Lo diceva Eraclito di Efeso, grande filosofo greco vissuto ben 500 anni prima di Cristo: “πάντα ῥεῖ” (pánta rhêi, tutto scorre). Più precisamente: "Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato…” Insomma, in natura nulla è fermo, tutto è in divenire, la quiete non è di questo mondo, anzi non è di questo universo, anzi non è, e basta. Persino un sasso (o una montagna) a livello microscopico è tutto un brulichio di atomi, di particelle, di interazioni di forze di intensità spaventosa. Pare difficile crederci, davvero non sembra proprio, ma è così, ne siamo certi, e qualcuno lo intuì già 2.500 anni fa. In tutto questo continuo divenire, immaginare quindi di “mettere in pausa“ qualcosa a me pare del tutto improprio, se non addirittura contronatura. Mettere in pausa il pensiero, che non sappiamo neppure cosa effettivamente sia, mi pare ancora di più uno sforzo o una pretesa folle. Se una cosa posso pensarla, ebbene quella cosa esiste e, prima o poi, potrò anche realizzarla. Nulla, proprio nulla può fermare l’evoluzione, solo la morte, … per quanto anche la cenere … Nei giorni scorsi si è molto parlato di una petizione, firmata da un migliaio di nomi celebri e soprattutto significativi (Steve Wozniack, fondatore di Apple, Elon Musk, onnipresente fondatore di quasi tutto, qui da noi Roberto Battiston, ex Presidente Agenzia Spaziale Italiana, …), che chiede appunto di “mettere in pausa” gli sviluppi riguardanti la cosiddetta Intelligenza Artificiale (AI), le cui propaggini “popolari” ci sono ultimamente giunte sotto il nome di ChatGPT, ovvero una specie di evoluzione di Siri (l’assistente di Apple), che risponde apparentemente a tono ed appropriatamente su pressoché tutto. Io personalmente non l’ho (ancora) utilizzata, non ho quindi modo di recensire nello specifico le sue prestazioni. Pare funzioni benone, a volte così così, ma comunque dicono che risponda non a sproposito. Mi interessa però ragionare su come l’essere umano evoluto si rapporta con innovazioni che potenzialmente potrebbero avere una forte influenza sulla sua vita e sulla società. Di AI si parla da decenni, sia dei suoi complessi aspetti tecnici sia soprattutto degli ancora più complessi aspetti “morali”, visto che qui si tratta di emulare, se possibile, il pensiero umano che, come dicevo prima, neppure sappiamo bene cosa sia: ne conosciamo gli effetti, ma la “sostanza” ancora ci sfugge. Ciononostante è ovvio, almeno da Alan Turing (quello di “The Imitation Game”) in poi, che si ipotizzi di poter replicare le capacità del cervello umano in una macchina che emuli il suo funzionamento, con tutto quel che segue. Chi ha letto Isaac Asimov (spero tutti …) sa che le implicazioni di siffatte macchine sarebbero enormi e tutte potenzialmente molto concorrenti/confliggenti con l’attività umana. Non è una novità: sono stati scritti milioni di libri al riguardo, prodotti film, organizzati convegni e corsi di laurea, …, non dovremmo essere impreparati di fronte ad una prima realizzazione, forse anche molto rozza, di qualcosa che può essere chiamato (ma lo è davvero?) “intelligenza”. Pretendere perciò di “mettere in pausa” questo processo a me pare del tutto fuori luogo, come fu impossibile mettere in pausa lo studio dell’energia atomica che sfociò, tra le tante cose, anche nella produzione (e l’uso, purtroppo) della bomba. Ed è impossibile non per umana malvagità, per cupidigia o sete di potere, ma proprio perché non si può. Certo, business, potere, geopolitica, giocano un ruolo importante, ma pretendere di fermarsi, a me pare molto velleitario, ed anche innaturale. Il nostro compito di umani (e ne abbiamo senza dubbio la capacità, anche se non sempre la volontà) è quello di gestire l’evoluzione, di gestire il movimento, di gestire perfino il pensiero. Nulla si ferma e