Copio il lemma da Treccani: Di cosa o di manifestazione: contenuta entro giusti limiti, e in genere non eccessiva. Riferito a persona: che si tiene lontana dagli eccessi. In politica: di chi si mantiene in una posizione di centro, lontano da ogni estremismo, ma in realtà su posizioni tendenzialmente conservatrici. Chiaro, no? Forse no. Perché qui si continua ad inseguire il famoso “centro moderato” come fosse la Terra Promessa, come se fosse la pietra filosofale, la panacea, il toccasana che da solo risolve e sana i mali atavici del nostro Paese. Siamo sicuri? E in pratica, che vuol dire? Come si traduce nella vita di tutti i giorni? Pagare le tasse moderatamente? Senza esagerare? Una sanità che funziona moderatamente bene? Ti curano ma non del tutto? Una scuola che fornisce un’istruzione moderata, non eccelsa, così così? Un livello di occupazione moderato, né troppo né poco? Diritti moderati, senza esagerare? Un solo divorzio, un solo aborto, un solo compagno/a gay nella vita, ma senza dirlo in giro? Una libertà di espressione moderata, educata? Senza dire parolacce e usando eufemismi? Mezze verità, a mezza voce? Potrei andare avanti a lungo e vi annoierei. Voglio dire che si può certamente essere moderati nel bere, nel mangiare, nell’uso dei social, nelle spese voluttuarie, in tante altre cose, ma in politica le cose cambiano. Dove si tratta della vita delle persone, in una società organizzata, non si può essere “moderati”. Le cose o si fanno o non si fanno. O funzionano o no. Sono moderate le cose che funzionano? O si incide davvero sul reale o si tratta solo di pannicelli caldi. Cosa ci può essere di moderato in una riforma fiscale? Le tasse richieste devono essere commisurate alle possibilità dei cittadini ed alle necessità dello Stato, con la progressività richiesta dalla Costituzione: se vuoi un certo livello di servizio pubblico, qualcuno deve pagarlo, e possibilmente non solo qualcuno ma tutti. Dopodiché, o si evade oppure si paga il dovuto. E chi evade è un ladro. Il resto è tecnica fiscale. Cosa c’è di moderato nella Sanità Pubblica? O funziona e cura i cittadini oppure è un carrozzone pieno di disfunzioni, dove per fare un’ecografia aspetti sei mesi (se va bene). Non sto schematizzando o banalizzando così, a rampazzo. È che le esigenze di una società organizzata vanno sempre calate nella realtà di tutti i giorni. Il fatto è che qui siamo da tempo schiacciati tra un populismo massimalista sedicente di sinistra ed un populismo schiettamente di destra, e pare che il solo spazio ragionevole sia un “centro moderato”. Ma quando mai? Restiamo schiacciati tra chi semplifica e banalizza le cose per scopi esclusivamente elettorali, in modo del tutto truffaldino (tanto che poi è costretto a rimangiarsi quasi tutto …), e chi dall’opposizione chiede sempre tutto e subito, tanto chiedere non costa niente e di incazzati in giro ce n’è sempre tanti. Ma è politica questa? Purtroppo sì: è questa la politica nel 2023, malgrado la complessità dei problemi che il mondo ha di fronte sia sempre più alta. A che serve essere moderati? Il riformismo vero non è mai moderato per il semplice fatto che non lascia le cose come le trova: le modifica, le evolve, le migliora in modo misurabile, tangibile, non sporadico. Le chiacchiere sono moderate, perché lasciano tutto com’era. Come giustamente rileva Treccani, il moderato in politica è tendenzialmente un conservatore, che ipocritamente non vuole definirsi tale, ma che teme la radicalità perché sa bene che in molti casi solo la radicalità è efficace. Quando si vuole intervenire su una situazione compromessa, non è il moderatismo la categoria utile ma l’efficacia delle soluzioni proposte e realizzate. Il massimalista vuole tutto e subito anche se sa che non otterrà nulla, il riformista si adopera per rendere possibile il cambiamento e non gli serve essere moderato. Deve essere efficace, come il gatto che acchiappa il topo. Ciò detto, definirsi moderati conferisce un’aura di saggezza, di equilibrio, come se la medietà, la moderazione, fossero di per sé un pregio, mentre il pregio vero è il cambiamento progettato ed eseguito correttamente. Quanto all’accezione “centro moderato”, ho già avuto modo di dire che il centro è un ripiego, visto che la destra e soprattutto la sinistra sono state occupate da populismi sovranisti e massimalisti che abusivamente si definiscono destra e sinistra. Un’operazione di chiarezza sarebbe tornare a dare senso storico ai termini, chiamando sinistra quella parte politica più attenta agli aspetti di socialità e destra quella più legata alle esigenze dell’individuo, lasciando il “centro” senza consistenza politica, come già suggeriva Norberto Bobbio una trentina di anni fa. Si tratta di riappropriarsi del senso delle parole e lasciare populisti, sovranisti e massimalisti al loro destino. Noi riformisti abbiamo valori e principi a guidarci, oltre un secolo di storia che ci illumina la strada e non abbiamo bisogno di camuffarci per renderci accettabili. O convinciamo i cittadini della bontà delle nostre soluzioni oppure la battaglia è persa contro chi semplifica, schematizza e non si fa scrupolo di contare balle pur di illudere la gente. Io auspico una sinistra nuova, riformista, pragmatica, laica, radicale quanto basta per risolvere in tempi non biblici i problemi che conosciamo tutti benissimo. Auspico anche una destra sanamente conservatrice, ma rispettosa dei principi alla base delle civiltà occidentali e non pericolosa per la democrazia. Lasciamo il moderatismo ai sepolcri imbiancati e puntiamo al sodo. Noi puntiamo al risultato, non dobbiamo camuffarci e non dobbiamo fermarci. Fino alla fine.
|