Se l’è cavata … La “corte” presidenziale di famigli, corifei e compagnia osannante, ha sancito l’indiscutibile successo della missione americana e il popolo tutto può tirare un sospirone di sollievo, ora che l’impavida Presidente ha superato la prova nella tana dell’orco ed è rientrata alla base indenne. Basta accontentarsi … Come largamente previsto, il risultato “storico” di tanto sforzo diplomatico è rintracciabile in una vaga promessa di un viaggio a Roma (ché a Roma c’è pure il Papa …) per incontrare, forse, prima o poi, i leader della Unione Europea (quelli veri …, ammesso che ce ne siano). Per il resto, tutto come prima. Solo qualche foto in più per l’album dei ricordi. Meloni ha omaggiato il suo nuovo autocrate di fiducia, perché meno male ora ce ne abbiamo anche uno bello grosso in Occidente, e quindi possiamo tenere in secondo piano quello originale d’Oriente, lo Zar di tutte le Russie, quello per il quale Meloni e il suo sodale Salvini, in mancanza di alternative, sbavavano in pubblico e senza vergogna fino all’altro ieri. Autocrati per ogni palato sorgono ormai ovunque come funghi e vanno tanto di moda, hanno soppiantato quei noiosi leader democratici, così fuori moda, che non si portano più. Il loro (dei leader democratici) linguaggio, dal quale di tanto in tanto, semmai, affiorava qualche idea e qualche citazione, che potevano anche indurre ad approfondimenti e quindi ad ampliamenti culturali, è stato sostituito dal rozzo e volgare linguaggio così apprezzato nei “peggiori bar di Caracas”, come diceva una vecchia pubblicità. Adesso quei bar, o talk-show, o commenti editoriali, hanno attecchito in tutto l’Occidente, una volta terra di democrazia, tanto che quasi nessuno se ne scandalizza più. A tutto ci si abitua, anche agli insulti. Per secoli l’Occidente ha cercato di evolversi dalla primitiva, medievale, brutalità delle istituzioni, e ci è pure riuscito, in parte. Sembrava che i dittatori, retaggio di secoli passati, fossero tutti fuori dal nostro giro privilegiato di occidentali liberal. Sembrava. Ora non sembra più. Abbiamo autocrati (non li chiamiamo più dittatori, fa poco fine …) alle porte di casa, anzi dentro casa, dove casa è l’Unione Europea (con Orbán e i suoi amici), o la NATO (con il buzzurro-in-chief di Washington e il turco Erdogan), e quasi nessuno ci fa più caso. La nostra Presidente ha anzi serenamente dichiarato piena consonanza di vedute con l’attuale inquilino della Casa Bianca: i due sono con ogni evidenza dalla stessa parte, e ne sono fieri. È la democrazia, bellezza! – si potrebbe obbiettare. Hanno vinto loro, senza trucchi. Tocca aspettare la rivincita. Giusto, purché ci si arrivi alle prossime elezioni, e ci si arrivi avendo ancora la possibilità di interloquire, di opporsi, di proporre una visione diversa. Non è scontato … Ma quand’anche ci si arrivi, siamo sicuri che saremo noi i più forti, siamo sicuri di poter prevalere in un prossimo confronto elettorale? Non è che ci stiamo avviando sulla strada di una minoranza perenne, saccente ed elitaria, che sdegnosamente rifiuta lo scontro con questi buzzurri di reazionari, rinunciando a priori alla possibilità di diventare maggioranza? Le avvisaglie non sono affatto buone, anche se in Europa c’è ancora un nucleo di sinceri democratici che resistono, seppur assediati da forze montanti, a volte francamente imbarazzanti. Starmer è insidiato dal redivivo Farage, Macron dagli immarcescibili Le Pen e Mélenchon, Tusk dagli epigoni dei gemelli polacchi, Merz da nazisti dichiarati, alleati con improbabili sovranisti di sinistra, Sanchez alle prese con un indipendentismo ottuso ed imprevedibile. Nessuno dorme sonni tranquilli. L’Unione Europea, dal canto suo, dorme di un sonno profondo, ma popolato di incubi. E non si sveglia. Qui da noi ci siamo da tempo portati avanti col lavoro, avendo già al Governo una solida maggioranza che deriva dalla gloriosa italica tradizione dello schietto populismo di Berlusconi, dei cinquestelle di Grillo e ora di Conte, di Salvini, di Meloni, e tralascio l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Una lunga e ben consolidata tradizione di nemici dichiarati della democrazia rappresentativa, che persino travalica i confini della usuale distinzione destra-sinistra, visto che anche la sinistra è profondamente infettata da questo virus antidemocratico, e pare non voglia fare nulla per liberarsene. C’è una sinistra, forte e consistente (ahimè, c’è sempre stata …), che è congenitamente allergica alle responsabilità e che quindi, con il pretesto di dare voce agli ultimi, che tanto non saranno mai maggioranza, si tiene ben distante dai penultimi, dai terzultimi e da tutto il resto della classifica, cioè dalla società vera, quella che manda avanti la baracca tutti i santi giorni, lasciandola volentieri nelle grinfie di chi sa solleticarne gli istinti peggiori, promettendo tutto e mantenendo nulla, salvo il sempre graditissimo “laissez faire”. Gli altri, che stiano pure a casa a guardare le serie su Netflix e non perdano neppure tempo a votare! Restano alla fine più o meno quattro gatti, sempre meno irriducibili, che sperano nel sol dell’avvenire riformista e democratico, ma che intanto continuano a guardarsi tra di loro in cagnesco, sospettosi e convinti che tutti gli altri siano traditori della Causa. Questo è il quadro oggi, indubbiamente desolante. Vero è che “April is the cruellest month”, come scriveva T. S. Eliot all’inizio di “The Waste Land”, perché promette una nuova vita che non meritiamo, ma una strada bisognerà pur trovarla, o lasciarsi andare sarà la sola alternativa. È già successo, e non è finita bene, ma noi preferiamo illuderci che qualcosa ci salverà dalla decadenza, che qualcosa accadrà, o che comunque la faremo accadere. A noi anziani tocca purtroppo la parte antipatica di chi ammonisce, ma a chi è più giovane e vigoroso toccherebbe agire, ammesso che ci siano voglia e idee. E ammesso che si capisca che non siamo dentro ad un incidente della Storia, ma ad una vera svolta della Storia, e che bisognerà faticare per rimettersi in carreggiata, ammesso di ritrovarla, la carreggiata. O piuttosto troveremo una nuova strada, forse ancora tutta da tracciare e costruire. Buona Pasqua a tutti.
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