Caro Luigi, premetto che apprezzo e mi riconosco in gran parte dei contenuti politici che hai finora rappresentato, prima nel PD e poi in Italia Viva. Contenuti e non posizioni perché, francamente e absit injuria verbis, io credo che tu stia sprecando la tua (notevole) intelligenza politica in un progetto senza prospettive. Qui lo dico e qui lo spiego. La costruzione di un partito liberaldemocratico, che si ponga strutturalmente fuori della logica bipolare destra-sinistra è, a mio avviso, un tentativo apprezzabile dal punto di vista intellettuale, ma che non può porsi ragionevolmente come obbiettivo la guida politica del Paese. La democrazia è per sua natura duale: per funzionare ha bisogno di una maggioranza e una minoranza, di un Governo e un’opposizione, alla fine ha bisogno di una destra e una sinistra contrapposte, mentre le posizioni non allineate (si sarebbe detto una volta …), nell’atto del Governo, devono collocarsi da una parte o dall’altra (creando così un centrodestra e un centrosinistra). Peraltro, esistono e sempre esisteranno milioni di elettori “di centro”, cittadini non schierati pregiudizialmente sulle posizioni più caratterizzate, oppure flottanti, oppure semplicemente incerti o anche astensionisti, che però, con le loro scelte, diventano determinanti per l’esito del voto. Sono quindi questi elettori, diciamo marginali (ma sono comunque tanti!), che bisogna convincere per avere successo e poter formare una maggioranza di governo. Per contro, a mio parere non esistono, e non possono esistere, partiti strutturalmente “di centro”. Per quanto moderato, o lontano dalle estreme, prima o poi, ciascun partito sarà chiamato a collocarsi, di qua o di là. Che lo faccia prima del voto in una coalizione, dopo il voto in un’alleanza o persino durante la vita della legislatura, è irrilevante. Se si vuol governare e cambiare le cose, bisogna stare in una maggioranza. Se si è in minoranza, si sta all’opposizione. In una recente intervista hai dichiarato: “I motori politici delle due coalizioni sono diventati gli estremismi e i populismi”. Giusto, giustissimo, innegabile. Ma, proprio per questo motivo, non possiamo arrenderci ad essere governati da estremisti o populisti. Bisogna che i riformisti si assumano le loro responsabilità e si relazionino con l’area politica meno distante dai valori del riformismo che vogliono promuovere. La destra, si sa, in Italia non è mai stata riformista: men che meno questa orribile destra ora al Governo. Berlusconi ha parlato assai di riformismo liberale, ne ha fatto una bandiera, ma era solo propaganda, era solo per bilanciare lo sdoganamento della destra del MSI – Alleanza Nazionale. In effetti, i pochi riformisti che ha avuto intorno sono presto scappati via inorriditi e lui ha continuato bellamente a curare i suoi affari. Questi di adesso, da Meloni a Taiani, passando per Salvini, il riformismo non sanno neanche cosa sia: Taiani ha fatto la sua scelta, gli altri sono populisti, sovranisti, nostalgici, ma soprattutto sono inadeguati ed irriducibili alla democrazia liberale. Per loro la democrazia è un impiccio, infatti sognano la democrazia semplificata, la “democrazia illiberale” di Orbán e di Putin. A sinistra per contro dilaga il ciarpame ideologico, condito di ecologismo d’accatto e di populismo pauperista, senza farsi mancare una bella spruzzata di giustizialismo, ma nella sinistra non estrema ci sono anche timidi e non inconsistenti presidii di riformismo, che hanno solo bisogno di relazionarsi con altri riformisti per non essere schiacciati dalla mediocrità degli altri. In questo quadro, cosa si può fare? Restare da soli, sdegnati ed alteri, a predicare la purezza della liberaldemocrazia? Mentre governa la banda Meloni e il PD corteggia Giuseppe Conte? Un riformista con i piedi per terra oggi in Italia non può che accettare la sfida di un ragionevole centrosinistra, ben sapendo che dovrà relazionarsi anche con Fratoianni, Bonelli e la Ditta (Conte e i 5stelle sono ormai al lumicino e finiranno per isolarsi, secondo i consigli del loro guru Travaglio: il fenomeno è finito e bisogna solo evitare di tenerlo in vita con l’accanimento terapeutico di Goffredo Bettini). Non ci sono altre strade per contare qualcosa in questo frangente. Qualunque democrazia occidentale, se vuole sopravvivere all’attacco degli “illiberali”, deve sforzarsi di raccogliere in una maggioranza le forze che almeno abbiano in comune un senso delle Stato e l’attaccamento ai principi della democrazia moderna. Di questi tempi non è poco … Io credo di capire le motivazioni che hanno portato alla tua scelta: sono nato liberale riformista e non morirò certo massimalista. Ti auguro sinceramente di riuscire nell’intento di raccogliere sotto lo stesso tetto un 8-10-12% di liberali riformisti: per lunga esperienza, sappiamo entrambi che l’impresa è tutt’altro che semplice... ma è una “Missione Possibile”. Dopo che lo avrai fatto, ti si porrà inevitabilmente il problema di come usare quella forza e dovrai cercare degli interlocutori nel panorama politico. Non potrai restare alla finestra, perché le forze, tante o poche che avrai raccolto, pretenderanno di contare. E tu pensi di poter stabilire un contatto con Salvini, Borghi, Bagnai, o Lollobrigida, Del Mastro e Donzelli? Auguri, tanto so che non lo farai. Allora dovrai cercare contatti con quelli del centrosinistra, per quanto sgarrupati possano essere. E lì troverai non solo Fratoianni, ma Gentiloni, Tinagli, Nannicini, Picierno, Gori, Gozi, ed anche il tuo vecchio amico Matteo, uno che di politica qualcosa mastica ... Calenda, nessuno può prevedere dove sarà … Nella certezza che in quel momento ci ritroveremo a parlare di politica tra simili, ti auguro ogni bene. Ernesto Trotta Torino
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