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Impressioni di settembre

Il vertice di Confindustria si esalta facilmente: ha applaudito Conte uno, ha applaudito Conte due, voleva fermamente il Conte tre, ora fa standing ovation a Mario Draghi; temo che applaudirebbe chiunque vada lì a promettere un po’ di stabilità e un po’ di respiro per i conti aziendali … Dopotutto non c’è da stupirsi: gli industriali vogliono fare affari, far crescere aziende e profitti, e applaudono di conseguenza. Dubito però che si rendano pienamente conto della profondità delle riforme di cui l’Italia ha bisogno e che Draghi si è impegnato (con l’Europa, prima che con gli italiani) a realizzare in tempi certi. Sono riforme che hanno forma di leggi, ma anche e forse soprattutto di comportamenti. E toccano tutte le parti in causa: istituzioni, partiti, parti sociali, media, semplici cittadini. La loro riuscita è quindi legata a quanto e come parteciperanno al processo riformatore tutti gli attori. Messa così, sembrerebbe un’impresa disperata, l’ennesimo pio desiderio destinato a nauf

Una partita interessante

  Caro Michele Serra, scusa se torno a tediarti, ma hai toccato un punto che vale la pena, a mio avviso, approfondire. Nell’ultimo  Venerdì  (17/09/21) scrivi: Tra uomo e natura , la natura è più forte … saremo noi a doverci adeguare alla natura … impossibile che sia la natura a piegarsi all’uomo. Ebbene, questo  dualismo  tra uomo e natura semplicemente NON esiste, è fuori luogo, non ha senso logico. Per il semplice fatto che anche l’uomo è natura, come gli alberi, le bestie, le montagne ed il mare; e le manifestazioni dell’uomo non sono molto diverse da quelle del resto della Natura: siano esse “normali” o “eccezionali”. Tutto è natura: il castoro costruisce una diga come gli americani la Hoover Dam; le termiti i giganteschi termitai e tutti noi le megalopoli. E via così, fino ad arrivare alle manifestazioni estreme come i vulcani, le caldere, i terremoti, gli tsunami, gli asteroidi che vagano nel cosmo e di tanto in tanto ci bersagliano (chiedere ai poveri dinosauri cosa significa v

Il meraviglioso mondo di Mr. Trouble

È tornato, alleluia! Schiere di fan immusoniti per le tante vuote settimane estive, ora esultano felici, con i giambi e gli epinici. Il Direttore  Mark Trouble  è di nuovo tra noi: e non ci lascerà più! … Almeno per un po’, almeno finché il sodalizio incrollabile tra  “Half Past Eight pm”  e  “The Daily Fact”  continuerà. Nei secoli dei secoli. Amen. Il nostro eroico  Mark Trouble , come l’ultimo giapponese dopo la Seconda Guerra, continua imperterrito la sua battaglia, incurante del buon senso, e pure del senso comune, una volta tanto concordi. È rimasto solo lui (nuovo Brancaleone con il suo sparuto drappello di fedeli), a rimuginare su quant’eran belli i tempi del Conte-Casalino, che tante cose buone hanno elargito al volgo ingrato, tanto bene procuravano, tanta generosità hanno dimostrato verso il popolo sofferente. Hanno imposto alla recalcitrante Europa il Recovery Plan, lottando a mani nude contro nordici frugali ed avidi banchieri, hanno scritto un PNRR che era meglio dell’Ilia

Sogno di una notte di fine estate

  C’è una bufala, tra le tante, che continua a girare con immutato successo: “In Italia da quasi dieci anni non c’è un Governo che sia espressione della volontà popolare” , denunciato usualmente con fare molto indignato. Detta così, uno si spaventa; perché, si chiede, in che razza di pasticcio istituzionale ci siamo cacciati, senza accorgercene? Come è potuto succedere? In effetti Monti, e poi Letta, quindi Renzi, Gentiloni, Conte gialloverde, Conte giallorosso, adesso Draghi, nessuno di questi Presidenti del Consiglio dei Ministri è stato eletto per fare quel mestiere. Anzi, quasi tutti non erano nemmeno stati eletti … E se tutti questi Governi non erano espressione della volontà popolare, di chi diavolo erano espressione? Poteri forti, logge massoniche, lobbies e potentati internazionali, il solito Warren Buffett, George Soros, la Spectre, i rettiliani? Serpeggia la paura … Ma la domanda in realtà ha una risposta molto semplice, e pure perfettamente costituzionale: tutti i Governi ch

La mano del Capo

Intervenendo nell’appassionante dibattito sul ventunenne  “renziano col Rolex”  (che poi era un Piaget), dibattito che ha squassato la sinistra più del Congresso di Livorno del 1921, un famoso giornalista opinionista del Corriere ha sentenziato che  “presentandosi con Carlo Calenda, e provenendo dal vivaio del futuro capo del centrodestra Matteo Renzi, R. P. è semmai un perfetto esempio di  rolex senza comunista ” . Battutona di grande effetto, con profondi ed arguti riferimenti, da Gad Lerner a Fedez, famose icone della sinistra rivoluzionaria nostrana. Ma non è sul Piaget che qui vorrei soffermarmi a parlare, né sul suo malcapitato proprietario (emergenti, severe psicoterapeute junghiane, onniscienti e onnipresenti professori di storia dell’arte – ce n’è uno, Tomaso, che deve aver perso una “emme” in una rissa presso il rettorato, e ora non la trova più – ed altri maggiorenti opinionisti, oltre che il Gran Giurì dei Social in seduta plenaria e permanente, hanno già scolpito parole de

