La Treccani dice che l’informazione è qualsiasi "notizia, dato o elemento che consente di avere conoscenza più o meno esatta di fatti, situazioni, modi di essere". Una informazione libera ed indipendente sarebbe quindi una garanzia per i cittadini, una paladina della libertà, una protettrice dei deboli e degli indifesi, un servizio per chi vuole conoscere, se non la “verità” (spesso inconoscibile …), quanto meno una ordinata e completa esposizione dei fatti, separati dai commenti; un “cane da guardia” della democrazia, come dicono in America. Ma lo è davvero? Giudicate voi, ma per me l’informazione nel suo complesso sta diventando parte del problema, piuttosto che la sua soluzione. E non per colpa del solito “mercato”, dei profitti degli editori senza scrupoli, dei "poteri forti" (qualsiasi cosa voglia dire …), o di altre diavolerie ideologiche. L’informazione è frutto di chi la produce. La qualità tecnica e morale del prodotto finale riflette la qualità di chi scrive o parla. Se chi produce informazione si pone come obbiettivo formare o condizionare la pubblica opinione, piuttosto che fornirle elementi di conoscenza utili a vivere (“conoscere per deliberare” – diceva Luigi Einaudi, e non vale solo per la classe politica, ma per chiunque), la democrazia, che si fonda sul potere esercitato dal popolo tramite la partecipazione alla vita civile, viene ad essere compromessa. Stiamo assistendo ad attacchi sempre più penetranti alle libere democrazie occidentali, riemergono tentazioni autoritarie e sovranismi nazionalistici che pensavamo di avere bruciato nell’inceneritore della Storia, e tutto questo avviene perché si sono indeboliti gli anticorpi costituiti dalle coscienze delle persone, dalla loro determinazione a difendere i principi di libertà, uguaglianza e solidarietà. La causa prima di questa debolezza è da ricercarsi nel modo (nei modi) con cui si formano le opinioni dei cittadini. In pratica, dopo la famiglia e la scuola (che pesano sempre meno …) tutto deriva dalla informazione, che sia quella tradizionale della stampa e della televisione, o quella più moderna legata ai social. Ci sono fior di studi che attestano come i social, nelle loro forme più disparate, concorrono alla formazione delle opinioni della popolazione attiva in misura enormemente maggiore dei media tradizionali. Il vecchio meccanismo bocca-orecchio, che oggi si chiama spin, meccanismo peraltro facilmente orientabile, instaura convinzioni, non importa se vere o false, basta siano anche solo vagamente credibili, decide la sorte di persone e comunità, crea e distrugge miti, esalta o sotterra leader. Quando uno spin attecchisce, è difficilissimo spiantarlo e sostituirlo con un’informazione corretta. Lo spiegava bene già don Basilio nel Barbiere di Siviglia, a proposito della calunnia … Piuttosto, si creano corollari ancora più pericolosi, come l’assoluta indifferenza alle infinite contraddizioni di politici che passano con disinvoltura da un’idea al suo opposto, senza pagare pegno e neppure preoccuparsene. Basta che lo spin inculcato resti saldo e tutto va bene. Salvini, ad esempio, ha clamorosamente, ed oggettivamente, rinnegato (tacendo) tutte le sue infinite giaculatorie contro Elsa Fornero e la sua riforma delle pensioni. La Legge Finanziaria lo imponeva … Dice Michele Serra: “Forse un paio di frasi di scusa, anche se non sentite, anche se ipocrite, per pura buona educazione, il Salvini potrebbe spenderle …”. Mi stupisce la (spero finta) ingenuità di Serra, influente intellettuale della sinistra paludata; come se non sapesse quanto poco conti la realtà in un certo modo di fare politica (e non solo a destra) e quanto invece conti la sua rappresentazione. Applicare gli standard di onestà intellettuale a persone come Salvini è un esercizio un po' penoso e certamente inutile. E purtroppo, anche per molti cittadini la realtà è aleatoria, tant'è che non si curano affatto di contraddizioni spesso evidentissime a chi guarda con un minimo di correttezza. Al massimo ti dicono: "Così fan tutti ...!". A proposito del caso Open (e dei processi a tutta la sua famiglia), Matteo Renzi ha detto di avere vissuto cinque anni da "appestato". Il solito Michele Serra, pur riconoscendo la palese ingiustizia perpetrata, conferma questa "appestatura", confessando candidamente di "non sopportare Renzi", così, senza uno straccio di motivazione razionale. E quali motivi politici (di quelli umani mi importa il giusto ...) adduce Serra per schifarlo anche lui come "appestato"? Saperlo …! È proprio vero che Renzi fa perdere la testa anche a persone solitamente lucide. Pur di contrastarlo, si è disposti a contorsioni logiche oltre l'incredibile. Ho chiesto a Serra di spiegare un po' più nel dettaglio i suoi contorti processi mentali. Non lo farà. Il grande Dagospia, oracolo incontrastato di certa informazione politica, continua a scrivere che Renzi è stato “assolto in primo grado” in un processo che non è mai cominciato e che mai comincerà, per il semplice motivo che è stato dichiarato il “non luogo a procedere” dopo sei anni buttati in indagini finalizzate solo alla lotta politica. Ora, non è che D’Agostino non conosca la differenza … è che il suo spin funziona meglio se fa passare Renzi come assolto in un processo (inesistente), piuttosto che vittima di una persecuzione lucida e preordinata. Pier Luigi Bersani, con l’ineffabile Rosy Bindi, è andato addirittura a testimoniare in Procura contro Renzi; eppure, può impunemente dichiarare ad un compiacente giornalista che lui il Renzi lo ha sempre combattuto dal "punto di vista politico". In Procura … Spiace, ma non stupisce, vedere un atteggiamento così tartufesco nel nostro mancato smacchiatore di giaguari, che alla lunga si dimostra per quello che è: un piccolo personaggio politico, un fallito pieno di rancore e privo di onestà intellettuale. Sono pochi ma significativi esempi di come l’informazione che passa al pubblico possa essere del tutto fuorviante, irrispettosa della realtà storica, ma funzionale alla formazione di una opinione distorta. Tralascio, perché già acclarati, gli ormai storici esempi di disinformazione legati alla Brexit, alla prima elezione di Trump, alla cosiddetta Bestia di Salvini ed a quella dei cinquestelle, che eserciti di più o meno consci provocatori hanno seminato nella rete, ben sapendo di corrompere il processo democratico. A questo punto bisognerebbe riaprire l’annosa e mai risolta questione dell’anonimato sulla rete. Oggi ve la risparmio, ma non finisce qui. Per quanto possibile, buon anno nuovo a tutti!
|