fu vera scelta? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che oggi, se uno dovesse definire la destra, il paradigma sarebbe quella sovranista, dura e pura (si fa per dire…!) della signora Giorgia, donna, madre, cristiana, italiana, tutta Patria e famiglia, e molto meno quella efficientista, industrialista, modernista e pure europeista di Giorgetti e Zaia. D’altronde, mica solo in Italia… In USA la destra è Trump coi suoi accoliti poco raccomandabili, ma pure qualche decina di milioni di americani, che comunque apprezzano. In Germania la destra è quella paranazista di Alternative für Deutschland, in Francia quella di Marine Le Pen, nel Regno Unito, quella estremista dei Brexiter sfegatati, così in Polonia, in Ungheria, in Austria, … Insomma, dov’è finita quella vecchia destra conservatrice, un po’ bacchettona e tradizionalista, ma di solide basi democratiche, liberali e sociali? Dove si è cacciata? Semplice, al governo con la sinistra moderata: in Germania dal 2005 c’è la Grosse Koalition, in USA il Partito Democratico ha raccolto i consensi della famiglia Bush, di quella di John McCain, persino di Mitt Romney, tutti esponenti di quella destra d’un tempo, in Francia Macron ha fatto con successo la stessa operazione. E, per finire, qui da noi il nuovo Governo mette insieme la maggioranza che sappiamo, da Salvini a Speranza (Fratoianni no, lui resta fuori sdegnato, i duri e puri si scindono fino all’inverosimile, particelle che ormai possono essere rilevate solo al CERN di Ginevra, entità subatomiche). Allora, sembra che dobbiamo concludere che ormai la destra, antagonista e di opposizione, è quella lì, estremista, illiberale, sovranista, populista e non più quella più rassicurante di Churchill, Adenauer, De Gasperi, De Gaulle, Kohl, Merkel. Mentre dall’altra parte resiste una sinistra molecolare massimalista, radicale, antisistema, altrettanto populista e refrattaria al riformismo. Se questi sono gli estremi, dobbiamo rassegnarci al fatto che il resto è destinato a raggrupparsi in un’area democratica e riformista, che va dal centrosinistra al centrodestra moderato, che può e forse deve continuare a governare avendo all’opposizione le ali estreme: rumorosa, pacchiana, tendenzialmente autoritaria quella di destra, inconcludente, fumosa, acchiappanuvole e tendenzialmente irrilevante, quella di sinistra. Né l’una né l’altra governeranno mai, salvo episodi spiacevoli come Trump, o per manifesto intento suicida (come qui da noi …) degli altri, che invece dovranno ingegnarsi a lavorare per elaborare strategie comuni. E non dovrebbe essere impossibile, perché ormai lo Stato Sociale è patrimonio comune, lo Stato che regola l’economia senza invaderla pure, la libertà di impresa, le libertà personali, perfino le sensibilità ambientaliste, sono diventate o possono diventare presto terreno comune di governo. Basta un po’ di buona volontà. Fine della storia, quindi? È questa la politica del nuovo millennio? Questo l’assetto da sviluppare e difendere? La partita sarebbe: moderati riformisti contro estremisti populisti anti-sistema. Gli indizi del manifestarsi di questa tendenza sono tanti ormai, e sembra proprio che sia quella la direzione del prossimo futuro. Forse non dovremmo più perdere tempo a cercare l’araba fenice, a coltivare distinzioni che rischiano di essere capziose e regalare spazio ai veri avversari, mentre dovremmo sforzarci di capire come fare fronte ad un estremismo che non pare destinato a durare poco né ad essere affatto remissivo. Riformismo contro populismo: qui da noi abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle cosa significa. La partita è appena iniziata. Vinca il migliore. Anzi no, cerchiamo di vincere noi …
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