La lettura dell’ultimo libro di Matteo Renzi “L’influencer” è un’esperienza molto forte, comunque la si pensi sul suo autore: ben lungi dall’essere un libro di propaganda politica, esso elenca con minuzioso dettaglio tutta una pressoché infinita serie di “prodezze” della Presidente Meloni, fin dai primi anni della sua esperienza politica, esperienza proprio per niente riconducibile a quella di un “underdog”, così cara alla propaganda di famiglia. Tutta la sua narrazione viene smontata minuziosamente e confutata nel dettaglio con dovizia di particolari e c’è da giurare che, come per tutti gli altri libri di Renzi, nessuno proverà a portarlo in Tribunale per contestare checché di quanto scritto. Ci si può chiedere allora se questo libro servirà a far scendere la Presidente da un piedistallo sul quale è stata collocata, dai suoi sodali ovviamente, ma con la collaborazione fattiva e piuttosto efficace anche dei suoi oppositori, che ancora oggi continuano a propalare l’idea secondo la quale Meloni sarebbe brava, preparata, energica, … un po’ fascista, forse, circondata da personaggi improbabili, certo, ma che comunque si tratti di una “rivelazione” del panorama politico italiano. La risposta è “no”: questo libro non farà scendere nessuno dal piedistallo, per il semplice fatto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e oggi l’italiano medio pare non voglia proprio sentire nulla. Continua a lamentarsi come sempre, si distacca dalla politica, come sempre e di più, mette tutto e tutti in un unico calderone di scontento e disillusione e procede, come se nulla fosse, a farsi gli affari propri, vero ed unico sport nazionale, altro che il calcio! Quindi: lunga vita a Meloni, che si avvia a governare a lungo, con un 25-30% di consensi, con una maggioranza litigiosa come non mai, ma sempre pronta a ricompattarsi al minimo stormir di fronda ...! Proprio come la balda opposizione che, guarda un po’, passa invece tutto il suo tempo a cercare ragioni, anche le più astruse, di divisione, di discussione, di litigio, tutto pur di non rischiare di dovere andare a governare per davvero, attività per la quale l’opposizione attuale sembra ancora meno portata di quanto lo siano i prodi Lollobrigida, Del Mastro, Fazzolari, … che in cambio di una poltrona sarebbero disposti a fare “la qualunque”. Il tutto in una situazione internazionale che definire critica è davvero da ottimisti. Dove si va, allora? Renzi continua a dire che per battere Meloni servono tutti, da Calenda a Conte, ma al momento pare una classica “vox clamantis in deserto”, un “wishful thinking” senza alcuna speranza di realizzarsi, eppure in qualche modo bisognerà pur fare … Carlo Calenda, con sommo sprezzo della sua pretesa e tanto conclamata estrazione liberale, propone che il M5S venga “cancellato” dal panorama politico. Così, di brutto: roba da Erdogan … ma tant’è. (Credo che tutti noi, al bar, o a cena con gli amici, abbiamo talvolta fatto sparate del genere, anche peggio, ma farle al Congresso del proprio Partito, davanti ai media ed alla Premier in sollucchero, è davvero un’altra cosa …, “ma tutto questo Carlo non lo sa …”). L’importante è distinguersi, da tutto e da tutti, purché rifulga la sua stella di leader senza macchia e senza paura che, come il Jep Gambardella di Paolo Sorrentino, reclama il potere di far fallire le feste. E bisogna dire che finora è stato molto efficace, sia con il Terzo Polo che con la lista Stati Uniti d’Europa che, grazie alle sue intemperanze, ha regalato sette o otto possibili parlamentari europei ed europeisti alla destra conservatrice euroscettica. Un bel risultato davvero! Eppure, altra strada non c’è, o comunque nessuno ne sa indicare un’altra, men che meno i cosiddetti nuovi centristi che dichiarano con forza la loro assoluta equidistanza e quindi la loro assoluta irrilevanza politica. In queste condizioni il rischio che Meloni governi molto a lungo è davvero forte, non si può negarlo … Il tutto, ripeto, in una situazione internazionale