Abbraccio mortale

“Dicebamus hesterna die” , ovvero: “Dove eravamo rimasti?”. Con molto piacere riprendo la bellissima formula retorica usata da Enzo Tortora al suo ritorno in televisione, dopo le sue notissime, scandalose, terribili vicende giudiziarie e, visto che ci siamo, approfitto per invitare tutti a firmare per i sei referendum sulla giustizia promossi dai Radicali (e furbescamente cavalcati da Salvini … ma non fatevene un problema, la sua è solo una povera furbata propagandistica …!). Eravamo rimasti a constatare che  “per andare avanti serve colla, colla forte, resistente, tenace, non lo sputo degli interessi consociativi” . E mi riferivo alle ambasce del PD lettiano, che continua a barcamenarsi tra massimalisti, populisti, timidi riformisti, nostalgici in generale di un’epoca ormai passata (il Novecento, tutto intero, dal Congresso di Livorno a Berlusconi). Vero è che potrei tranquillamente infischiarmene delle vicende del PD, non fosse che trattasi dell’unico partito di centrosinistra che po

Caro Michele .../3

Per completezza di informazione, invio la coda del dibattito aperto sul  Venerdì di Repubblica , coda che si sviluppa verso un tema molto delicato, al quale è particolarmente utile, a mio avviso, dedicare attenzione. Caro Trotta, il nostro scambio sullo scorso Venerdì ha provocato una valanga di lettere: la maggioranza della quali più "trottiane" che "serriane", e dunque tienti cari i tuoi argomenti, evidentemente efficaci. Ma consentimi di rimanere con un piede (uno solo) nel mio "sogno". I cambiamenti li realizzano gli altri (parole tue, giustissime) e a noi tocca il compito di amministrarli e, come si dice nei club più esclusivi, di pararci il culo? Ovvero di non renderli troppo iniqui e troppo insostenibili? Ma non è un po' poco, come obiettivo, minimizzare i danni? Io vedo il mondo, ultimamente, soprattutto da un punto di vista agricolo. Il primario. Il cibo. L'abc. Beh, in nessun campo come in quello agricolo il potere di pochi e gli interess

Buono, scemo o cattivo?

  Dopo la formidabile, epocale, disputa se Draghi sia di destra o di sinistra, non escludendo che possa anche essere di centro, adesso ne è partita un’altra, altrettanto formidabile: “E’ tutta colpa di Biden? Ovvero il Presidente USA è un imbecille che ha fatto fare una figura di m … a tutto l’Occidente, è il solito cinico e spietato imperialista americano o è un politico in difficoltà, che cerca di fare del suo meglio in una situazione di m …?” Pare che sia imperativo prendere una posizione netta ed inequivoca: il dito indice deve essere ben dritto ed il sopracciglio correttamente inarcato. Inutile dire che quelli “giusti”, quelli “corretti”, possono schierarsi solo per la prima ipotesi (l’imbecille) o, meglio, per la seconda (il cinico cattivo). La terza ipotesi è riservata ai soliti deprecabili vecchi “servi dell’imperialismo USA”. Che la situazione sia forse un filino più complessa, questo sfugge ai molti talebani nazionali, annidati nei giornali, nei talk show, nei social, nei par

Caro Michele Serra .../2

Riporto la risposta alla mia lettera aperta del 7 agosto: Caro Trotta, hai ottime frecce nel tuo arco. Però consentimi di scoccare quella che per me è determinante: a che serve la sinistra, se non conserva il seme che l’ha generata, che è il seme del cambiamento? Nella parte della tua lunga lettera che ho dovuto tagliare (perché volevo pubblicarla), fai riferimento a una biografia politica che assomiglia molto alla mia. Il Pci di Berlinguer, la sinistra di massa e possibilmente di governo, il contrario del velleitarismo, dell’estremismo, delle “anime belle” che sanno sempre tutto e non combinano mai niente. Beh, non puoi non ricordati che una delle parole totem di quegli anni era proprio “cambiamento”. Spesso ripetuta a vanvera, senza sapere bene che cosa metterci dentro. E però detta perché dirla significava che quello, non altro, era il mestiere della sinistra: cambiare i rapporti di potere, la scala dei valori, la priorità dei bisogni. O addirittura cambiare il modo di produzione, c

Qualcosa non torna ...

Qualcosa non torna con l’Afghanistan. Venti anni a protestare per l’invasione e l’occupazione militare da parte dell’Occidente, e adesso che si va via, tutti a protestare per il “tradimento”, tutti a chiedere di restare, di non lasciare sola la popolazione afghana nelle mani dei talebani. Qualcosa non torna. Intendiamoci, non si può (e non si deve) rimanere insensibili di fronte alle immagini dell’aeroporto di Kabul, degli aerei presi d’assalto, addirittura alle strazianti riprese dei “falling men”, impropriamente ma suggestivamente accostati ad altri “falling men”, nel giorno fatale delle due torri di Manhattan. È evidentemente un evento tragico, che colpisce l’immaginazione, ferisce il cuore e ci pone una lunga teoria di interrogativi cui è dura fornire una risposta compiuta e sensata. Ma era davvero inatteso? Aldilà delle modalità caotiche con cui il ritiro è avvenuto e sta avvenendo, dov’è la sorpresa? dov’è l’inatteso? Gli accordi di Doha sono stati stipulati da Trump nel 2020. Bi