Ma davvero dobbiamo adattarci a vivere nel caos totale? Davvero il mondo è destinato a sprofondare sempre più nella confusione e nella violenza? Davvero è impossibile auspicare un ordine globale ispirato al rispetto della dignità delle persone, dell’ambiente, orientato all’emancipazione dei popoli, al miglioramento delle condizioni di vita e del benessere di ognuno? Libertà, uguaglianza e solidarietà sono principi assoluti, ma ormai abbiamo capito che la loro coniugazione non è affatto univoca. Non c’è e non ci può essere un unico modo di intendere l’organizzazione sociale. Ogni pezzo di mondo ha il diritto di elaborare le sue proprie modalità di convivenza e nessuno può e deve imporre i propri modelli a nessun altro. Ho spesso sostenuto che la democrazia, al contrario di quanto pelosamente sostenevano George W. Bush e Dick Cheney, non si esporta, che la democrazia si conquista e, per conquistarla, bisogna desiderarla, assumerla come obbiettivo, bisogna farsene una ragione di vita. È immaginabile un obbiettivo, un desiderio comune, in un mondo di otto miliardi di persone con condizioni sociali, economiche, culturali le più diverse e disparate? Evidentemente no, almeno nel breve termine. E allora bisogna cercare e trovare altri strumenti di convivenza, altri linguaggi che possano essere compresi da tutti, perché senza comprendersi gli uni con gli altri l’unico strumento possibile e comprensibile resta la violenza, come possiamo constatare ogni giorno di più. Tutti gli esseri viventi trovano nella violenza e nella sopraffazione il loro unico linguaggio comune: un leone e una gazzella, oppure due lupi che si contendono il ruolo di capo-branco, non aprono trattative, non intavolano negoziati, si affrontano con la forza e il più debole soccombe. La specie umana non fa eccezione, anche se sarebbe dotata di ben più efficaci strumenti aggiuntivi, frutto di una lunga evoluzione: appunto il linguaggio, la capacità di comunicare in forme organizzate e dettagliate, l’abitudine ad organizzarsi in società per far fronte alle necessità della vita. È così che ci siamo via via distinti dagli altri esseri viventi. Homo homini lupus: da Plauto a Hobbes questa terribile constatazione ha attraversato i secoli e oggi pare ancora molto, troppo attuale. Ma se il lupo è rimasto lupo, mentre l’essere umano nel corso dei millenni si è evoluto così profondamente, qualcosa vorrà pur dire … Dovremmo quindi rassegnarci alla regressione allo stato di lupo? No di certo. In realtà, abbiamo sempre lasciato che convivessero la natura del lupo con quella dell’umano, facendo più sovente prevalere, con difficoltà, la seconda, ma continuando a conservare ed esercitare la prima, attraverso guerre, massacri ed ogni genere di nefandezze, lungo tutto il corso della Storia. Colpi di freno e colpi di acceleratore, un’andatura a singhiozzo che purtroppo non accenna a stabilizzarsi. Il mondo globalizzato globalizza tutto, nel bene ma soprattutto nel male, con il rischio che la “moneta cattiva scacci quella buona”, come da cinque secoli ci insegnano gli economisti. I focolai di crisi, con mille ragioni sempre diverse, aumentano di giorno in giorno, si accendono in tutti i Continenti, tra gli Stati, tra le fazioni negli Stati, tra le classi sociali, all’interno di gruppi, più o meno spontanei, ormai dominati dalla logica e dal linguaggio perverso dei social. Ben lungi dall’essere un’occasione di fertile scambio e di proficuo confronto, questi ultimi sono diventati sempre più incubatori di tensioni, di rancore, di odio, serbatoi di cattiveria spendibile in ogni momento. I tentativi di imporre regole civili di comportamento sono quasi patetici e si scontrano con interessi giganteschi di grandi gruppi economici, ma anche con la volontà di esercitare quella natura lupigna che non riusciamo proprio a dismettere. Ci piace proprio la lotta selvaggia, e attraverso una tastiera è anche comoda e quasi del tutto priva di rischi. Grande è questo smarrimento specialmente nelle giovani generazioni, sempre più divise tra chi vuole e sa usare gli strumenti del mondo per l’emancipazione propria e della società in cui vive e chi invece, sfondato dalla noia, schiacciato dalla più crassa ignoranza, senza stimoli culturali né modelli né parentali positivi, sopraffatto da modelli allettanti quanto fatui e spesso fasulli, si lascia andare ad ogni genere di comportamento, assurdo, prevaricatore, violento, anche verso se stesso. I media riferiscono episodi di ferocia, di sadismo, di autolesionismo, di bullismo ed aggressione compiuti senza motivo, solo per passare il tempo, ammazzare la noia e farsi vedere e temere dai propri simili, proprio come un lupo mostra i denti agli altri lupi per intimorirli e sottolineare la propri volontà di dominio. Ma poi chi domina è uno solo: gli altri restano sudditi … C’è chi per 5.000 euro imbraccia un mitra e compie una strage, oppure con un coltello aggredisce per strada il/la rivale, oppure sevizia senza motivo uno sconosciuto, o butta biciclette giù da una balaustra … e mi fermo qui. E c’è anche chi studia, si prepara, aiuta il prossimo, fa politica per passione e non per interesse, perfino sogna un mondo migliore. Chi vincerà? Forse non vincerà nessuno, forse dobbiamo rassegnarci a convivere con una realtà che ci mette davanti situazioni diametralmente opposte, nel bene e nel male, e solo con la politica, la buona politica, potremo mettere un po’ di ordine nel caos. Ordine che sarà diverso in situazioni diverse, che dovrà superare le volontà egemoniche di alcuni e cercare difficili equilibri. Ordine che, semmai arriverà, sarà diverso da quello che ci aspettavamo (così va il mondo …) e continuerà a trasformarsi sotto i nostri occhi. Serviranno persone di alto livello morale, di profonda cultura, e di straordinaria competenza. Non è un gioco per dilettanti allo sbaraglio o per presuntuosi e saccenti maître à penser. Il pericolo più grosso è quello di cadere nelle mani di incompetenti che non capiscono quello che fanno e non sanno misurarne le conseguenze, agendo così da utili idioti per potenze molto più grandi di loro. Le nostre democrazie sono fragili, sono esposte a mille rischi, a imbonitori ed anche a malfattori. Dobbiamo rimanere desti e vigilare … L’equilibrio richiede parità di forze, reciproca credibilità, fiducia nel prossimo. Difficile nutrirla per autocrati come quelli che ci circondano, ma proprio per questo bisogna dimostrare fermezza, saldezza di principi, lucidità strategica. L’eterna lotta tra la forza e la ragione è inevitabile: alla lunga la ragione vince (lo dimostra inequivocabilmente la storia dell’umanità), ma nel breve i risultati possono anche essere devastanti. Anche questo è ampiamente dimostrato dalla Storia, D’altronde, qui ed oggi tutti noi siamo il frutto di millenni di eventi, di scelte e decisioni che a volte sono passate attraverso fatti minuscoli nelle mani di uomini minuscoli o anche del caso. Cionondimeno, siamo ancora qui e ci tocca tenere la posizione fino a quando le forze personali ce lo consentiranno. Poi, ci penseranno i posteri. Buona Pasqua a tutti.
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