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Libertà vigilata

  Non so se è davvero chiaro a tutti quello che sta accadendo. I Paesi europei stanno, tutti insieme, come Unione Europea, chiedendo soldi in prestito ai mercati finanziari (qualcosa come 750 miliardi di euro, poco meno della metà del nostro PIL, …), soldi che gli stessi Paesi dovranno remunerare con interessi e poi restituire, a tempo debito, ai creditori, attingendo al bilancio comune, ripeto “comune”. Inoltre, e qui sta la novità più grande, i soldi presi in prestito sui mercati saranno utilizzati dai singoli Paesi dell’Unione in quota molto diversa dal loro peso sul bilancio europeo. In parole povere, questo vuol dire che l’Italia riceverà, a fondo perduto, più soldi di quanti sarà chiamata a restituirne attraverso il bilancio comune e, in prestito, altri soldi, che dovrà sì restituire, ma su cui la garanzia verso i creditori sarà di nuovo comune. Insomma, i soldi del Recovery Plan sono soldi che, o ci sono (in parte) “regalati” dagli altri Paesi, o ci sono prestati, ma comunque ga

Cala la tela?

Sono una donna, non sono una santa (Rosanna Fratello). Sono il garante, non sono un coglione (Beppe Grillo). E così abbiamo sistemato anche l’avvocato del popolo, lo statista  “fortissimo punto di riferimento del progressismo europeo” , quello del Conte 1 con Salvini, del Conte 2 con Zingaretti e del mai nato ( Renzi gratias ) Conte 3 con Ciampolillo. Conte anche basta, adesso. Che stia al suo posto, è mica mai stato nelle piazze, sui canotti, lui … mai sentito urlare  “vaffanculo” , una  “brava persona” , non di più. Il Movimento è mio e guai a chi me lo tocca. La voce di Beppe Grillo è risuonata forte e chiara. L’azzimato Giuseppe Conte, se proprio vuole, faccia il portavoce, ché la linea la dà l’Elevato. Quale sarà questa linea, è tutto da vedere, ma certamente non sarà parto della mente, molto poco visionaria, dell’avvocato. Pare ieri che dalle dirette Facebook di Conte (e Casalino) pendeva tutta Italia ( “davanti a lui tremava tutta Roma” : ma quello era il Barone Scarpia, mica un

Una strada chiara

È vero che di questi tempi, in cui la comunicazione è sempre abbondantemente sopra le righe, una  standing ovation  non si nega a nessuno, in un  talk show  o a San Remo, ma vedere quella tributata a Mario Draghi a Barcellona in occasione della consegna del premio per i costruttori d’Europa non può non scaldare i cuori di chi a questo disgraziato nostro Paese dopotutto è affezionato, a partire da Cavour per finire appunto a Mario Draghi. Qualcuno ha tristemente ricordato i sorrisetti riservati a precedenti leader italiani da importanti leader europei: era solo dieci anni fa e sembra un secolo. Faceva male, molto male, ma come restarne sorpresi? E adesso, come si fa a non voler riconoscere che è stato compiuto un salto gigantesco di credibilità, di autorevolezza, di stima? Si può essere così disonesti intellettualmente, così faziosi, così meschini o provinciali? Sì, si può e lo vediamo (chi ha lo stomaco forte) in televisione quasi ogni sera verso le Otto e Mezzo, e non solo lì. Ma tra

The Waste Land (La terra desolata)

Sono giorni che questa immagine mi gira nella testa. Non è aprile,  “il mese più crudele” , siamo quasi in estate e tutti confidiamo di poterci lasciare alle spalle, piano piano, un anno e mezzo tra i più crudeli della nostra storia recente. Non mi piacciono i paragoni con la guerra, ma comunque sono stati mesi che non dimenticheremo facilmente. Ed è giusto non dimenticarli. Tuttavia, malgrado le speranze di una buona e nuova stagione, persino di un nuovo boom economico (lo prevedono in tanti, e forse hanno ragione), non riesco a togliermi dalla testa quella  “terra desolata”  che mi pare diventato il panorama politico italiano. Non ho memoria, malgrado i non pochi anni sul groppone, di una tale “desolazione”, a destra, al centro (ma esiste davvero un centro politico che non sta né di qua né di là?) e a sinistra. Bisogna essere franchi: l’irruzione sulla scena politica italiana del M5S ha provocato quello che probabilmente Casaleggio sr. e Grillo programmavano e che si è purtroppo veri

La benda e la bilancia/2

Non passa giorno che non siamo assaliti da fatti e notizie eclatanti riguardanti la Magistratura o l’amministrazione della Giustizia in generale. Sono stati scritti milioni di pagine, avanzate proposte su proposte, dibattiti su dibattiti, e non sento il bisogno di aggiungere altre considerazioni: è già stato detto tutto (e il contrario di tutto). Chi voleva farsi un’idea ha avuto tutti i modi per farsela. Ora bisogna cambiare registro. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ci chiede di intervenire sull’organizzazione della Giustizia, per migliorarne efficacia ed efficienza, e il “sistema” (perché c’è un “sistema”) si sta già posizionando per fare fronte alla minaccia di una qualche riforma ... Il Ministro Cartabia è degnissima e competentissima persona e certamente farà tutto il possibile. Un possibile che però rischia di non essere sufficiente nemmeno a scalfire le tante granitiche posizioni che governano lo status quo. Interessi, poteri più o meno occulti, mirabolanti equ

