Il rutilante fenomeno di nome Elon Musk è ben più complicato di come lo si presenta, soprattutto in certi ambienti di sinistra, dove viene guardato come uno strano soggetto, un eccentrico miliardario imbottito di Ketamina, con una dozzina di figli ottenuti nei modi più vari, stravagante, genialoide, un destrorso megalomane senza freni né remore morali. Tutto vero, ma condito con uno sguardo un po’ altezzoso, misto di sufficienza, disprezzo, diffidenza, come se fosse un parvenu un po’ burino, intrufolatosi nel salotto buono con le scarpe sporche e vestito male. Una specie di Rockerduck, il miliardario stravagante che si fa beffe del più simpatico ed in fondo affidabile, anche se tirchio, Paperon de’ Paperoni. Un mattoide, in parole povere, che potrebbe diventare molto pericoloso, ma che nessuno sa come prendere, visto che è straricco, controlla un social molto diffuso, fa più o meno tutto quello che gli pare ed in più adesso orbita molto vicino al Sole della Casa Bianca di Washington. Vedremo presto come si svilupperà il suo rapporto con Donald Trump, il “rieccolo” Presidente degli USA: visti i soggetti, credo che nessuna persona sana di mente sia in grado di fare previsioni senza tirare ad indovinare (ché poi qualcuno per forza ci prende …). Dipingerlo come un bandito a piede libero pare proprio la scelta più banale, semplicistica e pure moraleggiante: piacerà a certa sinistra da salotto o da convegno, ma tanto quella sinistra quasi mai ha azzeccato un’analisi. Lo dice la Storia, non lo dico io. Fino ad ora però, Musk non risulta avere rubato, né rapinato, né taglieggiato chicchessia. È diventato arci-iper-straricco con le regole esistenti che, giuste o meno che siano, valgono per tutti. Il libero mercato (globale) è fatto così e non è che Bill Gates, Steve Jobs buonanima, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, e tanti altri siano o fossero buoni samaritani. Musk ha realizzato cose oggettivamente molto innovative ed anche tremendamente utili: dalle auto elettriche, fin da quando nessuno le faceva e tutti gli davano del matto, ai razzi spaziali che partono e tornano indietro come docili ascensori, anche qui uccellando giganti un po' bolsi come la mitica Boeing (ridotta sull’orlo del fallimento per la sua pachidermica incapacità di adattamento e reazione), alla rete satellitare Starlink, che porta Internet anche nel profondo delle foreste tropicali ed ha permesso l’organizzazione della prima resistenza dell'Ucraina al momento dell’aggressione russa. Ora indubbiamente si è di molto "allargato", come dicono a Roma, e rischia di diventare il Cardinale Richelieu (o il Rasputin) di Donald Trump. Vedremo se e come questi glielo permetterà, o se se lo permetterà da solo, senza ritegno. Anche qui, partita aperta: si possono solo gettare i dadi. Questa ambiguità, questa indeterminatezza di ruoli è una oggettiva complicazione in più per chi vorrà cercare di contrastarli in modo efficace. Di certo, non è con lo sberleffo e i sorrisini di sufficienza che il mondo democratico li batterà: serve un plus di riformismo e di intelligenza politica per mandare il primo in pensione definitivamente (Trump) e l'altro in fabbrica a inventare altre incredibili diavolerie (tipo i tunnel per i velocissimi treni Hyperloop o i chip per comandare i computer col cervello e non col mouse). Quest’uomo ha ampiamente dimostrato di non essere né un bluff né un pallone gonfiato: se vuole fare qualcosa, generalmente la fa e cambia le regole del gioco. Ha soldi, inventiva, capacità di organizzazione e di execution fuori dal comune e sottovalutarlo è da incoscienti …, o da superbi trinariciuti. La sinistra, per batterlo o per disinnescarlo politicamente, deve essere semplicemente più brava di lui. Più innovativa, più attrattiva, più propositiva, più determinata. Non sembri velleitario: la politica ha potere, molto potere, se vuole e sa come