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Caro Michele Serra ...

Caro Michele, debbo riportare  verbatim  le parole che hai appena pubblicato sulla tua posta del Venerdì: “Venendo a Draghi: io mi sentivo un elettore del governo giallo-rosso, con tutti i limiti del caso, e non mi sento un elettore di questo governo, che è frutto di una lecita alchimia istituzionale (ha i voti in Parlamento), non certo di un risultato elettorale. Ma non posso non vedere e non sentire che il prestigio di Draghi poggia su solide basi. Quando parla, di solito poco, è preciso e semplice, il contrario del politicante. È un uomo di centro, laico anche se credente. È un uomo di mercato, eccome, ma anche un uomo di Welfare. Un democratico legalitario. Un forte e credibile europeista. Una specie di Prodi conservatore, ammesso che i conservatori se ne accorgano. E dunque penso che sarebbe il leader ideale di un centro-destra finalmente civilizzato.” Non ho saltato neanche una virgola. E resto di sasso … Perché mi sento improvvisamente diverso, estraneo, tagliato fuori da una st

Con la colla o con lo sputo ...

Il Partito Democratico è in grande difficoltà. E non è una buona notizia. Inutile ricordare che il PD nacque, ormai ben 14 anni fa, come la casa dei riformisti, come la sintesi coraggiosa delle tante e diverse anime del centrosinistra italiano, che le premesse erano quelle di misurarsi con il governo del Paese in modo pragmatico, progressista, moderato nei toni ma radicale nelle riforme (come qualcuno dice ancora adesso), e che al primo contatto elettorale il risultato fu più che promettente, con il voto di oltre un terzo degli italiani. Questo ha spaventato molti, perché ha mostrato che lo spazio c’era eccome, che l’aspettativa popolare era molto alta, e non si poteva deluderla con un ennesimo partito consociativo, accomodante, minimalista, ma si trattava di costruire davvero una forte alternativa riformista, ad ampio spettro, per uscire dagli incubi berlusconiani ed inserirsi nelle grandi democrazie compiute dell’Occidente. Tant’è che l’originaria, ambiziosa, vincente, impostazione v

Lavori in corso ...

  Questa riflessione sarà forse un po’ lunga e noiosa ma, perdonatemi, sento il bisogno di mettere ordine e condividere un po’ di pensieri che mi frullano nella testa da un po’. Ho sempre pensato, detto e scritto che una democrazia sana deve essere un sistema essenzialmente binario e deve basarsi su un centrodestra ed un centrosinistra “democratici”, che concorrono alla guida del Paese: destra e sinistra, maggioranza e minoranza, governo e opposizione. Di conseguenza non dovrebbero esistere “partiti” di centro, mentre invece esistono eccome tanti “elettori” di centro, che i partiti, da sinistra o da destra, devono cercare di portare sulle proprie posizioni. Dico “democratici” e intendo dire che entrambi i poli devono riconoscersi a pieno nei valori costituzionali, devono legittimarsi a vicenda, ovvero riconoscere all’altro il diritto di governare dopo aver vinto le elezioni, entrambi devono accettare le regole della corretta coesistenza, devono giocare sul piano della politica, delle p

Virus ...!

  Pensavate che il Covid-19 fosse il solo virus da tenere a bada, il pericolo da evitare anche con distanziamenti,  lockdown  ed altre simili terribili contromisure di carattere sociale e sanitario? Pensavate che non avremmo dovuto fronteggiare (almeno a breve) altre minacce alla nostra salute fisica e mentale? Avete sbagliato. Avete dimenticato che  “uno spettro si aggira per l’Europa” , e non è il comunismo del celebre “Manifesto” del 1848, spettro ormai sepolto sotto le ceneri della Storia. Il nuovo pericoloso agente virale, dal quale è meglio tenersi ben alla larga, è una nostra vecchia e mai dimenticata conoscenza: il Senatore Matteo Renzi, infettante ed incombente presenza nella nostra disgraziata temperie. Pare che al sempreverde Senatore toscano si possano e si debbano ascrivere la gran parte dei mali che ci tormentano, nonché i prossimi, sicuramente in agguato. Già responsabile di innumerevoli bravate nel passato recente, sulle quali stendiamo il solito pietoso velo, dopo aver

Fair play, no grazie ...!

Forse è ora di cambiare. “Fair play” , in tutto il mondo indica correttezza, misura, educazione, rispetto delle regole e, perché no, anche delle convenzioni. “Fair play”  significa partecipare ad una competizione, dando il massimo ed alche oltre di sé per vincerla, lottare fino all’ultimo secondo con il coltello (metaforico) tra i denti, ma sempre nel rispetto delle regole ed accettando alla fine il risultato, qualunque esso sia. Certo, non sempre va così: a volte particolari contingenze possono provocare reazioni diverse o sopra le righe: un’ingiustizia palese, un comportamento scorretto, errori arbitrali (nulla di tutto questo è avvenuto domenica sera), ma alla fine il risultato è sempre quello di  “quando arbitro fischia”  (V. Boskov). Non dico che sia indispensabile il rituale della  “birra insieme agli avversari dopo la partita” , ma comunque la buona educazione deve condurre ad accettare il risultato, farsene una ragione e prepararsi per la sfida successiva (che tanto arriverà, p

La politica e l'Australia ...

