“Morto un Papa, se ne fa un altro …!” dice la saggezza popolare, ricordando che la Storia non si ferma. “Ad ogni morte di Papa …!” rimanda invece al fatto che i Papi non scadono (come i politici) ma muoiono, e non muoiono proprio tutti gli anni. Fece eccezione Papa Luciani, il cui pontificato durò solo 33 giorni: un’eccezione della quale ancora oggi, dopo quasi 45 anni, si parla molto, ipotizzando complotti, delitti, trame oscure. Chissà come andò … temo che non lo sapremo mai. Qualche giorno fa è morto un Papa, anzi un ex-Papa, un Papa emerito, come i professori a fine carriera. E professore in effetti lo era, il teologo Ratzinger, il “pastore tedesco”, come genialmente sintetizzò “il Manifesto” all’atto della sua elezione al soglio di Pietro (i vaticanisti veri usano sempre questa formula un po’ criptica …). Ora però, morto un Papa, non se ne fa un altro, perché un altro c’è già, da quasi dieci anni, ed è il gesuita Francesco, al mondo Jorge Mario Bergoglio, argentino piemontese, come una fetta consistente degli argentini moderni che hanno soppiantato gli originari nativi indios. È un evento abbastanza originale: in effetti non capita mai di avere due Papi viventi, almeno da Celestino in poi, alla fine del Duecento, ai tempi di Dante Alighieri … e fatta esclusione del periodo turbolento che seguì, in cui Papi diversi si contendevano la carica, si facevano la guerra, si scomunicavano, si spartivano il potere: tempi bui …, che portarono alla rottura della Riforma Luterana del 1517, e poi alla Controriforma, … Non vi allarmate, non sto per propinarvi un trattato di storia vaticana (di sicuro non saprei da dove cominciare): voglio solo fare alcune riflessioni sul significato mediatico che questo evento, peraltro molto prevedibile, viste le condizioni di salute, ”ingravescente aetate”, del vecchio Pontefice, è venuto assumendo in questi giorni. Ratzinger è stato un Papa che ha fatto molto discutere, e ancora lo farà: un teologo, un intellettuale, non certamente un politico curiale. Nella sua lunga vita avrà detto e fatto cose pregevoli o forse anche meno, però si è lasciato elevare a punto di riferimento dei conservatori tradizionalisti, anche se molto probabilmente lui non lo era affatto: tutta la sterminata cultura che poteva vantare (chi è molto colto difficilmente può diventare un ottuso conservatore …) qualche dubbio doveva avergli lasciato (e ce lo racconta Piergiorgio Odifreddi, un logico matematico ateo col quale Ratzinger ebbe un lungo rapporto epistolare …, altro segno di notevole apertura mentale). Ratzinger non fu mai un Papa molto “popolare”, neanche molto mediatico, come il suo debordante predecessore Wojtyla, o come il suo successore Bergoglio. Balzò alle cronache per il problema della pedofilia del clero che lui combatté, forse con qualche ritardo, per un improvvido discorso teologico a Ratisbona che, forse involontariamente, urtò non poco il mondo musulmano, per gli scandali cosiddetti Vatileaks; poi le dimissioni, atto del tutto inconsueto, e la strana coesistenza con il Papa successore, così mediaticamente diverso, hanno alimentato pettegolezzi e illazioni per tutto il lungo periodo dalle dimissioni nel 2013 alla morte, avvenuta l’ultimo giorno dell’anno scorso. Insomma, Ratzinger non è mai stato un’icona mediatica, nel bene e nel male. Ma ecco che, a decesso avvenuto, il sistema dell’informazione decide di trasformare la notizia in un “top trend” (si dice così?). Complice forse la necessità di non parlare troppo di un Governo balbettante che fa pasticci su pasticci, di trovare un diversivo alla guerra col suo carico di orrori, di non insistere sulla crisi economica, sulle bollette e l’inflazione, complice la nomea, forse del tutto impropria, del “Papa di destra” in un momento di destra, com’è come non è, la morte di Ratzinger viene sparata ad un livello di invasività assolutamente incongruo con la storia e perfino la caratura del personaggio. Basta inquadrare uno striscione portato da chissacchì con su scritto “Santo subito!”, intervistare un po’ di persone attirate dalla notizia e dall’evento mediatico-turistico del funerale romano, ed ecco che anche Ratzinger, di natura schivo e riservato, trova il suo tardivo momento di celebrità mediatica. Strano mondo il nostro …! Perché “Santo subito!”? Per acclamazione popolare? Per televoto? Per sondaggio demoscopico? Per imposizione dei social? Tutto può essere trasformato mediaticamente in “evento”, basta crederci e lavorarci su. Di colpo Ratzinger diventa un simbolo, un protagonista assoluto, un gigante della storia della Chiesa, ben prima che la Storia stessa possa emettere giudizi e pesare torti e ragioni, meriti e demeriti. Il Papa in carica, Francesco, viene dato, chissà perché, sul punto di dimettersi, si farnetica su una nuova pagina nella storia della Chiesa, di imbarazzo, di riti improvvisati (eppure da quasi dieci anni in Vaticano si sapeva che sarebbe arrivato questo momento, visto che anche i Papi, seppur emeriti, muoiono …); si organizzano dottissimi dibattiti in talk show, manco si trattasse di una delle nostre consuete crisi di Governo. La Chiesa cattolica vive da duemila anni imperturbabile, coi suoi tempi, i suoi riti, i suoi vizi e le sue virtù. Elabora cambiamenti con tempi biblici (appunto!), del tutto indifferente al tumultuoso galoppare del sistema mediatico. Bergoglio farà quel che si sentirà di fare: aveva vita difficile prima e continuerà ad avercela dopo, forse ora un po’ meno, essendo venuto a mancare quello che alcuni hanno voluto considerare (forse suo malgrado) quasi un anti-Papa. La modernità, il concetto di modernità, insidia la Chiesa da sempre, dovendo questa per statuto proteggere la Verità assoluta, che è considerata una ed immutabile: giusto il contrario di quel relativismo su cui si basa il mondo moderno, dove tutto è sempre messo in discussione, dalle particelle subatomiche alla gravità, dai quanti alla materia oscura, dal liberalismo alla socialdemocrazia. Quello della lotta al relativismo era infatti uno dei temi più cari a Ratzinger … Ora, consumato l’evento mediatico, una immagine resta comunque fissata per sempre: il fulmine che colpì la cupola di San Pietro la sera delle dimissioni. Forse qualcosa era successo per davvero, ma non sapremo mai cosa.
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