Non so quanti cittadini elettori abbiano già le idee chiarissime su cosa votare (e se votare …) il prossimo 25 settembre. Questa elezione cade in un periodo dell’anno inconsueto (mai votato in settembre) ed in un momento storico ancora più inconsueto, tra guerra, bollette energetiche, inflazione, crisi, COVID, tentativi di ripresa, ... In più, si vota per un Parlamento ridotto e con una legge elettorale utilizzata solo una volta cinque anni fa, in occasione della vittoria trionfale dei cinquestelle (e pensare che la legge era stata concepita per non favorirli …). Una congiunzione di eventi e situazioni davvero notevole e suscettibile di fornire risultati inattesi. Anche se il tormentone dei media (lo “spin”) è monotono e monocorde nel dare per certo ed acquisito un trionfo, questa volta di Giorgia Meloni, accompagnata dai due scherani Salvini e Berlusconi, entrambi però in evidente grande difficoltà, sono tutti da vedere il modo e la misura di questo ipotetico trionfo. Le variabili sono tante e non mi pare serio azzardare risposte basate solo sul sentimento, o il pio desiderio. Bisogna avere pazienza ed aspettare la notte del 25, quando si conteranno i voti e si attribuiranno i seggi del nuovo (in tutti i sensi) Parlamento. Solo allora sarà chiara la distribuzione delle forze. Nel frattempo, che si fa? C’è chi prega, chi accende ceri, chi impreca, “si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”. C’è chi dà volantini, chi attacca bottone, chi organizza cene e aperitivi, chi s’incazza come un puma, chi si adagia stravolto e rassegnato … Cosa non si farebbe per un decimale in più? Tutto giusto, utile, direi inevitabile. Ma alla fine il cittadino elettore dovrebbe fermarsi un attimo e chiedersi quale è “la cosa giusta” da fare. Ovvio che ognuno pensi che la cosa giusta sia quella che ha deciso lui, se ha deciso qualcosa, e difficilmente cambierà idea, ma se non ha deciso? Se tituba? Se tentenna? Se si sente confuso? Che fa? Tira i dadi? Si arrende? Getta la spugna, anche senza dignità? Non voglio aggiungere ovvietà ad ovvietà, ma un modo per affrontare il problema in modo razionale (ammesso che si voglia farlo) è cercare di capire appunto cosa serve di più a se stessi ed anche al Paese. Quale governo, e quale maggioranza, possono essere più utili? Insomma, dipendesse solo da me, a chi affiderei la guida dl Paese? Non credo di sbagliare se dico che un’ampia maggioranza di italiani avrebbe volentieri tenuto al suo posto Mario Draghi e probabilmente lo rivorrebbe lì per molto temo ancora. Nei sondaggi è sempre giudicata la persona più affidabile, più adatta a portarci fuori dalle ambasce in cui ci dibattiamo. E sulla sua autorevolezza non si discute. Però calcoli politici, pur legittimi, hanno fatto sì che Draghi venisse messo in condizione di non continuare. Prima Conte, che aveva bisogno di un forte ricostituente (e infatti la sua campagna elettorale pare molto efficace), poi Salvini e Berlusconi, che hanno visto l’opportunità di andare al potere senza sforzo, non hanno esitato a far crollare il fragile equilibrio sul quale si reggeva il Governo. Salvini e Berlusconi hanno in realtà apparecchiato la tavola per Giorgia Meloni, che attendeva giusto qualcuno che le servisse le elezioni su un piatto d’argento, e adesso si prepara a quella che lei, e non solo lei, ritiene una facile e scontata vittoria. Se escludiamo quelli che, per un motivo o per l’altro, sono chiaramente schierati, tutti gli altri, e sono milioni, che faranno? Se davvero volessero Draghi, come fare per arrivare a quell’obbiettivo? A mio parere, non è così improbabile come può sembrare. Ad alcune condizioni. Se Meloni ed alleati stravincono, il Governo devono farlo per forza e devono provare a governare, trovando un accordo tra di loro, finché dura, visto che non sembrano d’accordo su nulla. Se vincono, ma non stravincono, potrebbero invece avere difficoltà a formare un Governo stabile. Servirebbe in questo caso un “rinforzo”. E qualcuno, anche a destra, parla già di nuovo Governo di unità nazionale, tutto da inventare, ma sulla cui leadership, Draghi, non ci sarebbero dubbi. Se la vittoria fosse solo parziale (la Camera e non il Senato, per dire …), sarebbe obbligatorio rimettere tutto in discussione e si riaprirebbe anche in questo caso la strada ad una riedizione, opportunamente rivisitata, del governo Draghi: senza cinquestelle, senza estremisti, forse senza la parte più dura della Lega, chissà … Certamente, in tutti questi frangenti, il ruolo del Terzo Polo sarebbe decisivo, anche perché il PD sarebbe alle prese con la contraddizione di un’alleanza elettorale subito esplosa e forse anche con una parte del Partito che vorrebbe associarsi ai cinquestelle. Il PD in realtà non ha idea di cosa fare dopo le elezioni. Non ha una proposta di governo: Letta, nel noiosissimo confronto con Meloni, ha detto che non farebbe un Governo con Fratoianni e Bonelli (però ci si è alleato …!); e allora con chi lo farebbe, da solo con Di Maio? Oppure richiamerebbe il traditore Calenda e l’odiato Renzi? Oppure, ed è la cosa più probabile, Letta dà per scontato che il problema non si porrà nemmeno, vista la sicura sconfitta. E quindi, a che serve il voto al PD, se non ha un’idea per il dopo? Altro che voto “utile”! La verità è che il vero voto utile, per chi non ama Meloni e soci, è solo quello per il Terzo Polo, che almeno ha idee chiarissime su cosa fare dopo, se solo avrà sufficienti voti per rientrare in gioco (e a prescindere dal PD …): richiamare Draghi per un Governo con chi ci sta. Troppo semplice? Può darsi, ma il vecchio “Rasoio di Occam” funziona sempre … E d’altronde, secondo voi, Mario Draghi, nel segreto dell’urna, cosa voterà? |