Le piaghe d'Italia

La maggior parte dei Paesi sviluppati, nell’ultimo decennio o poco più, ha dovuto subire due grandi crisi, due batoste difficili da dimenticare: la crisi finanziaria del 2008 e quella pandemica del 2020, ancora in corso, seppur in via di risoluzione. Le conseguenze le abbiamo vissute sulla nostra pelle e ancora bruciano. Però, almeno,  “mal comune, mezzo gaudio” : tutto il mondo ha dovuto far fronte a difficoltà inaudite e lo ha fatto, anche con qualche successo. Nel frattempo però, altre crisi “locali” hanno colpito specifiche realtà. La prima, che proprio “locale” non era, malgrado coinvolgesse direttamente un solo Paese, è stata l’avvento di Donald Trump in USA: quattro anni vissuti pericolosamente, fino all’incredibile assalto al Campidoglio, conclusi con l’insediamento del democratico Joe Biden ed il rispristino di una certa “normalità” nella politica statunitense e, di conseguenza, in tutto il mondo occidentale. Il cambio è stato netto, senza equivoci né troppi compromessi. Anche

La palla di lardo

Non mi pare del tutto inutile cercare di immaginare con quale assetto politico si arriverà alle elezioni di marzo-aprile del 2023. All’occorrenza forse torna buona la famosa  “palla di lardo” , usata da Gianni Mura per i suoi vaticini pre-campionato, al posto della sfera di cristallo, troppo nobile per la bisogna … La data del 2023 è certa, essendo ragionevolmente da escludere anticipazioni. I modi non lo sono affatto. Innanzitutto va considerato che in quel periodo saremo sperabilmente (altrimenti, saremo sull’orlo, o anche oltre, del baratro…!) in piena attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): vuol dire riforme in avviamento, progetti in pieno svolgimento, cantieri dovunque, amministrazione pubblica sotto forte stress, grande fermento di attività in tutti i settori ed in tutte le Regioni d’Italia. L’attenzione dell’elettorato potrebbe essere quindi focalizzata molto più sulla ripresa che non su un possibile momento di discontinuità, come sempre sono le elezioni

La benda e la bilancia

Riusciremo mai a convincerci che la Giustizia è una cosa tremendamente seria e che non ha nulla a che vedere con una partita di calcio o un incontro di boxe, o una qualunque competizione? Che non è una cosa dove si fa il tifo per l’uno o per l’altro contendente, perché in ballo c’è la vita, l’onorabilità, la reputazione, il ruolo sociale di persone, esseri umani in carne ed ossa, con le loro storie, le loro famiglie, le loro relazioni, le loro attività? Ché dopo una partita di calcio la squadra sconfitta se ne fa una ragione e si prepara alla partita successiva, dove le sue possibilità di vincere o perdere sono esattamente le stesse di prima; che è meglio vincere, è ovvio, ma che comunque una sconfitta è parte integrante della competizione. Ecco, la Giustizia NON è una competizione, dove si spera che vinca il migliore, ed in ogni caso chi perde ha sempre l’occasione per rifarsi. No, non è così. L’amministrazione della Giustizia è un’esigenza della società, che per il corretto vivere co

Clamoroso al Cibali, ... no, al Senato!

  Hanno votato tutti, ma proprio tutti. Han votato. Li ho visti in Senato Convenuti dal monte e dal piano. Han votato … e non so se si strinser la mano. Tutti tranne una, l’eroica senatrice Elena Cattaneo che, guarda caso, di mestiere fa la scienziata ed è lì come Senatrice a vita, appunto per i suoi meriti scientifici. Ma cosa mai han votato? Un obbrobrio, una cosa da nascondersi sotto il tavolo per la vergogna: l’equiparazione tra  agricoltura biologica  ed  agricoltura biodinamica . E cosa c’è di tanto vergognoso, direte voi? Poca roba, una quisquilia, è come se si equiparasse l’astronomia e l’astrologia, che in comune hanno solo le prime cinque lettere. Laurea in astronomia o laurea in astrologia? A scelta, pari dignità, con buona pace di Isaac Newton, Stephen Hawking o Margherita Hack. Traiettorie di pianeti, buchi neri, onde gravitazionali o quadro astrale nel tema natale, stessa cosa. Non è vero ma ci credo , diceva Peppino De Filippo … Metto subito in chiaro che non sono un agr

Autogrill/2

… continua dalla puntata precedente … Ero in debito di un seguito all’appassionante spy-story dell’ Autogrill  di Fiano Romano. Eravamo rimasti tutti col fiato sospeso, in attesa di mirabolanti rivelazioni sulle misteriose tresche in corso tra Matteo Renzi e gli 007 (i media adorano questa folgorante ed originalissima metonimia, al posto del più prosaico “servizi segreti”), già assaporavamo colpi di scena, scene madri,  showdown  in stile  High Noon  (Mezzogiorno di fuoco) tra i media d’assalto, capitanati da Sigfrido, da Gomez, fors’anche da Zorro in persona, in un intreccio wagnerian-picaresco, e un ammaccato Senatore di Firenze, e invece … nulla di nulla. Puff! Il boomerang è tornato indietro, dopo un lungo volo, mancando di poco la sagoma dell’eroe wagneriano, senza avere abbattuto neanche una zanzara. L’intraprendente signora insegnante, col telefonino più veloce del west, è rimasta nell’ombra, ben avvolta dal mistero: inghiottita dall’anonimato, protetta come un pentito, non ne s