Sere fa, nel corso della trasmissione di Corrado Augias su La7, è comparso uno sfondo che ritraeva affiancate le teste di Xi Jinping, Donald Trump e Vladimir Putin. Una visione inquietante … Mi è mancato il respiro per un attimo nel constatare che le sorti del mondo sono ormai molto saldamente (perché nessuno ne minaccia il potere) in mano a tre persone che palesemente NON credono e NON praticano quella democrazia liberale che il mondo occidentale (allargato) ha inventato, sviluppato e praticato, pur con mille contraddizioni, per oltre due secoli. Quella è la crema del mondo, oggi: tutto il resto è corollario, è accessorio, è, o rischia di diventarlo presto, irrilevante. Quei tre, e ci mancavano Erdogan, Orbán, Netanyahu, l’indiano Modi …, sono nelle oggettive condizioni di spartirsi il mondo in zone di influenza e nemmeno una di queste ci è idealmente vicina. Non era mai successo, finora. Noi poveri europei (meschini …!) siamo qui a dividerci ancora tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori, riformisti e massimalisti, mentre il discrimine si è ormai drasticamente spostato su un altro piano. Democrazia liberale contro autocrazia autoritaria. Una volta, fino a qualche mese fa, avrei detto che statisti come De Gasperi, Adenauer, Schumann, persino De Gaulle, e poi Moro, Kohl, Merkel, erano rispettabili politici, ma dell’altro schieramento, di destra o centrodestra, e potevo contrapporci idealmente Mitterrand, Schmidt, Brandt, Blair, Prodi, una sinistra europea e democratica alla quale avevamo sperato di aggregare anche il Partito Democratico, prima che il cancro del correntismo e le manovre dei massimalisti lo corrodessero dall’interno, fino a renderlo irriconoscibile. Oggi questa distinzione non regge più: tutte quelle persone sono finite oggettivamente dalla stessa parte, costituiscono un Pantheon democratico, in contrapposizione ai tre di cui sopra, più tutti gli altri. Una volta le distinzioni erano sui programmi politici, ora sono sui principi fondamentali. Pensavamo di contrapporci in un quadro di confronto democratico, ora ci sentiamo dare dei “parassiti europei” da parte di mezzo Governo americano, che si dichiara apertamente ostile all’Europa, e proprio per le basi ideologiche della nostra convivenza, da loro giudicate un’inaccettabile mollezza, un cedimento al loro mito della forza. Il nostro Governo, ahinoi, si accoda, condivide più o meno sottotraccia, cerca di temporeggiare, menando il can per l’aia. Il resto dell’Europa fortunatamente ha già preso atto di questo sconvolgimento e si sta attrezzando di conseguenza, cercando di tenere fuori dalla cerchia del potere le forze schierate con gli autocrati. La Commissione Europea ha già una maggioranza che tiene fuori le ali estreme; la Francia, grazie alla sagacia di Emmanuel Macron, ha fatto lo stesso; la Polonia pure; la Germania sta per farlo. Il Regno Unito, forte di un bipartitismo consolidato, per ora non ne ha bisogno. Il Canada seguirà a breve. Insomma, gli Stati democratici stanno prendendo le contromisure: vedremo se funzioneranno e se sapranno resistere all’attacco concentrico che stanno portando i nuovi autocrati del mondo. L’Italia, ahimè, ha invece imboccato la strada opposta, addirittura anticipando l’avvento al potere di una maggioranza con chiarissimi istinti autoritari che, in più, è composta da pericolosi incompetenti. Forse ci salverà la nostra irrilevanza geopolitica, ma è ben triste doverlo constatare. Capiranno i nostri democratici, di sinistra e qualcuno forse pure di destra, che l’unica strada è quella? Che bisogna avere il coraggio di mollare al loro destino i radicalismi massimalisti e puntare sulla difesa strenua della liberaldemocrazia? Le ali estreme, soprattutto quelle di sinistra, preda di un infantilismo preoccupante, in questo scenario sono solo ingombranti zavorre, che forse bisognerà pure trascinarsi dietro, ma che devono essere politicamente neutralizzate, pena il cedimento di tutto il sistema e l’isolamento in un’Europa che non credo voglia cedere di schianto. Almeno me lo auguro. È un compito difficile, che richiede sagacia, visione, coraggio, anche pazienza, perché siamo dentro ad un flusso storico di medio-lungo periodo e non c’è da illudersi che passerà in un amen. Nessuno di quegli autocrati sembra vacillare: purtroppo hanno acquisito un consenso popolare certamente non maggioritario, ma sufficiente a mantenerli al potere ancora per anni. C’è chi si porta avanti con il lavoro, come Erdogan, arrestando i potenziali oppositori ben tre anni prima delle elezioni, chi li elimina fisicamente, chi, come Trump, li sbeffeggia, li insulta e li discredita, usando l’enorme potere mediatico accumulato. Ecco, il potere mediatico … I democratici debbono assolutamente riconquistare la presenza ovunque c’è gente che si esprime, ovunque c’è spazio per parlare, spiegare, convincere. Guai a ritirarsi sdegnati nelle ridotte delle cerchie di intellettuali. Bisogna far comprendere a tutti l’essenza e la rilevanza dello scontro in atto, prima che esso venga metabolizzato come normale evoluzione della politica e generi assuefazione e assopimento. Bisogna continuare a sottolineare l’eccezionalità della posta in gioco e soprattutto il potenziale eversivo di queste nuove posizioni politiche. Nessun democratico dovrebbe sfuggire a questo compito vitale. Nessuno dovrebbe continuare a sottolineare distinzioni capziose, coltivare assurde ed anacronistiche equidistanze. Qui e ora, la nostra civiltà è sotto attacco. Qui e ora, bisogna difenderla e rilanciarla. È auspicabile che soprattutto chi ha ancora una lunga vita davanti (beato lui!) non decida di sprecarla in inutili radicalismi, infantili ideologismi o di perdersi nell’egoismo e nel menefreghismo. Potrebbe pentirsene amaramente … quando sarà troppo tardi.
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