A differenza di Elly Schlein per il PD, Giorgia Meloni tutti noi l’abbiamo vista arrivare. Lentamente, e da lontano. La conosciamo da vent’anni e più, sappiamo tutto di lei, e soprattutto sappiamo cosa ha detto e fatto per tutti questi anni. Nessuna sorpresa. Non si è mai nascosta, ha sempre parlato, dichiarato, addirittura urlato a squarciagola la sua visione del mondo, dappertutto, in Italia ed anche all’estero. Nessuno può dire di non averla sentita. I più avvertiti tra i politici (e tra questi non possiamo annoverare il precedente Segretario del PD, ormai perso nelle nebbie dell’oblio) avevano ben chiaro che la forza delle cose la stava portando dritta a Palazzo Chigi, con tutta la sua corte dei miracoli. Chi può dire (a parte il nipote dello zio …) di non averla vista arrivare? E adesso possiamo continuare a chiederci chi sia davvero Giorgia Meloni? Dr. Jekyll o Mr. Hyde? Lo so, qualcuno pensa, ipotizza, forse spera, che sia cambiata, che sia maturata, che abbia acquisito o stia acquisendo un profilo da statista, pragmatico e realista. Ma bastano quattro viaggi a Bruxelles, qualche foto con Ursula, con i Capi di Stato del G7, per superare d’un balzo oltre vent’anni di vita politica da estremista? Ormai è chiaro che la signora Meloni è arrivata al potere sull’onda popolare del “… ma proviamo pure questa qui …”, senza alcuna preparazione specifica, soprattutto senza una classe dirigente minimamente all’altezza del compito, circondata solo da parenti stretti e yes-(wo)men, che lei cerca di comandare a bacchetta, con incerti risultati, vista la fame di potere che questi hanno accumulato in decenni di opposizione ed irrilevanza politica. Adesso però tocca a loro. E a noi, che non siamo i suoi seguaci, tocca stare a guardare, e poco altro. Intanto la signora governa, o cerca di farlo, certamente è combattuta tra la sua storia fatta di comizi, sparate propagandistiche, intemerate a voce roca, con gli occhi a palla e la giugulare gonfia, e le necessità che la realtà le mette davanti ogni giorno. Probabilmente non è una bella vita quella di chi, avendo ottenuto la famosa bramata bicicletta, si rende conto che sui pedali bisogna spingere forte e che, se la strada sale, e Dio solo sa quanto sale, si fa una fatica tremenda, specie se la pedalata non è assistita come sulle bici moderne. E in più c’è anche qualche alleato che, invece di aiutarti, ti tira secchiate d’acqua gelida in faccia, sperando di renderti la vita più difficile, con l’intento di rubarti prima o poi la bicicletta. La situazione psicologica della Presidente è complessa: il suo cuore certamente la porterebbe là dove ha sempre detto di voler andare, dai suoi amici sovranisti, antieuropei, anti-tutto, a dire peste e corna dell’Europa di Bruxelles, dell’euro e dei banchieri ebrei, invidierà l’amico Orban, che fa il comodo suo nella piccola Ungheria che, essendo piccola piccola, crea pochi problemi e permette al suo capo di fare il gradasso da cortile (almeno per ora …). Il richiamo della foresta … Avrà capito che governare un Paese come l’Italia impone responsabilità pesanti, diverse da prima, che non può permettersi di sbraitare improperi in libertà, come fa l’amico suo a Firenze. Avrà capito che, per quanto piccoli, noi italiani siamo un dente non irrilevante di un ingranaggio ben più complesso, che i nostri interlocutori sono in Germania e in Francia, e che pure loro sono poca cosa nei confronti dei giganti veri, gli USA, la Cina, l’India, persino la Russia, che gigante non è, ma fa come se lo fosse, seduta com’è su un arsenale atomico non indifferente. Il tavolo dei Grandi è ben diverso dalla piazza amica di Vox, dove può urlare quanto vuole e nessuno si spaventa più di tanto. E non è neppure lo studio del felpato e accondiscendente Bruno Vespa … Ma avrà capito davvero? Avrà tratto conclusioni o starà ancora almanaccando su come tenere insieme due realtà così palesemente in conflitto? La signora vive una vitaccia, e si vede … Già governare è difficile di per sé, ma se devi pure fare il contrario di quello che vorresti e che hai sempre sognato, diventa uno sforzo titanico, tale da destabilizzarti. Eppure deve … Essere sempre al centro dell’attenzione per un po’ è gratificante, ti stuzzica l’ego, ti spinge a fare ed a strafare. Ma dopo un po’ non respiri più, soprattutto se sei costretta a reprimere i tuoi istinti, a calpestare la tua storia e nel frattempo sorridere e dire che tutto va bene … Deve essere davvero molto stressante. Umana comprensione, ma è un disastro politico. Meloni sta constatando di non avere una strategia definita per un progetto politico vero, che i suoi riferimenti culturali sono inconsistenti, che l’Europa non tornerà più indietro alle piccole Nazioni arroccate a lei tanto care, e che, se anche (malauguratamente per noi riformisti) il mondo andasse verso il prevalere delle democrazie autoritarie che a lei piacciono tanto (cosa purtroppo non impossibile, visto l’andazzo), l’Italia sarebbe ancora più irrilevante di ora e questo non le basterebbe per garantirsi anche solo un posticino nella Storia. Corre il rischio della formica in groppa all’elefante, che grida: “stamo a fa’ un casino …!”. Ne trarrà conseguenze? O continuerà con una ineffabile doppiezza togliattiana ad alzare la voce, fare proclami altisonanti, minacciare sfracelli e poi adattarsi alle necessità della vita in comune con altri 26 Paesi che, salvo irritanti ma non troppo influenti eccezioni, non hanno alcuna voglia di perdere tempo in chiacchiere nostalgiche e balle sovraniste. Dovrà decidersi, prima o poi, meglio prima, anche se temo che la signora vorrà traccheggiare fino almeno alle elezioni americane, quando l’eventuale e malaugurata rielezione di Donald Trump potrebbe dare linfa nuova ai sovranisti e dalle destre estreme in tutto il mondo. Dobbiamo confidare nella purtroppo incerta tenuta democratica degli USA, sottoposti ad uno stress istituzionale mai visto prima, con un candidato oggi favorito, pure se pluri-incriminato, golpista fallito ma non pentito, interprete dei peggiori istinti antidemocratici che covano nel mondo occidentale. Un preoccupatissimo Walter Veltroni si chiede: “sarà il nostro tempo quello di inedite forme, …, di dominio assoluto, di dittatura, di nuova riduzione dei cittadini a sudditi sprovvisti di libertà reale? È un tema sul quale destra e sinistra, quelle democratiche, farebbero bene a interrogarsi. Prima che sia tardi.” Il problema è che le destre democratiche di cui parla sono ormai sul punto di scomparire e le sinistre sono sempre più preda di una esaltazione populista, che le rende pressoché inservibili ai fini della salvezza della democrazia liberale. Non è un quadro confortante, anche perché ad interrogarsi in modo costruttivo sulla questione posta da Veltroni siamo rimasti in quattro gatti, sparuti e litigiosi, forse nemmeno tanto convinti. Capite come non solo Meloni viva una vitaccia …
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