Qualche settimana fa Michele Serra, in un‘Amaca dal titolo significativo di “Uomini e petardi”, faceva dell’ironia sull’ultimo lancio della Space X di Elon Musk, conclusosi con un’esplosione quando il razzo (il più grande e potente mai costruito al mondo) aveva quasi raggiunto la sua destinazione orbitale. Un po’ seccato dal tono irrisorio dell’Amaca avevo commentato: Caro Michele, avrai notato dai commenti all’Amaca che in tanti (molti più del solito) non concordano con il tuo giudizio sferzante su Elon Musk e le sue imprese spaziali. Secondo me stai dimostrando di essere affetto da un misto di miopia e di pregiudizio ideologico. Quelli di Musk non sono gli unici e ultimi miliardi sulla terra: fortunatamente esistono enormi risorse per opere di salvaguardia del territorio e dell’ambiente e non è detto che sia Musk a dover provvedere alla bisogna. Lui persegue altri obbiettivi, tutti leciti, legittimi, ed anche molto utili. Musk è libero di investire (non spendere …!) nelle imprese spaziali perché ne trarrà certamente profitto lui, rischiando di suo, ma anche tutta l’umanità. I satelliti portano Internet, con tutti i servizi annessi, anche nei posti più sperduti e poveri della Terra. Senza razzi i satelliti non vanno in orbita e quelli di Musk sono gli unici razzi riutilizzabili …; potrei proseguire a lungo con i benefici che ha portato al mondo la conquista dello spazio. Me ne astengo. Quindi, credo che si sia risvegliato in te un mai sopito spirito anticapitalista, ahimè anche molto populista, che ti spinge al frusto luogo comune che non di progresso scientifico e tecnologico si tratti, ma di “divertissement” per adulti ricchi e viziati. Ti sbagli di grosso. Infine, e per la precisione, il lancio di ieri fa parte di un progetto molto lungo e complesso, che costa sì diversi miliardi e che trarrà comunque sicuro vantaggio dallo step andato male. Nella scienza e nella tecnica, si sa, si progredisce sugli errori. Dai tempi di Galileo. La solita superficialità, un po’ pelosa, dei media ha invece trasformato l’esplosione del razzo, comunque partito ed arrivato non lontano dall’orbita, in un rogo di miliardi. È cattiva informazione. Sul Venerdì del 5 maggio Serra ha pubblicato la mia lettera con la risposta: Caro Trotta, so bene che la mia opinione su Musk non è condivisa da parecchie persone, anche miei lettori. A proposito di “populismo”: mai come in questo periodo storico i miliardari hanno incontrato i favori del popolo. Steve Jobs santificato, Trump eletto capo del mondo, nel nostro piccolo Berlusconi “unto dal popolo”. Se c’è una prova lampante che il populismo è di destra (anche quando crede di essere di sinistra), è la sua attrazione fatale per leader che by-passano, e di molto, le regole e la misura che ogni democrazia dovrebbe adottare. I ricconi spopolano, piace la loro potenza extra-democratica: Musk piace alla nuova destra americana ed è idolo social di Matteo Salvini. Consentimi di non condividere questo sentimento di sottomissione e di plauso: senza limiti e senza un certo tasso di condivisione delle scelte, il libero mercato è precisamente “libera volpe in libero pollaio” (frase attribuita a Che Guevara). E dunque sì, hai visto giusto, una quota di spirito anticapitalista ce l’ho eccome, e me la tengo stretta. Il mercato è un posto magnifico e vitale, ma mai come in questi ultimi anni si è visto un ristrettissimo numero di persone schiacciare tutte le oneste bancarelle attorno alla loro, costruire monopoli inviolabili, pagare pochissime tasse (negli Usa, ai tempi di Roosevelt, il prelievo sui grandi patrimoni era il quadruplo dell’attuale!). Paul Krugman ha scritto per il New York Times un articolo, ripreso da Repubblica, nel quale definisce il potere enorme di persone come Musk «un pericolo per la democrazia». Devo aggiungere che il personaggio sembra fatto apposta per la satira. Lo trovo irresistibilmente comico, come tutti i megalomani. La tecnologia mi affascina, e confido assai nei suoi benefici. Ma non mi piace, non mi rassicura, che a decidere che uso farne siano pochi e arroganti super-ricchi. Tra l’altro tutti maschi, smaniosi di avercelo più lungo. I maschi alfa mi hanno proprio stufato, caro Trotta. Si trovino un buon analista e sgomberino il campo. Non vi annoierei con questo carteggio se esso non mi permettesse di fare qualche riflessione su cosa è diventata, oggi e già da un po’, la “sinistra” tradizionale. Una volta la sinistra era progresso, ora è conservazione. Una volta la sinistra operava per cambiare il mondo, ora ha paura del cambiamento e vorrebbe frenarlo. Una volta la sinistra era scommessa sul futuro, sull’emancipazione dei popoli, ora è timorosa e vede ovunque