Il recente (bellissimo) saggio di Guido Tonelli, fisico di fama mondiale presso il CERN di Ginevra, sulla “MATERIA: la magnifica illusione” si conclude con le seguenti molto inquietanti parole: “Il nostro mondo materiale è fatto di vuoto. La conclusione che ha raggiunto la scienza sembra quasi una beffa. Cercando qualcosa di solido e materiale su cui poggiare la spiegazione del tutto ci si è trovati a togliere qualsiasi consistenza rassicurante all’intero mondo materiale, non solo al nostro, ma anche a quello delle strutture cosmiche più imponenti.” Segue una serie di domande di capitale importanza, scientifica e non solo scientifica (del tipo: perché la velocità della luce è proprio quella lì e non altre?), tutte senza risposta (ve le risparmio, ma vi consiglio caldamente di darci un’occhiata …), che evidenziano l’estrema incertezza in cui la scienza si trova oggi, proprio in un momento in cui essa ha raggiunto una capacità di analisi impensabile solo qualche decennio fa, e che cresce continuamente e tumultuosamente. Proprio per quel motivo … Il processo della conoscenza è spesso fonte di angoscia. Più la tecnologia mette a disposizione strumenti di sensibilità e capacità di penetrazione mai viste, più diventa chiaro che quello che NON conosciamo è davvero soverchiante ed è anche stupefacente. È il brutto, ma anche il bello, della natura umana. “… fatti non foste a viver come bruti …” Il fatto incontestabile è però che spesso viviamo proprio come bruti, anzi ci rotoliamo nell’abbrutimento, ce ne pasciamo, a volte persino ne godiamo. Perché? Di cosa diavolo è composta la natura umana, che accetta dosi industriali di cattiveria e perversità come se fossero inevitabili, “naturali”? Cosa muove il sapiens, dopo oltre un migliaio di secoli dalla sua comparsa sul panorama evolutivo del pianeta Terra? Perché e come siamo arrivati a questo punto dell’evoluzione, dove raffinatissime e sofisticatissime capacità di analisi del mondo convivono con violenze e atrocità tali che la nostra mente purtroppo è purtroppo in grado di partorire, ma che facciamo fatica a riconoscere come “umane”? Qual è, se c’è, la logica? L’essere umano pare essere mosso da una interazione forte, primaria, irresistibile, che è l’inalienabile istinto di sopravvivenza, senza il quale ora non saremmo qui a parlarci addosso. Esiste poi una interazione debole, ovvero l’istinto alla riproduzione, ugualmente imprescindibile ma meno cogente della prima: possiamo infatti scegliere (singolarmente) di non procreare e lasciare ad altri l’incombenza. Esiste infine l’interazione di fondo, debole, debolissima ma indispensabile come la gravitazione, quella che tiene tutto insieme e ci porta a vivere in società organizzate: l’esperienza millenaria ci insegna infatti che la qualità della nostra vita migliora, se ci coordiniamo con il resto dei nostri simili. Dalla coesistenza di queste interazioni scaturisce l’intera storia dell’umanità, il bello ed il brutto, il buono e il cattivo, il dolce e l’amaro. La morale, l’abbiamo costruita nei secoli in modo che faciliti la convivenza; ne deriva il concetto di rispetto della dignità delle persone, di uguaglianza, di diritti e doveri, di libertà personali, limitate soltanto dalla rispettiva libertà degli altri simili. L’economia, le strutture sociali, i modelli di comportamento e di formazione derivano dalla combinazione di queste interazioni. Le religioni nascono dalla paura della morte, dall’illusione di una possibile sopravvivenza, unita all’angoscia del non conoscere cosa ci attende dopo ... Secoli e secoli di storia hanno sedimentato usi, costumi, leggi, pratiche più o meno complesse di organizzazione della società, quel “patto sociale” che tutti accettiamo implicitamente di sottoscrivere per godere, in cambio di alcune limitazioni, dei benefici che la vita associativa consente. Secoli e secoli di storia hanno mostrato anche gli aspetti patologici di quelle interazioni, quando si rompono gli equilibri e tutto precipita come dentro uno spaventoso buco nero, una singolarità senza fine dove tutto perde di significato, o forse ne assume un altro, a noi sconosciuto. Sono tanti i buchi neri disseminati nella Storia, come quelli sparpagliati tra le galassie nel cosmo, e stanno lì a ricordarci l’abisso nel quale possiamo precipitare e da cui è difficilissimo tornare indietro, tanto che neanche una pur evolutissima scienza è capace di aiutarci … Anzi, quei quattromila accademici italiani che hanno recentemente firmato un appello per chiedere, oltre alla pace, anche “la interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane” hanno purtroppo evidenziato che nemmeno la cultura scientifica riesce ad impedire tanto palesi ed assurde violazioni dell’universalità propria nel suo linguaggio. Già viviamo in un inquietante misto di realtà ed illusione, ci mancano le risposte a domande fondamentali, non si sente certo la mancanza di ulteriori rinunce alla razionalità ed al metodo! Se anche accademici e scienziati si fanno prendere dal furore ideologico e dall’intolleranza, chi diavolo ci fornirà gli strumenti per capire il mondo? Serve pazienza e lucidità: il metodo scientifico ci fornisce gli strumenti per affrontare i problemi, la razionalità ci aiuta ad analizzarli, la creatività ci dà e ci darà ancora la possibilità di procedere nello sviluppo delle nostre pur diseguali civiltà. In tutti questi secoli e millenni che abbiamo passato a mettere insieme con pazienza infinita i brandelli di conoscenza che riuscivamo a raccogliere, il processo evolutivo ha portato ad oggettivi anche se non omogenei miglioramenti della qualità della vita. Ha anche creato problemi nuovi e terribili, che siamo comunque chiamati ad affrontare e risolvere. Se riusciamo ad evitare il gorgo dei buchi neri, non ho dubbi che continueremo ad evolverci per chissà quanto tempo ancora, strappando al resto della natura, a poco a poco, i segreti della sua essenza. Nulla è gratis, su questo le leggi della fisica sono chiarissime e definitive: la conoscenza, lo sviluppo, il progresso si pagano con la fatica di vivere, con gli errori da rimediare, con le disillusioni ed anche, purtroppo, con le atrocità che vediamo giorno dopo giorno. Il nostro mondo, pieno o vuoto che sia, è questo: c’è chi cerca di capirlo e di svelarlo e chi cerca di distruggerlo. Noi che ci dichiariamo civili e democratici stiamo con i primi, altri invece non hanno remore ad impegnarsi con i secondi. Finora abbiamo vinto noi. |