Ci siamo divisi, almeno quelli più vecchi, tra Coppi e Bartali, poi tra Merckx e Gimondi, Mazzinghi e Benvenuti, Mazzola e Rivera, Beatles e Rolling Stones, dovremo dividerci adesso su Conte e Grillo? La faccenda imbarazzante è che quelle coppie famose erano separate e distinguibili per la grandezza delle loro imprese sportive o artistiche, per l’eccellenza dei risultati, per i traguardi raggiunti. Come si fa adesso con questi due tragicomici figuri, che occupano da giorni lo spazio dei telegiornali, dei giornali, dei talk show, dei social, insomma un inferno …! Come si distinguono tra di loro, a parte la pochette in tinta dell’uno ed il capello arruffato e forse poco pulito dell’altro? Di cosa parlano? Perfino gli accoliti a loro più vicini sono in forte imbarazzo. Ieri sera la riunione dei Senatori (Senatori, dico, mica militanti di quartiere) si è tristemente conclusa con i protagonisti (si fa per dire) che chiedevano di capire di cosa si stesse parlando. Lo Statuto … Da giorni o settimane corre voce circa una, due, varie bozze del fantomatico “Statuto”, una specie di libro magico, forse contenente formule cabalistiche o profezie indicibili, su cui i due contendenti si starebbero scornando come due caproni in amore ma che nessuno, dico nessuno tranne loro, ha visto: col che diventa difficile discutere … di che? La piattaforma informatica … un altro luogo-non-luogo, mitico, immateriale, un campo di gioco (ma quale gioco?) avvolto nel mistero, nelle nubi, iperuranio … Tutto questo bailamme ha in effetti qualcosa di stregonesco, come le tenzoni medievali nelle quali l’obbiettivo finale era al massimo il sorriso della bella principessa. Qui neanche quello, neanche la bella … Viene in mente Casaleggio padre, coi lunghi capelli a boccoli ed il berretto da guerrigliero … raccapricciante. Forse quelle tenzoni dialettiche ateniesi, nelle quali i contendenti difendevano ognuno il corno di un dilemma, ma non perché ne fossero convinti (in effetti cosa sostenere veniva sorteggiato), ma solo per dimostrare la propria superiorità dialettica e logica. Ma qui, che vuoi dimostrare, quando uno dice – sei un incapace! – e l’altro risponde – non dire falsità – ? Il livello della dialettica è quello delle liti davanti al bar dopo parecchi aperitivi. Due maschi alfa … davvero poco credibili … uno immagina due lupi, due leoni, due feroci esemplari, e non due attempati signori, uno azzimato in tenuta da “padel” con auto blu e l’altro irsuto, sudaticcio e sovraeccitato davanti ad una telecamerina da selfie. Di cosa parlano? Cosa si contendono? Il Movimento? Quale Movimento? Esiste ancora? Cosa rappresenta, oltre quei quasi 300 fortunati deputati, oggi sperditicci e disorientati, che hanno avuto la ventura di partecipare a questa specie di reality della politica? Una discussione sul nulla: uno si dichiara visionario, l’altro difende un ipotetico progetto politico che nessuno ha capito in cosa consista, visto che di contenuti non c’è neanche l’ombra. E l’Italia, in attesa del Belgio, guarda attonita o meglio, svagata, opinionisti ed editorialisti commentare il nulla. Noi (mi ci metto anche io, nel mio piccolissimo), che scriviamo senza sapere di cosa scriviamo ... Il bello (il brutto) è che questo psicodramma rischia di provocare qualche contraccolpo persino sul Governo, in un momento che più delicato non potrebbe essere. Siamo ancora una democrazia parlamentare (un po’ da operetta, ma comunque …) e quindi non è indifferente cosa e come votino i rappresentanti del popolo. Anche Draghi, che ovviamente si tiene lontano mille miglia da questa pochade, potrebbe dover fare i conti con le bizze di deputati che però hanno una paura fottuta che l’avventura finisca, senza lasciar loro neanche uno straccio di pensione, ancora lontana da raggiungere. Questo in effetti rassicura un po’, ma non è comunque confortante dover fare conto sulla voglia di pensione di un manipolo di deputati per portare avanti una legislatura per altri due anni. Ma tant’è: ci tocca affrontare uno dei momenti più critici, ma che sarebbero anche creativi ed esaltanti, per la verità, della nostra storia repubblicana con questo strascico di assurde polemiche, queste incertezze, questo corredo di finzioni, di parti in commedia, che sembrano uscite dalla penna di Ionesco. D’altronde, quando in un certo momento oltre 11 milioni di italiani credono di poter dare fiducia a gente senza preparazione alcuna, senza cultura politica, senza un programma, senza un progetto, cosa puoi attenderti, oltre il vuoto? Il fatto è che altri milioni danno fiducia a gente che agita il rosario come una clava, o crede di fare la mamma cristiana; mentre il punto di riferimento “ufficiale” del centrosinistra, ovvero il PD, che dovrebbe costituire un solido punto di ancoraggio per chi non vuole partecipare alla fiera delle vanità, continua ad essere schiavo di un endemico problema di leadership. Nel senso che non la vuole, la teme e, se si manifesta come avvenuto talvolta, la rigetta con violenza. Non è roba da poco, perché in ordine sparso non si va lontano. E anche i più riformisti sono prigionieri di questo autentico maleficio. Torniamo così alla magia nera, agli stregoni, agli incantesimi e alle pozioni magiche, ad un mondo fiabesco che purtroppo si sta trasformando in un incubo. Non c’è dubbio, serve il drago buono, severo ed imparziale, che si innalzi sull’esercito di gnomi e metta un po’ d’ordine nel caos. Non c’è da stupirsi che tutti ne abbiano una fifa boia e più di qualcuno non veda l’ora di toglierselo dai piedi, magari mandandolo al Quirinale.
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