Nel recente, simpatico e cameratesco raduno dei “Patriotas” a Madrid circolava uno slogan del tipo “più libertà, meno Europa”. Slogan semplice e accattivante, … come “cchiù pilu pe’ tutti” di Cetto Laqualunque. Gli slogan non sono mai buttati lì, a casaccio, sono sempre frutto di forte sintesi e di qualche ragionamento, spesso anzi nascondono intere filosofie di vita (cchiù pilu …). Più libertà, meno Europa, con tutta evidenza, vuole esprimere l’idea che l’Europa è un ostacolo per la libertà, troppa Europa cioè impedirebbe alla libertà di crescere. Ma l’Europa non è quella che, secondo i suddetti “Patriotas”, dovrebbe ritornare ad essere grande (come chiede il MEGA: Make Europe Great Again, sponsorizzato da un “grande europeo”, come il sudafricano Elon Musk)? Allora, più o meno Europa? Meno Europa, ma più grande? Semplice, come un’equazione di quinto grado, o no? O è solo meno Unione Europea, quella roba con ventisette Stati, quasi mezzo miliardo di persone, con tutte le sue istituzioni, Commissione, Parlamento, Consiglio, Corti, …, con le sue norme, regole, indicazioni, scritte in ventiquattro lingue ufficiali, (ma dove in realtà si parla la lingua di un Paese oggi tornato straniero, come il Regno Unito dopo la Brexit)? Un’Europa più grande è dunque un’Europa più piccola, o meglio nessuna Europa, solo una carta geografica a colori, come sull’atlante De Agostini? MEGA è solo un altro slogan accattivante e ruffiano, come cchiù pilu …, buono per chi ci crede. La coerenza e la chiarezza di idee non sembrano essere parte del bagaglio di questi eroici “Patriotas”. E la libertà? Di quale libertà si parla? Quale libertà verrebbe aumentata (più libertà …) dall’eventuale diminuzione (meno Europa…) dell’Europa intesa come sopra, cioè quella di nuovo grande? Tutto chiaro, no? È universalmente noto ed accettato che i Paesi occidentali, e quelli europei in modo particolare, sono i posti al mondo dove c’è in assoluto maggiore libertà, insieme a forti garanzie su diritti, welfare e processi democratici. Allora, quale libertà dovrebbe essere aumentata, secondo questi simpatici e gioviali “Patriotas”? Questi baluardi della libertà evidentemente si sentono compressi nella loro prorompente creatività, si sentono repressi, vessati dalle angherie di Bruxelles dove, si sa, la signora Ursula von der Leyen, insieme all’amica Christine Lagarde da Francoforte, entrambe equipaggiate con scudiscio modello dominatrix, latex e stivali neri di ordinanza, tengono al guinzaglio i vari Salvini, Le Pen, Abascal, Wilders, Orbán, … (Meloni no, Meloni si acquatta nascostamente …), tutti schiavi, messi e tenuti a cuccia dalle crudeli dark queens con i loro sgherri. Si capisce che, poverini, anelino ad una maggiore libertà, … … libertà va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta. Ma quello era Catone Uticense nel Purgatorio dantesco, uno che davvero si era tolto la vita per non sottomettersi a Giulio Cesare. Altri tempi …! Questi invece sono bontemponi che gradiscono un boccale di buona birra in più, che nelle birrerie fumose e chiassose si sono sempre trovati a loro agio, fin dal secolo scorso quando, sotto i baffetti di quell’altro allegrone del caporale Adolf Hitler, progettavano di liberare il mondo dalla schiavitù della democrazia e dagli ebrei. Ecco, forse è proprio quella la libertà che cercano, la libertà dalle regole, la libertà di fare quello che vogliono, come diceva Corrado Guzzanti della Casa delle Libertà: facciamo un po’ come ca..o ci pare. E per avere quella illusione anarcoide di libertà accettano anche, forse con gioia, di essere dominati dal Trusk di turno. Come è evidente, siamo nell’ambito della psicopatologia, con l’aggravante non da poco che tutto questo ha una valenza sociale che non può più essere sottovalutata. Questa gente si presenta alle elezioni riscuotendo buoni successi e, forte di questo, pretende di dettare le condizioni per la comune convivenza. E rischiano di farcela, come negli USA. Vietato quindi scherzarci sopra, o credere che tanto passerà … Delle contromisure possibili e necessarie si parla anche troppo, però al momento nulla sembra muoversi né si notano segni di preparazione di una riscossa. Qui da noi ogni partito o corrente, o parvenza di partitino pensa di fare da solo, meglio se equidistante, in Europa ogni Stato adotta la strategia di: io speriamo che me la cavo …, nel mondo gli organismi sovranazionali non hanno mai visto momenti più bui. Si può essere ottimisti? Chi darà la scossa necessaria ad affrontare il marasma imperante? Chi imprimerà quell’energia necessaria a reagire? Quale classe dirigente? Chi ha la forza e la credibilità per pronunciare un nuovo whatever lt takes di Mario Draghi, o il never, never give up di Winston Churchill, prima che i “Patriotas” escano dalla birreria?
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