L'assoluta ed indiscussa eccellenza di Carlo Rovelli nel campo della fisica teorica non è un viatico per sproloquiare senza contraddittorio anche su argomenti che con la fisica non c'entrano nulla. E invece il Professore approfitta della notorietà acquisita per lanciare messaggi (legittimi, intendiamoci …), che però valgono esattamente come quelli di qualunque altra persona, meno nota, sconosciuta e con minore accesso ai media. E' il paradosso della notorietà che allarga, spesso in modo improprio, la sfera di influenza di personaggi famosi, che ne approfittano senza ritegno, debordando in ogni dove. Quello di Rovelli non è il solo caso, penso per esempio al professore Odifreddi ed alle sue frequenti incursioni nella politica, con opinioni molto discutibili ... Opinioni, appunto, cui l’autorevolezza della fonte non conferisce alcuna autorevolezza specifica. Insomma, sono discorsi da bar, o da salotto, come i miei o di chiunque. Tuttavia, non è affatto un bello spettacolo vedere la scienza, al cui mondo sono legati questi “autorevoli” commentatori, che è caratterizzata dal "metodo scientifico" galileiano della prova e della riprova, strabordare in ambiti diversi dai loro, e per giunta con posizioni del tutto opinabili. Le affermazioni di Rovelli sono sue personali valutazioni, legittime, ma perfettamente (ed anche facilmente) confutabili da chiunque. E il fatto di essere uno scienziato famoso non le rende più credibili. Anzi … Ma cosa sostiene, cosa ha sostenuto, l’esimio Professore nelle numerose sedi mediatiche dove è frequentemente chiamato (da non dimenticare che ha in promozione un libro nuovo, in testa alle classifiche …)? In sostanza Rovelli crede e sostiene che le guerre esistono perché esistono i mercanti di morte, i “piazzisti di strumenti di morte”, dice lui, cioè le industrie delle armi. Semplice e di facile presa mediatica, come tutte le posizioni populiste e demagogiche. Qualsiasi assemblea studentesca applaudirebbe … Peccato che non sia così. E la realtà ce lo dimostra ogni giorno. Le guerre esistono (e sono sempre esistite) perché tutto ciò che è vivo (umano e no) ha una dose purtroppo incontrollabile di aggressività, presumibilmente legata all’istinto di sopravvivenza. Ricordate lo scimmione antropomorfo di 2001: Odissea nello spazio, che scopre la prima arma offensiva in un osso di facocero? Immagini per me indimenticabili, di rara potenza … E mica quella volta c’era la grande industria degli ossi con le sue lobby…! Insomma, Rovelli dovrebbe prendere atto che non è l’azienda Leonardo il problema, o un Ministro che in una vita precedente la rappresentava in Confindustria: l’uomo cosiddetto civilizzato, sapiens, da che è civilizzato cerca, quasi sempre senza successo, di gestirla, quest’aggressività, con i risultati deludenti che vediamo da secoli e che possiamo giudicare ognuno secondo i suoi principi. Era così al tempo dei Faraoni, al tempo dei Greci e dei Persiani, dei Romani, dei Crociati e di tutti i popoli che hanno versato sangue per motivi spesso insensati, ma tutti connessi alla volontà di dominio di qualcuno su qualcun altro. L’industria viene dopo. Da più di un anno in Ucraina Putin esprime questa aggressività in modo devastante e gli ucraini non possono fare altro che difendersi. Noi li aiutiamo a farlo, perché ci sentiamo a nostra volta minacciati dalla protervia dell’autocrate russo. Purtroppo, nulla di nuovo sotto il sole, e forse il peggio deve ancora arrivare … D’altronde, ne abbiamo viste di ogni, in tutte le epoche e con tutte le tecnologie, dagli ossi di facocero alla bomba atomica, passando attraverso olocausti e stermini. Molti scienziati, da Lucrezio ad Einstein, nel corso della Storia hanno alzato la loro voce contro questo stato di cose, proprio perché ogni scienziato ha familiarità con la ragione, e la ragione non può che condannare la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Albert Einstein protestò contro la bomba atomica, che pure era un frutto diretto delle sue scoperte, e il cui sviluppo lui in precedenza aveva sollecitato a F. D. Roosevelt, da cui l’avvio del progetto Manhattan, purché non fosse Hitler il primo a dotarsene e purché si mettesse fine ad una guerra interminabile, una mattanza ormai senza senso. Einstein parlava da protagonista, si sentiva direttamente responsabile … Il professore Rovelli, scienziato sopraffino, è certamente molto avvezzo al “metodo scientifico” galileiano; ci si aspetta quindi che non sostenga tesi che possono essere smentite da una semplice osservazione della realtà, alla portata di chiunque, anche senza strumenti di laboratorio. Si può giustamente invocare la pace, anzi si deve, e si può constatare che in effetti tutti la vogliono, per primi gli ucraini invasi, bombardati e massacrati, tutti la invocano, tranne uno, uno solo, Vladimir Putin, che non intende rinunciare alla conquista di tutta, o buona parte, dell’Ucraina, che ritiene sua di diritto. Allora sì alla pace che vuol dire “pace”, ma non pace che vuol dire “resa” al più forte. Bisogna usare i termini giusti e non confondere le acque. Le leggi della logica, come quelle della fisica, lo richiedono. Una pallina sulla Terra cade sempre verso il basso e sappiamo bene, per primo Rovelli, che lo fa perché deve farlo, non perché qualcuno la convince a farlo. Se non si riconosce questa palese realtà, si diventa come i “terrapiattisti” … e con chi nega la realtà non si può impostare alcuna discussione scientifica. Rovelli si occupa di cosmologia e di meccanica quantistica, queste cose le sa benissimo. È cosa molto imbarazzante passare per terrapiattista, per uno dei fisici più brillanti al mondo. Ma purtroppo l’ideologia ottenebra anche le menti migliori e le riporta allo stato adolescenziale. Non è un bello spettacolo … N.B: prima che qualcuno si allarmi, evocando la censura o roba del genere, sia chiaro che il Professore può pensarla come vuole e dire cosa vuole, anche dal palco del Concerto del Primo Maggio, dove l’hanno invitato sapendo bene cosa avrebbe detto. Quindi, nessuno tocchi Rovelli! Ma non si aspetti, il Professore, alcuna riverenza accademica. Se, discettando di gravità quantistica, dicesse cose discutibili, gli risponderebbero i suoi pari (in un processo che si chiama peer review) ma, se parla di armi e di guerra, abbiamo tutti il diritto di rispondergli per le rime.
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