potenziali catastrofi, annunciate e paventate come imminenti ed inevitabili. La sinistra ha ottenuto molto nell’ultimo secolo, ha davvero contributo a migliorare il mondo, ora è stanca ed ha paura di perdersi: guarda all’innovazione come ad una minaccia. Resta attaccata alle conquiste raggiunte e non si propone di svilupparle ancora, di renderle più efficaci, più disponibili per un numero sempre maggiore di persone. Negli ultimi pochi decenni svariate centinaia di milioni, forse miliardi, di persone nel mondo sono uscite dalla povertà assoluta per conquistarsi una vita di migliore benessere, un avvenire migliore per sé stessi e per i loro figli. Merito della sinistra? Anche, non solo, ovviamente. Merito pure del dinamismo dell’economia, della tecnologia, della globalizzazione, dell’apertura dei mercati che mai hanno visto tanti nuovi ingressi, tante nuove iniziative nate dal nulla (altro che "schiacciare le bancarelle", che sciocchezza …!). Ora, invece di operare alacremente per proseguire su questo cammino, migliorandolo e correggendo le storture che inevitabilmente si sono prodotte, la sinistra “tradizionale” non fa altro che lamentarsi, rimpiangere un ipotetico bel tempo che fu, quando pure si andava in pensione a quarant’anni, e spesso il mitico posto fisso diventava una “sinecura”. Ora ha paura anche del merito scolastico, alla faccia dell'invito di Gramsci a studiare ed emanciparsi ... Pare diventato inaccettabile che il futuro vada conquistato, progettato e costruito, e non esorcizzato. Pare non capire che il valore più grande delle persone sia diventata sempre più la conoscenza, la padronanza degli strumenti, le capacità tecniche e relazionali, insieme alla riaffermazione assidua dei principi fondamentali del nostro mondo civile e democratico (uguaglianza, libertà, solidarietà). Anche la resistenza ucraina a molti dà fastidio, perché turba gli equilibri e dà preoccupazione. Meglio che si arrendano … questa è la loro “pace”. E i nostri studenti, tra i più ignoranti al mondo, si lamentano per lo stress, come se la vita che li attende non gliene dovesse procurare a vagoni, si ambisce ancora al posto fisso sotto casa, vicino alla mamma, mentre chi non ha paura (e sono tanti) viaggia, studia, impara, conosce, si impadronisce del mondo. Altro che pericolo per la democrazia …! Elon Musk diventa un buffo maschio-alfa bisognoso di uno psichiatra, si pretende che investa i suoi soldi dopo consultazioni democratiche (ma con chi?), che si faccia carico di quello che gli Stati sovrani non riescono a programmare per inefficienze, incapacità e corruzione. Mentre invece i vecchietti (reali e virtuali) della sinistra tradizionale si spaventano per un termovalorizzatore, per un tunnel sotto le Alpi, per un gasdotto o perfino per un campo eolico in mare aperto. Dovremmo ricordarci che, se il mondo e l’ambiente hanno i problemi che hanno, è perché c’è un deficit di innovazione, c’è un deficit di progettazione, c’è paura di osare. Non si investe, si specula, e chi investe e rischia, è anomalo e fa paura. Per decenni la sinistra ha annunciato e preparato “il sol dell’avvenire”: ora pare contemplare sfiduciata ed inerte “il sol dell’imbrunire”. La sinistra è diventata così una ridotta di nostalgici identitari, una bocciofila per noiosi aficionados, un club di benpensanti, cultori di ogni luogo comune. A me dispiace che un intellettuale come Michele Serra, una volta caustico, irriverente, spregiudicato, sia diventato acido, nostalgico, anche un po’ pasticcione a mescolare Steve Jobs con Donald Trump, Berlusconi e Salvini, come se bastasse essere ricchi per diventare antropologicamente diversi e irriducibili al suo mondo ideale. Quando impareremo ad avere paura della povertà e non della ricchezza? Quando insegneremo al popolo come si pesca, invece di allungargli un pesce di cittadinanza di cattiva qualità? Quando capiremo che il nostro destino di umani è svilupparci, accettare le sfide e non rifuggirle? Sappiamo, sapremmo, come fare: e allora bisogna farlo, senza remore, senza nostalgie inutili. La sinistra ha sempre coltivato un sano istinto pedagogico, ha sempre saputo che bisogna saper indicare la direzione e guidare, e non farsi guidare dal senso comune. Il riformismo è, è sempre stato, la medicina, la buona politica la cura, passo dopo passo, senza paura. Non ci si perde se si sa dove andare. Io temo che la sinistra di oggi non sappia più cosa vuole e cosa desiderare. Forse ha paura di sé stessa. Io, a settant’anni suonati da un po’, ho ancora voglia di futuro e questa sinistra timorosa mi indigna. Finora il futuro è sempre stato migliore del passato (salvo momentanei sbandamenti). Perché mai dovrebbe essere diverso?
|