Quando si dice lo  “spin” …! Gira, gira, gira, e non si ferma mai, malgrado tutto, malgrado l’evidenza, malgrado la forza della cose, dei fatti. Uno potrebbe pensare che, dopo tutto quello che abbiamo visto con i cinquestelle negli ultimi anni, e che stiamo ancora vedendo, forse l’antipolitica becera, greve, volgare, qualunquista, potesse conoscere una battuta d’arresto, potesse provocare un minimo di resipiscenza, un’idea che forse non tutto si può sintetizzare in un insulto generico alla classe politica, che le cose sono un po’ più complicate di un generico  “vaffanculo”  o  “fate schifo tutti” . Dopotutto, quelli nuovi si sono dimostrati (dovrebbe essere stra-palese anche ai più faziosi) di gran lunga peggiori di quelli vecchi; non solo meno preparati e competenti, ma più attaccati al potere, più disposti ad ogni bassezza per mantenerlo, più protervi nel difendere i privilegi raggiunti, senza alcun merito. E invece no! Lo  “spin”  gira inarrestabile ed il luogo comune è sempre più c

Meno male che Mario c'è ...

Ci siamo divisi, almeno quelli più vecchi, tra Coppi e Bartali, poi tra Merckx e Gimondi, Mazzinghi e Benvenuti, Mazzola e Rivera, Beatles e Rolling Stones, dovremo dividerci adesso su Conte e Grillo? La faccenda imbarazzante è che quelle coppie famose erano separate e distinguibili per la grandezza delle loro imprese sportive o artistiche, per l’eccellenza dei risultati, per i traguardi raggiunti. Come si fa adesso con questi due tragicomici figuri, che occupano da giorni lo spazio dei telegiornali, dei giornali, dei talk show, dei social, insomma un inferno …! Come si distinguono tra di loro, a parte la pochette in tinta dell’uno ed il capello arruffato e forse poco pulito dell’altro? Di cosa parlano? Perfino gli accoliti a loro più vicini sono in forte imbarazzo. Ieri sera la riunione dei Senatori (Senatori, dico, mica militanti di quartiere) si è tristemente conclusa con i protagonisti (si fa per dire) che chiedevano di capire di cosa si stesse parlando. Lo Statuto … Da giorni o se

Libertà vigilata

  Non so se è davvero chiaro a tutti quello che sta accadendo. I Paesi europei stanno, tutti insieme, come Unione Europea, chiedendo soldi in prestito ai mercati finanziari (qualcosa come 750 miliardi di euro, poco meno della metà del nostro PIL, …), soldi che gli stessi Paesi dovranno remunerare con interessi e poi restituire, a tempo debito, ai creditori, attingendo al bilancio comune, ripeto “comune”. Inoltre, e qui sta la novità più grande, i soldi presi in prestito sui mercati saranno utilizzati dai singoli Paesi dell’Unione in quota molto diversa dal loro peso sul bilancio europeo. In parole povere, questo vuol dire che l’Italia riceverà, a fondo perduto, più soldi di quanti sarà chiamata a restituirne attraverso il bilancio comune e, in prestito, altri soldi, che dovrà sì restituire, ma su cui la garanzia verso i creditori sarà di nuovo comune. Insomma, i soldi del Recovery Plan sono soldi che, o ci sono (in parte) “regalati” dagli altri Paesi, o ci sono prestati, ma comunque ga

Cala la tela?

Sono una donna, non sono una santa (Rosanna Fratello). Sono il garante, non sono un coglione (Beppe Grillo). E così abbiamo sistemato anche l’avvocato del popolo, lo statista  “fortissimo punto di riferimento del progressismo europeo” , quello del Conte 1 con Salvini, del Conte 2 con Zingaretti e del mai nato ( Renzi gratias ) Conte 3 con Ciampolillo. Conte anche basta, adesso. Che stia al suo posto, è mica mai stato nelle piazze, sui canotti, lui … mai sentito urlare  “vaffanculo” , una  “brava persona” , non di più. Il Movimento è mio e guai a chi me lo tocca. La voce di Beppe Grillo è risuonata forte e chiara. L’azzimato Giuseppe Conte, se proprio vuole, faccia il portavoce, ché la linea la dà l’Elevato. Quale sarà questa linea, è tutto da vedere, ma certamente non sarà parto della mente, molto poco visionaria, dell’avvocato. Pare ieri che dalle dirette Facebook di Conte (e Casalino) pendeva tutta Italia ( “davanti a lui tremava tutta Roma” : ma quello era il Barone Scarpia, mica un

Una strada chiara

È vero che di questi tempi, in cui la comunicazione è sempre abbondantemente sopra le righe, una  standing ovation  non si nega a nessuno, in un  talk show  o a San Remo, ma vedere quella tributata a Mario Draghi a Barcellona in occasione della consegna del premio per i costruttori d’Europa non può non scaldare i cuori di chi a questo disgraziato nostro Paese dopotutto è affezionato, a partire da Cavour per finire appunto a Mario Draghi. Qualcuno ha tristemente ricordato i sorrisetti riservati a precedenti leader italiani da importanti leader europei: era solo dieci anni fa e sembra un secolo. Faceva male, molto male, ma come restarne sorpresi? E adesso, come si fa a non voler riconoscere che è stato compiuto un salto gigantesco di credibilità, di autorevolezza, di stima? Si può essere così disonesti intellettualmente, così faziosi, così meschini o provinciali? Sì, si può e lo vediamo (chi ha lo stomaco forte) in televisione quasi ogni sera verso le Otto e Mezzo, e non solo lì. Ma tra