Sempre caro Michele, con la tua Amaca del 14 gennaio (L’uomo deformato dal denaro, il titolo dice tutto …), partendo da una intervista allo psichiatra Andreoli, hai indirettamente sollevato per l’ennesima volta l’annoso problema se la sinistra possa o meno considerare il diventare ricchi congruente coi propri obbiettivi di giustizia ed uguaglianza. Parliamo di ricchezza ottenuta onestamente, lavorando, inventando, creando, mettendo a disposizione della società il proprio “genio”, osservando le leggi vigenti e nel rispetto della dignità di tutti. Su squali e pirati non ci dovrebbe essere discussione: vanno combattuti e basta. È questo un problema che ritorna ciclicamente, perché si innesta su un dissidio di fondo tra le due componenti storiche della sinistra, quella liberale riformista e quella massimalista di radice cattolico-pauperista, che si combattono fieramente da oltre un secolo, senza trovare composizione e con nefaste conseguenze sull’azione politica conseguente. Porti i consueti esempi di arci-ricchi, i ricchi oltre ogni limite, come Musk e Zuckerberg, indicandoli come epigoni dell’”uomo deformato dal denaro”. Scrivi: “se ne intuisce la componente patologica e, se non fossero così ricchi (dunque: così smodatamente potenti) la tentazione sarebbe di compatirli”. Scusami, ma a mio parere (modestissimo) non cogli il nocciolo del problema. Musk e Zuckerberg, come Gates, Jobs, Bezos, Brin, Page, e tanti altri arci-ricchi, perfino Briatore, non sono nati ricchi. Se lo sono diventati e lo rimangono, è perché hanno realizzato qualcosa che prima non c’era e che altri esseri umani hanno ritenuto utile o desiderabile. Spesso questi ricchi (ma nati poveri) hanno oggettivamente cambiato il mondo. Se in bene in male, è soggettivo e discutibile. E noi discutiamo pure di tutto, ma il nostro modello di società è questo, e gli altri modelli sperimentati si sono dimostrati di gran lunga peggiori: qui chi investe in attività profittevoli si arricchisce. E se sono profittevoli lo decide il mercato, l’economia di mercato, tutti noi. Anche i gangster si arricchiscono, è vero, ma quelli vanno perseguiti a norma di legge. A me pare infantile ricondurre tutto alla centralità del denaro, come fosse davvero “lo sterco del diavolo”: è più credibile che invece sia il potere, la capacità di creare e imporre le proprie realizzazioni, battere la concorrenza e prevalere, la molla inesauribile che alimenta l’ambizione, che poi produce le ricchezze. È compito dell’organizzazione sociale, compito della politica, impedire le sperequazioni eccessive, dare a tutti le stesse possibilità (l’uguaglianza dei punti di partenza), garantire dignità anche agli ultimi, fare le regole del gioco, ma chi ha successo perché fa, inventa, costruisce, rende disponibili nuovi prodotti e servizi, cambia il mondo come negli esempi che porti, non può essere interpretato solo con la patologia del denaro. Saranno anche antipatici, spocchiosi, presuntuosi, bizzosi, avranno manie, pallini, ma il mondo lo hanno cambiato con benefici (almeno quelli generalmente percepiti) per tutti. E tutti noi dovremmo sempre ambire a fare cose utili, in ogni campo. E se anche fanno fare soldi, dov’è il problema? La società richiede di essere in regola con le leggi vigenti, di pagare le tasse, di non truffare il prossimo. Le regole, economiche, finanziarie, sociali, ambientali, deve farle la politica, e deve anche farle rispettare. Non ribaltiamo sui ricchi responsabilità politiche che non hanno: nessuno li ha eletti e devono rispondere solo alle leggi ed alla propria coscienza, se ne hanno una. Il problema delle tasse, ad esempio, è tutto in capo alla politica. Come si sa, molti arci-ricchi hanno espressamente chiesto di pagare più tasse. La politica non li ha ascoltati per motivi elettorali, ma sappiamo che c’è modo e modo di ottenere equità fiscale. Intanto non pagare le tasse resta un reato da perseguire. Ad ognuno la sua responsabilità. La redistribuzione della ricchezza non è compito di chi la produce, ma dell’organizzazione sociale, della politica nel suo complesso. Non facciamo confusione. Il singolo può al massimo fare beneficenza e abbiamo visto come si possano combinare pasticci anche così… Abbiamo inventato e lottiamo per la democrazia: spetta a tutti noi gestirla al meglio. Qui in Occidente lo facciamo da tempo, lo facciamo certamente non benissimo, ma lo facciamo, almeno fino a quando non decidiamo masochisticamente di rinunciare a contare qualcosa, per metterci nelle mani dei populisti di turno, che non hanno né mezzi né voglia di affrontare e risolvere il problema: al massimo lo enunciano e lucrano sullo scontento. Dobbiamo cercare di rimanere lucidi: abbiamo tutti gli strumenti per gestire una società equa e non dobbiamo rinunciarci. Lamentarsi serve a poco. Se non sappiamo o vogliamo usare gli strumenti al meglio, è del tutto infantile prendersela con Musk, Zuckerberg e tutti gli altri, che hanno fatto un mucchio di soldi creando e vendendo prodotti e servizi, che peraltro tutti noi usiamo continuamente ed ai quali non rinunceremmo mai. Le stravaganze vanno circoscritte e le illegalità vanno perseguite, ma senza buttare tutto in vacca con il moralismo a buon mercato. Per concludere, caro Michele, invece che maledire il capitalismo cattivo o sognare il socialismo utopistico, o una suggestiva ma indefinita "economia dell'umano", cerchiamo di usare gli strumenti che abbiamo per migliorare la società, ragionando anche sulle responsabilità dei cittadini, e non solo sulla vistosa ricchezza di pochi di essi.
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