È tempo di liste elettorali, è tempo di furiosi mal di pancia. A sinistra come a destra, è tutto un recriminare, un dispiacersi, un condannare la spietata partitocrazia che partorisce liste sempre sbagliate, sempre inadatte, sempre inaccettabili.Ma da che elezione è elezione, è sempre stato così. E già, perché malgrado gli anatemi, pelosi e molto ipocriti, contro le spietate segreterie che scelgono, accettano, rifiutano, altro sistema non è conosciuto nel mondo democratico. (Salvo voler prendere sul serio le surreali autocandidature social grilline, che hanno portato in Parlamento la più improbabile e nefasta classe dirigente della storia della democrazia, fin dai tempi di Pericle). Certo, i listini bloccati possono fare rabbia per il loro cocciuto e ottuso determinismo, ma non è che le preferenze libere si possano esprimere a capocchia …: sempre in una lista, definita da qualcuno, devi scegliere e, se non sei entrato nella lista, nessuno ti può votare. Col che, le segreterie dei partiti restano più che determinanti. Anni fa una famosa, e molto spocchiosa, costituzionalista, recentemente mancata, insisteva a dichiarare in un talk show di successo che avrebbe voluto votare per chi voleva lei (il lattaio, il portinaio?) e non per chi, con crudele protervia, le indicava un partito, ma con tutta evidenza la signora faceva smaccata propaganda grillina con l’appoggio del “bravo conduttore”, incurante sia della logica che della realtà. Comunque, alla fine le liste escono e quelle restano. Contenti o scontenti, arrabbiati o serafici, chi non ci sta va via sdegnato, mentre gli altri partono per la campagna (elettorale). E Buscopan a volontà, contro i mali di pancia. Purtroppo nessuno schieramento politico è immune da questa fenomenologia: fa parte del gioco e bisogna accettarlo. Resta evidente che le scelte non risultano tutte ottimali, figuriamoci!, ma difficilmente sono casuali. Essendo fatte da professionisti, dopotutto solitamente rispecchiano i rapporti di forza all’interno dei partiti e cercano, riuscendoci o meno, di rispecchiare l’impostazione che si vuole dare alla campagna elettorale e la direzione verso la quale si vuole andare a cercare i voti necessari per vincere, o per non sfigurare. In ogni caso vale quello che soleva dire il Re Sole, ovvero: “Ogni volta che faccio una nomina, creo cento scontenti e un ingrato”. Nel nostro caso, è evidente la volontà della destra di confondere le carte, proponendo vetusti e non rimpianti arnesi della politica come Giulio Tremonti e Marcello Pera, insieme a persone certamente valide come l’ex-giudice Nordio. Berlusconi redivivo si porta dietro la sua corte di badanti, nani e ballerine, Salvini cerca di salvare il salvabile in una situazione di evidente disagio. A sinistra, grande dibattito e grandi scazzi: tra gli altri, rivolte locali a Pisa per il bravo Ceccanti contro l’intruso Fratoianni, a Novara contro Laura “questo-lo-dice-lei” Castelli, che però rinuncia sdegnata. Spazio a “forze fresche” del sindacalismo moderno come Camusso e Furlan, ma spazio anche ad un sindacalista moderno vero come Marco Bentivogli (ma come si possa trovare con quella compagnia è un mistero al quale solo lui, chissà, potrà rispondere …!). Roventi polemiche per i giovani virgulti del PD, che tanto giovani non sono e anzi hanno già avuto modo di dimostrare il loro fresco ed imbarazzante massimalismo, venato persino di antisemitismo: qualcuno ci ha pure rimesso la candidatura. I grillini di Conte hanno “democraticamente” lasciato all’Avvocato del Popolo la scelta dei fedelissimi; gli altri vengono dalla solita lotteria telematica, che tanto piace ai populisti, siano scontrini o candidature. Gli ex-grillini invece si sono comodamente accasati nelle generose braccia del PD che tutti accoglie, tanto a pagare sono gli ex-renziani finalmente epurati. Anche nel Terzo Polo non sono mancate fibrillazioni e sorprese, come l’esclusione del neo-adepto ex-sindaco di Parma Federico Pizzarotti, vittima di non si sa bene quale mancato equilibrismo. In generale, i locali lamentano la presenza di candidati “paracadutati” dal centro, ma anche questa è una simpatica ed immancabile consuetudine. Questa volta s’è dovuto pure fare spazio a candidati provenienti da Forza Italia al seguito di Carfagna e Gelmini, quindi i motivi di mugugno non sono mancati. E Buscopan a gogò anche qui …! Ma al di là di tutto questo, non pare così strano che il PD accolga candidati con appeal di sinistra massimalista. E che il Terzo Polo accolga candidati provenienti dal centrodestra. Se la strategia fosse togliere voti ai cinquestelle da una parte ed a Forza Italia/Lega dall’altra, tutto questo potrebbe avere un senso. Speriamo che la logica sia chiara e soprattutto che funzioni. Lo scopriremo solo vivendo. Intanto la campagna è cominciata … La sua conclusione non è affatto già scritta, come vuole il mainstream dei media e come sembra pensare (o forse sperare) qualcuno a sinistra. Mi azzardo a dire (me ne pentirò certamente …) che sarà difficile stabilire chi avrà vinto e chi avrà perso. E forse non sarà un male. Non riesco proprio ad immaginare i prossimi anni con un governo di destra-destra, come nemmeno con uno di sinistra. L’Italia ha bisogno di maggiore equilibrio, con il debito pubblico che si ritrova non può rinunciare alla credibilità internazionale. Serve un Governo di adulti, saggi ed equilibrati. Ne avevamo uno, ma qualcuno, maldestro e prepotente, ha fatto i capricci e ha provocato questa fastidiosa perturbazione fuori stagione. Ora nessuno può vincere in modo pieno e completo: serve stabilire un equilibrio di Nash, "… l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme”. È l’equilibrio di Draghi.
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