nulla torna indietro: tutto scorre e noi siamo completamente immersi nel flusso. Bisogna imparare a nuotare, per quanto tempestose possano essere le acque. Meglio quindi (è forse questo il vero senso positivo della petizione) prendere atto di ciò che si può fare e che di certo si farà nel prossimo futuro, e cercare di capire COME fare ad evitare, se possibile, che questo si tramuti nell’ennesima minaccia alla nostra esistenza sulla Terra. Non è detto sia possibile, forse dovremo davvero combatterla un giorno quella minaccia, ma pensarci prima, studiare, prepararsi, a me sembra molto più consono con la natura umana che pretendere di mettersi in pausa, anche per sei mesi o un anno. Tutto quello che facciamo può avere risvolti moralmente positivi oppure può sovvertire, mettere a repentaglio, il nostro ordine: dalla polvere da sparo all’elettricità, dalla biologia all’energia atomica, da Internet a questa cosiddetta AI. Cerchiamo di essere concreti, sforziamoci di capire, di imparare a gestire, di prevedere, di dotarci di strumenti di controllo, insomma facciamo gli umani, quelli che sbagliano ma imparano, e così facendo sono arrivati dalle caverne fino alla Luna e oltre. La nostra esistenza è solo molto parzialmente in mano nostra: in realtà dipendiamo da una miriade di fattori esterni, tutti naturali ma totalmente fuori dal nostro controllo (asteroidi e comete vaganti, vulcani, terremoti, virus, …), ed in più ci aggiungiamo del nostro, trascurando di garantirci, almeno per quanto in nostro potere, una possibilità di sopravvivenza e di sviluppo. Però ce l’abbiamo fatta per mezzo milione di anni, non si vede perché dovremmo smettere adesso … È innegabile che anche noi umani, oltre al resto della natura, siamo dotati di mezzi di distruzione totale, è il caso quindi di non abbassare la guardia e continuare ad usare al meglio quel chilo abbondante di materia grigia di cui siamo dotati, che nel tempo si è evoluta fino a farci diventare come siamo. Insomma, mai smettere di pensare, è la sola risorsa che abbiamo … P.S.: non diverso è il tema della cosiddetta carne artificiale, della farina derivante dai grilli, o degli OGM. Di fronte alla ineluttabile necessità di dar da mangiare ad otto miliardi di persone (in crescita) e del conseguente, ed evidente, gigantesco impatto ambientale di allevamenti e coltivazioni “tradizionali”, come si può negare la possibilità di sviluppare tecnologie alternative complementari, purché esse si dimostrino non nocive e compatibili con le esigenze alimentari degli umani? Io adoro le bistecche al sangue, come pure il pane fragrante e i cereali; non nego che avrei qualche problema ad adattarmi ai nuovi cibi, ma qui in Piemonte da sempre mangiamo carne cruda, rane, qualcuno mangia lumache; c’è chi è ghiotto di formaggio “animato”, metà della nostra dieta d’altronde ha origini esotiche, … Vogliamo fermare tutto? Vogliamo, in nome di una ipotetica purezza di tradizioni che peraltro non sapremmo nemmeno indicare con precisione, rinunciare alla possibilità di fornire cibo di qualità a miliardi di persone? E poi, perché farlo? Ci rendiamo conto dell’assurdità di certi divieti, di certi ostracismi, e di certe prese di posizione? Il mondo si è quasi sempre diviso tra conservatori e progressisti: per quanto la dialettica resti indispensabile, se la freccia dell’evoluzione si è sempre spostata in avanti vuol dire che in quella dialettica ha finora prevalso la voglia e la necessità di progresso. Non dubito che sarà ancora così a lungo, … almeno fino a quando non sarà un fattore esterno ed incontrollabile a prevalere sul nostro istinto di sopravvivenza. Non facciamocene un problema, potrebbero volerci millenni, tanto vale non smettere di darci da fare. Buon futuro a tutti.
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