È successo anche in Romania, dopo Francia, Canada, Australia, confidiamo succeda presto anche in Polonia … non può essere un caso. Quando i cittadini di Stati democratici si trovano davanti la concreta possibilità di finire sotto regimi con tendenze autocratiche, ispirati a Paesi non importa se già apertamente dittatoriali (la Russia di Putin) oppure aspiranti tali (gli USA di Trump), finisce che scatta un allarme, che porta masse consistenti di persone alle urne a votare l’alternativa democratica, anche se fino al giorno prima questa era data per sicura perdente. In Romania domenica scorsa si sono presentati ai seggi oltre due milioni di elettori (l’11% in più di affluenza) che avevano disertato il primo turno, dal quale il candidato filorusso era uscito vittorioso. Di fronte ad una minaccia alla democrazia, quelle persone hanno preso in mano la matita e hanno votato il candidato europeista, malgrado fosse dato per sicuro perdente, portandolo ad una imprevista e consistente vittoria. Così anche in Francia hanno bloccato il Front National di Le Pen e Bardella, in Canada e in Australia il candidato trumpiano. Vedremo in Polonia … È chiaro che gli elettori attratti dalle autocrazie restano sempre tanti, più di una volta, ma essi sono ancora una larga minoranza, mentre nelle fila dei tanti astensionisti si cela un gran numero di cittadini che NON sono indifferenti e che, all’occorrenza, possono fare la differenza. Questo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che le democrazie sono ancora forti e che quella che manca non è la DOMANDA di democrazia, ma l’OFFERTA di proposte politiche riformiste e democratiche, credibili e spendibili. Guardiamo la triste situazione italiana. Le destre raccolgono molto meno della maggioranza dei votanti: Meloni sta governando con un misero 26%, la stessa percentuale che a Bersani non bastò per formare il Governo nel 2013. Hanno una maggioranza litigiosa, con Salvini che fa i dispetti e gioca a fare quello sempre più a destra, parteggia per Putin, come ha sempre fatto, mette bastoni tra le ruote ogni volta che può, ma ciononostante la maggioranza è salda, nessuno la insidia. Perché chi dovrebbe insidiarla è ancora più diviso e litigioso, con la sostanziale differenza che nemmeno ci prova a fare fronte comune. Critichiamo Conte perché è un populista in purezza, Schlein perché è infantile e naif e fa le manifestazioni col megafono e gli striscioni come nel Sessantotto, Fratoianni e Bonelli perché sono i soliti massimalisti inconcludenti. Ci chiediamo pensierosi come mai si possa imbastire una qualche alleanza con gente simile. Scuotiamo la testa borbottando: “impossibile, impossibile, …”. Ma quelli che dovrebbero essere gli adulti nella stanza, i riformisti democratici, i pragmatici, quelli maturi che sanno di politica, quelli neanche riescono a parlarsi tra di loro, polverizzati come sono in mille sigle e siglette, tutte uguali ma tutte fieramente diverse e gelose della propria diversità. Ecco perché dico che manca l’OFFERTA politica: chi mai dovrebbero correre a votare i cittadini schifati dalla destra, scontenti delle balle che Meloni continua senza vergogna a propinare loro, della profonda ignoranza (e malafede) sua e della sua classe dirigente? L’abbiamo vista alla Camera scandire con aria dottorale che lo spread sotto i cento punti indica una maggiore sicurezza dei nostri titoli rispetto a quelli tedeschi, Giorgetti (Ministro dell'Economia) lì a fianco scuoteva la testa sconfortato per la grossolanità dell’affermazione, ma nessuno dalla opposizione che sul momento le sia saltato alla giugulare, denunciando la topica colossale e pretendendo una immediata rettifica in diretta televisiva. Un/a PdC con tale improntitudine (dicesi "faccia tosta") non s’era mai visto/a, ma nemmeno una opposizione che se la beve così, senza nemmeno protestare … E allora, vogliamo capire che senza offrire un progetto politico riformista convincente tanta gente resterà a casa sul divano, imprecando contro la malasorte e contro la piccolezza di presunti leader che non riescono a quagliare una proposta sensata? E quali sarebbero i leader? Dove sono i potenziali leader, dov’è la fila di gente che prova a prendere l’iniziativa di guidare tutti i riformisti alla riscossa? Poi ci si dovrà porre il problema di Conte, di Fratoianni, di Schlein, … poi. Ma prima, chi mette insieme i cocci del riformismo democratico? E badate che non basta semplicemente “uno bravo”, un buon coordinatore, uno zelante funzionario amministratore. Serve un leader vero, uno che porti alle urne almeno 6-7 milioni di persone, che ci sono, sono pronte, purché qualcuno le mobiliti con un discorso credibile, concreto, che risponda alle reali esigenze della vita di tutti i giorni. In realtà il leader naturale di quell’area c’è ed è indiscutibilmente Matteo Renzi. Lo ha già fatto ed ha funzionato, per parecchi anni. Purtroppo, una perversa catena di circostanze, in parte riconducibili anche a lui stesso, lo ha reso divisivo, non spendibile, inviso ad un gran numero di persone. Peccato! Ma adesso, chi si candida per quel posto? Chi se la sente di proporsi a quegli elettori che aspettano? Parlo a chi è rimasto mugugnando nel PD, a chi milita nei partitini minori di centro, o nelle associazioni di liberaldemocratici, agli intellettuali, agli uomini di buona volontà. Pensate di rimanere a lungo a guardarvi l’ombelico mentre Meloni e i suoi scagnozzi fanno il bello ed il cattivo tempo? Senza un leader vero e senza un programma comune, come si può pensare di confrontarsi con chiunque, Conte, Schlein, o chi volete? O ci si aspetta di prendere da soli il 51%? Suvvia! Pare che nemmeno gli esempi eclatanti dei Paesi sopra citati servano a rischiarare la strada e fornire un modello. Qui ci divertiamo a dividerci su leggi di dieci anni fa, con quattro referendum (il quinto – scheda gialla – è sacrosanto …!) del tutto avulsi dalla realtà odierna, tutto per soddisfare l’ego ipertrofico di Maurizio Landini, uno specialista in sconfitte ai referendum sul lavoro (Pomigliano e Mirafiori nel 2010-11). Quindi, ognuno per sé e Dio per tutti: peccato che l’Altissimo di questi tempi abbia pensieri ben più seri ed impellenti che non mettere d’accordo una banda di vocianti aspiranti statisti, incapaci di capire l’urgenza e la gravità della situazione. Ogni tanto qualcuno ci prova, per la verità: il Circolo Matteotti, appena nato a Milano, si propone proprio l’obbiettivo giusto, mettere insieme i riformisti, ma è ancora mille miglia lontano dal coagulare una proposta spendibile. Comunque, auguri! Sosteniamolo … Ma non basta: il tempo non è molto e le minacce sono terribili. Mattarella l’ha detto all’Europa, ma credo che intendesse anche altro. “Nessun dorma!”
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