Lo scomposto, sguaiato, volgare, incivile attacco del professore di Siena a Giorgia Meloni sortisce l’effetto opposto di catalizzare intorno alla signora leader della destra simpatie e solidarietà (peraltro più che giustificate ed opportune! Per quel che vale, ci aggiungo le mie). L’intemerata di Salvini contro Arcuri, per quanto possa essere giustificata dalle non brillanti prestazioni di quest’ultimo nelle sue innumerevoli attività, sortisce l’effetto di renderlo intoccabile, almeno fino alla fine del mandato, e forse anche oltre... Pensiamo forse che Draghi, aldilà del suo giudizio sul manager, voglia o possa dare l’impressione di eseguire un ordine così perentorio del truce Padano? Ora avrà un problema in più da risolvere, grazie alla improvvida esternazione del Segretario (ancora fino a quando?) della Lega ed al suo doppio binario di lotta e di governo. Insomma, le sparate “situazioniste” (si sarebbe detto una volta…) sono ancora una volta indice di mancanza di lucidità, di voglia di buttarla in caciara, di assoluta incapacità di relazionarsi in modo corretto con il mondo esterno: la negazione della politica (con la p maiuscola o minuscola, fa lo stesso!), ai limiti di un’autentica sociopatia. E stiamo parlando di un professore universitario e di un importante leader politico, non di squallidi leoni da tastiera, protetti dal vigliacco anonimato dei social (cosa della quale si continua a non parlare, manco fosse un dettaglio fastidioso ed inevitabile, come le zanzare d’estate…). Segno che sono scomparsi tutti i freni inibitori, che anche chi si espone in pubblico, che ha funzioni pubbliche, ha in assoluto “non cale” le conseguenze di quello che dice: cerca solo l’impatto emotivo immediato, purtroppo lo trova, trova risonanza mediatica e sicuramente è contento così. Ha raggiunto il suo obbiettivo. Che abbia inquinato l’ambiente, che abbia sortito effetti non congruenti con quanto enunciato, che abbia picconato la buona creanza, non ha nessuna importanza. Possiamo e dobbiamo accettare anche questo come un inevitabile conseguenza della modernità? Certamente no, e quindi almeno facciamo sentire, per quello che vale, la totale estraneità di chi si professa riformista, democratico, progressista, a tali esternazioni. Il professore ce lo dimenticheremo presto, e sparirà nel nulla da cui è emerso, anche se suoi epigoni li troveremo tutti i giorni sui social e non solo, Salvini (e anche la vittima Meloni) ce li terremo ancora per un bel po’. Non posso che sperare che il processo di ristrutturazione del nostro quadro politico porti presto a separare nettamente il grano del riformismo dal loglio del populismo. Sempre più, diventa quello il vero discrimine… |