utilizzarlo. È difficile? Senz’altro. Ne sarà capace? Alla luce della solita Storia, si possono nutrire forti dubbi. Per ora negli ambienti democratici ci si limita a sorrisini sotto i baffi, nella convinzione che si tratti di poco più di un cartone animato, che presto finirà per farsi del male da solo, un po’ come Willy il Coyote, che però si rialza sempre e riprende come niente fosse a correre dietro a Beep Beep. Ma come si fa per essere più bravi di Elon Musk? Per prima cosa bisogna prenderlo molto sul serio e alzare il livello del confronto. Guai a considerarlo un eccentrico miliardario survoltato in cerca di diversivi eccitanti. Musk serve: serve a chiunque voglia candidarsi a gestire il prossimo futuro, sia Trump o chiunque altro, di destra, di centro o di sinistra. Uno così è utile alla società e cercare di neutralizzarlo è fatica sprecata e pure controproducente. Bisogna metterlo in condizione di offrire il meglio di sé, cercando di indirizzare le sue capacità verso obbiettivi “socialmente utili”: ovvero quelle realizzazioni che cambiano lo status quo e migliorano le condizioni date. Bisogna dargli quel ruolo di innovatore, di game changer, che ha dimostrato di saper coprire con successo. Demonizzarlo, esaltarlo, o peggio ancora ignorarlo, è il modo peggiore di relazionarsi con lui. Musk c’è, opera, ha soldi, inventiva e capacità organizzative: fare finta di nulla a me pare una sciocchezza madornale. Ovviamente bisogna sapersi mettere al suo livello, bisogna tenere il punto sui principi, ma cercare di mettergli il guinzaglio a me pare tempo perso. La nostra Presidente del Consiglio si vanta di avere un buon rapporto con lui: molto bene, ma se non lo sa tradurre in attività concrete, resta solo una photo opportunity, un’amicizia da social, una referenza sul suo curriculum, non un’occasione di crescita del Paese. Non mi vengono in mente altri casi di leader tecnologici che ci sono cimentati con l’amministrazione pubblica: Marconi rimase sempre uno scienziato, un inventore e un industriale. Edison pure. Giusto Benjamin Franklin fece politica, ma era secoli fa. Musk resta un uomo di affari, geniale e di successo. Adesso sarà stimolato dallo spazio che Trump gli sta lasciando, sarà esaltato da questa nuova avventura, ma presto scoprirà che l’amministrazione pubblica non è un’azienda “padronale”, dove le linee gerarchiche sono chiare e il potere decisionale è allocato in modo inequivocabile. Ci sarà sicuramente un bel po’ di trambusto, là a Washington, trambusto che lascerà morti e feriti (speriamo solo per modo di dire …), ma alla fine qualcosa resterà. I fedelissimi più fanatici di Trump non devono vedere Musk di buon occhio: troppo diverso da loro, che spesso sono antiscientifici, creazionisti, antimodernisti reazionari ed ignoranti. Lo stesso Trump non accetterà di buon grado di essere oscurato. Spero i dem americani non si lascino trasportare da furori ideologici e riescano a trarre beneficio sia dall’operato di Musk, sia dai suoi eventuali fallimenti. Anche per loro sarà importante rimanere lucidi e non farsi trasportare dai facili moralismi. In generale, se la politica vuole mantenere il primato deve conquistarselo e meritarselo. Se accetta una posizione subordinata, resterà sopraffatta. L’unica speranza per la democrazia per non soccombere al populismo e allo strapotere del denaro è mantenere alto il profilo culturale, il livello di coscienza e di consapevolezza dei rischi. Guardare in faccia le minacce e saperle volgere a proprio favore, proprio come nelle arti marziali orientali, dove la stessa energia dell’attacco serve a rintuzzarlo. Convogliare l’energia di Musk (ed anche di altri, non c’è solo lui!) è una sfida irrinunciabile per non soccombere. Partire lancia in resta contro i capitalisti cattivi rischia invece di diventare un’azione suicida. Quelle, normalmente, ci vengono molto bene. Buon anno a tutti.
|