Nel mio ultimo post, Clinica Italia, paragonavo la situazione del Paese a quella di un malato che debba subire un’operazione chirurgica e che per questo debba essere almeno temporaneamente privato delle sue normali capacità di reazione, altrimenti non sarebbe in grado di reggere lo stress conseguente e non potrebbe quindi essere avviato ad una pronta guarigione. Il capo chirurgo adesso è pronto, ha presentato la squadra dei suoi assistenti (i più importanti sono eccellenti primari e luminari, incaricati di tagliare, cucire, innestare, salvaguardare i parametri vitali del paziente, gli altri hanno la funzione dell’anestetico, che smorza le reazioni del paziente, permettendogli di rimanere in vita…); ora si chiudono le porte della sala, si accendono le macchine, le luci sul lettino e si parte. Che sia un’operazione del tutto nuova ed in larga misura sperimentale pare evidente a causa sia della gravità del paziente, sia delle modalità che sembra siano in procinto di essere utilizzate. Fuori della metafora, che rischia di diventare stucchevole, alcuni aspetti risaltano in modo evidentissimo. Mario Draghi ha ricevuto l’incarico il 3 febbraio, lo ha accettato il 12 febbraio, dopo nove giorni di intensissima attività politica, nel corso dei quali ha costruito un’inedita maggioranza parlamentare, gettato le basi di un programma operativo e composto una squadra di Ministri, secondo l’impostazione ricevuta del Presidente Mattarella (“… Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”, anche se il famoso manuale Cencelli è tornato ancora utile … per il dosaggio dell’anestetico). Un compito arduo, reso praticabile dalle eccezionali qualità del Presidente incaricato, che infatti non ha deluso le attese, inaugurando inoltre un metodo di lavoro assolutamente inedito. Per tutti e nove i giorni Draghi non ha fatto alcuna dichiarazione, non ha emesso comunicati, non ha concesso interviste né ha mandato in giro veline o indiscrezioni di nessun genere. Dichiarazione di accettazione con riserva, … silenzio …, dichiarazione di scioglimento della riserva e lettura della lista di Ministeri con relativi Ministri. Null’altro. Riserbo assoluto. Persino i luoghi degli incontri sono spesso stati coperti da riservatezza. Per nove lunghi giorni le redazioni dei giornali sono impazzite ad immaginare, triangolare frammenti di informazioni, costruire puzzle, distinguere e spesso alimentare gossip e retroscena. Fortunatamente per loro è giunto in soccorso lo psicodramma di Beppe Grillo e i suoi cinquestelle, con le loro cervellotiche liturgie, con le crisi di coscienza di Lezzi, Di Battista e Toninelli, con il progressivo dissolvimento dell’armata Brancaleone che solo tre anni fa si proponeva di fare tabula rasa delle istituzioni repubblicane (la famosa scatoletta di tonno …). Un po’ di colore col quale riempire pagine fisiche e virtuali! Fosse stato solo per Draghi, avrebbero potuto prendersi nove giorni di ferie. Non è un cambiamento da poco, soprattutto dopo circa tre anni vissuti quasi esclusivamente di comunicazione, anzi di sofisticata (e pericolosissima perché manipolatoria) strategia comunicativa. Qui non risulta che Draghi abbia ancora un addetto stampa, e potrebbe anche non nominarlo … chissà. Basterebbe questo per denotare il salto quantico operato dalla politica italiana. C’è da giurare che tutta l’azione del Governo sarà improntata alla stessa sobrietà comunicativa e, se qualche Ministro tarderà a capirlo, ci sarà chi non esiterà a ricordarglielo. Ora (martedì) ascolteremo il discorso programmatico in Parlamento, altro atto ufficiale, e poi credo che i giornali dovranno cercare modi alternativi per riempire le loro pagine di retroscena. Parleranno atti, proposte di legge, decreti, rapporti con il Parlamento. Insomma, la sala operatoria emetterà bollettini medici regolari ma molto sobri, a cadenza periodica e non a richiesta dell’audience. Anzi, forse non ci sarà proprio più l’audience, sostituita dal consesso delle istituzioni e dei cittadini, ai quali sarà responsabilmente comunicato quanto necessario. Mi pare una svolta non da poco, come non da poco è stata la scelta di applicare finalmente alla lettera l’art. 92, comma 2, della Costituzione (Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri). Invano si scatena la canea dei commentatori di varia estrazione, dai quali abbiamo già sentito e sentiremo ancora le più fantasiose interpretazioni di quanto avvenuto o in procinto di avvenire. L’importante è che la sala operatoria resti chiusa e almeno per un po’ nessuno disturbi chi sta operando. Un accenno però va fatto al più surreale commento fin qui sentito da parte di alcuni soliti noti, specie dalle parti dell’ex-Politburo dell’avvocato Conte. Il vero ed unico artefice di questo processo, che in meno di due mesi ha cambiato faccia alla politica italiana, resta comunque un pericoloso irresponsabile e va catalogato tra i perdenti, tra i trombati, tra i delusi. “Non ci ha guadagnato nulla, è rimasto fregato” – ripetono i furbi commentatori – “conta di più LEU di LUI”. È oggettivamente vero, almeno fino a qui. Peccato che sono gli stessi furboni che sentenziavano che tutto questo casino era stato scatenato solo per irrefrenabile smania di poltrone. Non era vero, ma riconoscerlo adesso costa troppo. Meglio rimuovere. Ma sfortunatamente per loro il vero e grande risultato è oggettivamente uno e uno solo: Giuseppe Conte e i suoi boys sono “out”, Mario Draghi e i suoi specialisti sono “in”. L’Europa (e non solo) plaude sollevata, e scusate se è poco. |