Solo qualche irriducibile (e anche un po’ bigotto) conservatore trinariciuto può continuare a difendere a spada tratta la nostra Costituzione così com’è oggi, compresi i recenti sbreghi inferti dalla nefasta (e stupida!) riforma a cinquestelle sul numero dei parlamentari, ridotto “ad minchiam”, solo per dimostrare la loro perniciosa esistenza, e con la colpevole complicità del PD di Nicola Zingaretti. Credo che ogni persona ragionevole non possa che concordare sulla opportunità/necessità di aggiornare un documento di ottant’anni fa, concepito in un mondo ormai distante anni luce dal nostro. E infatti sono oltre quarant’anni che le migliori menti della nostra generazione si sono applicate (vanamente!) a questo improbo compito. Saranno stati tutti perdigiorno in cerca di un qualche modo per impiegare le giornate? Non credo proprio. In realtà, alcune modifiche nel tempo sono passate, e guarda caso quasi tutte peggiorative, e non poco, dell’esistente: per ultima, quella appena ricordata, frutto della furia iconoclasta dei grillini, già in caduta libera, ma non è da dimenticare la riforma del Titolo V del 2001, promossa da un centrosinistra dalemiano, lanciato al vano inseguimento della Lega bossiana, riforma che ancora oggi proietta i suoi frutti nefasti (è infatti a quella riforma che si aggancia l’”autonomia differenziata”, bandiera di Matteo Salvini). È dimostrato quindi che “si può fare”: il problema è “come fare”, e soprattutto come fare a migliorare lo status quo, senza fare pasticci. L’argomento, come si può facilmente arguire, è molto delicato. Commissioni “ad hoc”, Bicamerali, azioni parlamentari nate bipartisan e morte a colpi di referendum, in tanti ci hanno provato, senza ottenere alcun risultato se non spaccare inutilmente il Paese e complicare ulteriormente la questione. Ma le esigenze, niente affatto teoriche, sono rimaste tutte intatte: dalla pletoricità del bicameralismo paritario all’instabilità politica, che ha portato a quasi settanta Governi in ottant’anni, dai limitati poteri del Presidente del Consiglio, che non può sfiduciare i Ministri, ai rapporti Stato-Regioni, sempre più complicati e concorrenti, dalle parti rimaste inattuate, come quelle su Partiti e Sindacati, al funzionamento della Magistratura, … Argomenti sulla cui consistenza sono praticamente tutti d’accordo. Peccato che il bandolo della matassa resti sepolto sotto una impressionante catasta di veti incrociati, interessi (pur legittimi) di bottega, soluzioni cervellotiche, perfino irrazionali paure dell’ignoto … E così ogni tanto ci si prova, e normalmente finisce male. Tutto resta come prima anzi, spesso peggiora. È del tutto evidente che, senza un approccio totalmente diverso, non se ne esce, con grave danno per il funzionamento delle istituzioni e dei rapporti politici in generale. Bisogna quindi rinunciare per sempre e opporsi sempre e comunque a qualsiasi tentativo di affrontare il problema? Meloni sta sferrando l’ennesimo attacco e la reazione è il solito muro contro muro. Come finirà? Temo molto male perché, o Meloni ce la fa, facendo passare un testo pasticciato quasi inattuabile (credetemi …!) che verrà giudicato con un ennesimo referendum spacca-Paese, o rinuncerà (difficile!) e allora si saranno persi altri anni inutilmente. Così non va bene. Io sarò un illuso, ma credo che l’unico approccio che potrebbe avere qualche probabilità di successo sarebbe quello di rimettere la questione ad una piccola Costituente (quella del 1946 fu addirittura votata insieme al referendum Monarchia-Repubblica), nominata dal Parlamento, supervisionata dal Capo dello Stato e composta solo ed esclusivamente da non tanti (30-40...) esperti veri, giuristi e studiosi, slegati dai Partiti ma ben convinti della crucialità del compito, che in quattro-sei mesi di tempo dovrebbero produrre un testo mediato e concordato, che affronti i temi accennati sopra. Tutti, nessuno escluso. Non è impossibile: ci sono anni e anni di dibattito da far quagliare, materiale a non finire. La soluzione non sarà ottimale per nessuno, ovviamente, ma certamente migliorerebbe lo status quo, senza favorire alcuna forza in particolare. Una Commissione tecnica, insomma, con obbiettivi precisi e senza le influenze dirette delle forze politiche. Forze che sarebbero chiamate a dimostrare nei fatti che davvero tengono al miglioramento della Carta e non solo a piegarla a loro esigenze contingenti. D’altronde, la prima Carta non fu imposta da nessuno a nessuno, anzi fu votata ad ampia maggioranza, e conteneva tutte le mediazioni ed i compromessi che ci siamo trascinati fino ad oggi. Come si può pretendere di saltare a pie’ pari quello spirito costituente comune, soprattutto oggi che la lotta politica si avvita in un progressivo imbarbarimento? Prima che sia davvero troppo tardi, possiamo provare ad adottare un approccio razionale, adulto, professionale ad un tema così trasversale e delicato? Il prodotto della Commissione dovrebbe essere approvato dal Parlamento con una maggioranza tale da evitare il referendum (bastano i due terzi), eventuali modifiche comprese. Il ricorso al voto popolare è a mio parere assolutamente da evitare, visto che su argomenti così complessi e specialistici non è corretto, né giusto, affidare la responsabilità ad un elettorato che oggettivamente non ha, né può avere, gli strumenti necessari a giudicare. D’altronde, se è così difficile per professionisti, esperti, studiosi, affrontare l’argomento, come si può pretendere di scaricarsi la coscienza, chiedendo a qualche decina di milioni di persone ignare (ammesso e non concesso che vadano a votare…) di dare un giudizio definitivo ed inappellabile? Non è per sfiducia, ma è per oggettiva inadeguatezza. Ora potete farmi un milione di obiezioni, o ignorarmi del tutto, ma vorrei fare presente che, o si riesce a seguire un processo simile, o per l’ennesima volta non si concluderà nulla, con il rischio concreto di fare i pasticci che ci stiamo apprestando a fare con l’abborracciata riforma meloniana, che non piace nemmeno ai meloniani, almeno a quelli più competenti. Serve un’assunzione di responsabilità collettiva delle forze politiche, esattamente come quella che portò alla Costituzione del 1948. Possibile che si possa fare solo una volta e poi mai più?
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