Chiunque abbia ascoltato, in italiano o in inglese, in sunto o in toto, il messianico discorso d’insediamento di Donald Trump, lunedì a Washington DC, non può più avere dubbi. È davvero iniziato quello stress test della democrazia occidentale (almeno per come la conosciamo fino ad oggi) che era stato paventato, e da alcuni auspicato, comunque facile da prevedere. Con un gusto tutto british per l’understatement Trump l’ha modestamente chiamata “la nuova età dell’oro” promossa da “Lui”, che Dio ha salvato dal proiettile di Butler (PA) proprio per questo scopo: porre riparo a tutti i mali e salvare il mondo ma, in ogni caso, l’America First; per gli altri si vedrà … Già detta così, e l’ha proprio detta così, la cosa fa l’effetto di un cazzotto nello stomaco, in più scandita in un inglese semplice ed elementare, un linguaggio infantile adatto ad un pubblico di bambini creduloni, frasi brevi e parole dirette, con l’occhio ispirato rivolto all’infinito; ma le facce, gli sguardi, i gesti provocatori, l’abbigliamento improbabile del pubblico, rapito e folgorato, dicevano ancora di più. Ci si aspettava da un momento all’altro l’ingresso in sala dei barellieri per un Trattamento Sanitario Obbligatorio … ma i barellieri non sono arrivati. Lo stress test sarà terribile. Il sistema democratico americano sarà forzato, strattonato, sollecitato oltre ogni limite, in ogni direzione, e il risultato è niente affatto scontato: potrebbe non reggere, potrebbe schiantarsi, con conseguenze oggi inimmaginabili sulle vicende del mondo. Un simile concentrato di forza politica (un Presidente invasato e un Congresso accondiscendente), di strapotere economico (arcimiliardari in parata con le loro armi tecnologiche, pronti all’azione), di esaltazione popolare (fanatici adoranti, senza le corna di bufalo del 6 gennaio, ma non meno pacchiani e coatti) non può non lasciare strascichi. Oggi nulla fa presagire che lo stress test venga superato senza danni irreversibili. Nessuno al mondo può quindi restare a guardare inattivo quello che succede e succederà negli USA. Grandi, medie, piccole o piccolissime potenze che siano (mettete l’Italia nella categoria che preferite…), il peso degli USA in ogni settore è troppo grande per non fare la differenza. Finora quel peso, con qualche eccezione specie alcuni decenni fa (impossibile non pensare al Cile di Allende ...), è sempre stato posto sul piatto della democrazia, per contrastare il totalitarismo. Ma adesso? Si può temere di tutto e di più, ma il timore non esime dal mettere in atto qualsiasi contromisura possibile per arginare le minacce esplicite di Trump. Dovremo tutti imparare qualcosa di nuovo, perché è nuovo lo scontro, nuove le strategie, nuove le armi. Non illudiamoci, nessuno potrà né vorrà rinunciare alle tecnologie detenute dagli oligarchi (così li ha chiamati Biden), siano social, cloud, intelligenza artificiale, quantum computing, connettività attraverso lo spazio, che è sempre più vicino alla nostra vita quotidiana, anche la Luna e Marte. Quindi si gioca fuori casa, il banco non è nostro. Dovremo anzi usarla tutta quella tecnologia, ma senza diventarne succubi e perderne il controllo. Non sarà facile: impensabile qualsiasi atteggiamento di tipo luddista, passatista o nostalgico, men che meno di resistenza passiva o tentazioni di decrescita felice. Il gioco si gioca con gli strumenti di oggi, e sarà meglio usarli molto bene, se vogliamo avere speranze di spuntarla. Il sistema americano prevede controlli e verifiche frequenti: tra un anno e mezzo ci saranno le elezioni di medio termine e già lì i democratici americani potrebbero puntare a riprendere il controllo del Congresso, azzoppando l’anatra (o l’orso, che mi pare più confacente …). Nel mondo occidentale ognuno dovrebbe fare la sua parte, a cominciare dall’Unione Europea, da Trump non degnata nemmeno di un accenno di sfuggita nel suo infervorato e minaccioso sermone. L’UE è la nostra unica ancora di salvezza, l’unica possibilità per non essere ridotti, noi staterelli europei, a capponi di Renzo che si azzuffano mentre vanno incontro alla loro sorte. La Storia ci offre l’occasione per una spinta formidabile verso l’unità politica, oppure l’occasione per soccombere del tutto. Dipende solo da noi e dalle nostre classi politiche, quelle non sovraniste e non allineate, sia che governino sia che stiano all’opposizione. Non dovrebbero restarci a lungo, all’opposizione, se vogliamo sopravvivere: dovrebbero darsi da fare. Non voglio ripetere il fervorino sulla necessità di un’alternativa credibile e vincente, ma altra strada non c’è, checché ne dicano i cacadubbi in servizio permanente effettivo, quelli che “facciamo un’alternativa equidistante e trattiamo …”, che “non vogliamo mischiarci con questa sinistra perdente”, … La sinistra tutta resterà perdente, forse per sempre, se non abbandonerà presto le ridicole ed umilianti distinzioni, le spaccature condite di rancori e gelosie, le divisioni capziose, che da oltre un secolo costituiscono la zavorra mortifera della democrazia, se non si concentrerà sulla difesa dei principi basilari di libertà, uguaglianza e solidarietà. Bisognerà rivisitarli e renderli di nuovo attraenti, in questo nuovo mondo che abbiamo davanti. Non basterà una grande alleanza contro l’avversario. Servirà proporre nuovi modelli, nuovi obbiettivi, ritrovare sintonia con tanta gente sfiduciata e impaurita. Servirà tanta intelligenza e responsabilità. Purtroppo, è proprio il senso di responsabilità che difetta a quelli che ancora non capiscono che “questa non è un’esercitazione”, che questo non è un esperimento, che, se lo stress test fallisce, il giocattolo si rompe e non si vede chi e come lo rimetterà in funzione, almeno in tempi storici e non biblici. Questi improbabili ma pericolosissimi invasati, ora in gran spolvero al potere, hanno idee chiare e determinazione da vendere. Allora, li lasciamo fare, sperando di sfangarla in qualche modo o li contrastiamo con la forza della ragione e delle idee? Quattro secoli di Storia Moderna, densi di esaltanti progressi ma anche di atrocità senza limiti e di milioni di morti sacrificati per quegli ideali, ci gravano sulle spalle, ma ci indicano la via con chiarezza. O vogliamo ricominciare, dopo secoli, con l’oppressione di un Potere che pretende di derivare dalla volontà di un dio, che ogni potente si crea e si modella a suo piacimento? Non ne abbiamo avuto abbastanza?
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