che definire critica è davvero da ottimisti. E allora …, insistere, insistere, insistere, per parafrasare il Procuratore Borrelli. Insistere perché la politica ha la testa dura e non la si può piegare a lungo ai propri interessi di bottega. Qualcuno deve pur prendersi il ruolo di continuare a credere nella ragione politica, per quanto questo sembri irrealistico e velleitario. Perché l’alternativa è tenersi questi campioni per anni, mentre il mondo diventa sempre più rischioso e chiede idee chiare, chiede visione, chiede decisione, e non traccheggiamenti e ambiguità. Gente come Trump e la sua gang non guarda in faccia a nessuno e tira dritto per la sua strada: figuriamoci se pensano a Meloni, o a Tajani, o a Salvini. Questi sono capaci di andare a prendersi la Groenlandia o Panama, o il Canada, e noi? Restiamo a guardare, a metà strada, giusto in mezzo all’Atlantico, come il Titanic? Noi dobbiamo trovare una collocazione che non può che essere quella europea, perché là ci ha messo la Storia e con la Storia non serve litigare. La Storia ci ha insegnato che “i Paesi non allineati” sono scomparsi con la fine della guerra fredda e, se i Paesi europei singolarmente volessero seguire quella strada, finirebbero ingoiati in un sol boccone da squali famelici come Trump, Putin, o Xi Jinping. L’alternativa è chiara: o l’Europa intera si mette a quel livello o verrà fagocitata. Checché ne dicano Meloni, Calenda, Schlein, Conte e qualunque altro aspirante leader, che rischia di essere leader di niente. I piccoli Partiti devono giocare con intelligenza le loro carte. Non si passa dal 4 al 30% solo con la buona volontà. Servono eventi straordinari esterni che cambino i parametri. Meloni ha approfittato della sciaguratezza di Salvini al Papeete e del declino di Silvio Berlusconi per prendere il loro posto e i loro voti. Grillo e Casaleggio approfittarono del suicidio del PD di Bersani e Letta, squassato dalle lotte intestine, per arrivare al 30%. E ancora oggi, con molto meno della metà dei voti, lucrano sulle contraddizioni di un Partito ancora irrisolto tra riformismo e massimalismo. Gli altri Partiti piccoli, Italia Viva in primis, debbono essenzialmente essere presenti, farsi sentire sui media e in Parlamento, avanzare proposte, possibilmente realistiche e concrete, confidando su un leader vero (chi ce l’ha … e Italia Viva ce l’ha!) e su una classe dirigente dinamica e preparata. Bisogna scovare talenti singoli sui territori e farli crescere, non preoccupandosi più di tanto della capillarità della presenza nonché delle inevitabili beghe locali innescate dagli opportunismi di chi cerca occasioni di visibilità. Bisogna rappresentare un pungolo continuo per il resto del centrosinistra, che resta neghittoso e restio ad assumere iniziative coraggiose. E soprattutto basta rimpianti per un passato che è definitivamente passato. Purtroppo, la storia politica italiana è già stata irrimediabilmente distorta dalle vergognose e furibonde campagne giudiziarie e mediatiche contro Matteo Renzi, la sua famiglia ed i suoi amici, campagne che hanno distrutto sul nascere una esperienza politica che poteva essere molto fruttuosa. Lo stesso vale per la campagna bipartisan contro il referendum costituzionale del 2016. Nessuno si scuserà per questo: il risultato lo hanno ottenuto ed è ovviamente irreversibile. Che importa se era tutta fuffa? La Storia non si fa con i "se …", e non serva a nulla recriminare, anche perché i responsabili di questa incredibile ma purtroppo autentica violenza sulla Storia non sono affatto spariti né tantomeno pentiti. Sono ancora tutti pronti ad agire ... Meloni è una classica “tigre di carta”, resa credibile più dalla debolezza degli avversari che dalla sua forza. Nessuno sa dove andremo a parare, ma gli influencer di solito non vanno lontano. Le stagioni passano in fretta, e già ora la situazione internazionale presenta un conto al quale non si può sfuggire. “… era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti …”
|