Come volevasi dimostrare: questa formula linguistica, ormai del tutto desueta, era molto comune quando noi boomer andavamo al Liceo, oltre mezzo secolo fa, e i professori di matematica e geometria ci insegnavano a dimostrare i teoremi. A esercizio finito, si scriveva C.V.D., come a dire che quanto atteso era stato dimostrato, con le ferree leggi della logica. Andrebbe ricordato a Maurizio Landini, anche se non ha fatto il Liceo, e non ha neppure finito l’Istituto per Geometri, ma che si ritrova da molti anni ad essere il capo prima dei metalmeccanici della FIOM, poi di tutta la CGIL. L’assunto del teorema era chiaro: si possono mobilitare oltre 25 milioni di cittadini italiani su quesiti referendari così astrusi, confusi, ininfluenti, antistorici, proposti con il solo evidente intento, tutto ideologico, di prendersi una tardiva rivincita su una stagione di riforme che quel Sindacato (non gli altri) ha voluto subire dieci anni fa, opponendo un ottuso rifiuto ad affrontare problemi del lavoro da tempo non più procrastinabili? La risposta era NO, e bisognava dimostrarlo. E NO è stata, e non per la nefasta influenza di oscure forze del male, ma semplicemente per l’inconsistenza dell’assunto. Sono andate a votare (molte votando SÌ ma altre anche NO) poco più della metà delle persone necessarie a raggiungere un quorum che tutti, dico proprio tutti (promotori compresi), sapevano essere fin dall’inizio irraggiungibile. E allora perché abbiamo buttato via 300 milioni di euro e tanta credibilità per un esercizio di democrazia così fasullo e ininfluente? Secca essere così tranchant, ma purtroppo la risposta è quella già più volte fornita: permettere al suddetto sciagurato Segretario della CGIL di sentirsi vivo e vegeto al centro della scena, anche se sconfitto, per l’ennesima volta. Un perdente seriale (come dimenticare le batoste del 2010-11 in FIAT?), un affossatore di organizzazioni e movimenti, un narciso di sinistra che tutto sacrifica al suo straripante ego. Al suo cospetto anche il cashmere di Bertinotti pare stingersi ed infeltrirsi … Il problema è che in questa avventura ha trovato “compagni” che, ben lungi dal dissuaderlo e riportarlo sulla terra, lo hanno spalleggiato, sperando forse di godere di un po’ di luce riflessa: sono già pronti gli specchi su cui si arrampicheranno Schlein, Fratoianni e Bonelli, accompagnati dal sorrisetto sornione di Giuseppe Conte. Hanno rimediato tutti l’ennesima figuraccia, l’ennesima sconfitta, e adesso cercheranno di convincerci che invece hanno fatto bene e che vedremo presto i frutti di tanta lungimiranza strategica. Contenti loro! Contenti un corno! Perché il centrosinistra subisce ancora una sonora ed umiliante sconfitta, in più del tutto evitabile e gratuita, frutto solo di insipienza politica, unita alla più classica presunzione degli ignoranti. Molti hanno giustamente fatto rilevare come “questo” centrosinistra da operetta coltivi con pazienza e cura certosina la cosiddetta “vocazione minoritaria”, ovvero la tendenza ad essere e restare il più possibile minoranza, ben lontano dalle noiose incombenze di governare e fare riforme. Troppo volgare, troppo degradante dover discutere, convincere, mediare, fare compromessi, cercare soluzioni creative ai problemi. Altro che la “vocazione maggioritaria” predicata da Veltroni, fino a quando una classica congiura di palazzo, degna di Caligola, non lo tolse di mezzo, mandandolo ai giardinetti (dove, peraltro, si è ricostruito una vita di un certo successo …)! Molto meglio invece riempirsi gli occhi e il cuore di cortei, con megafoni e striscioni, di manifestazioni dove ci sono sempre non meno di 300.000 persone (anche contro la geometrica evidenza di Piazza San Giovanni). Se la cantano e se la suonano tra di loro, radiosi nella loro irrilevanza, con bandiere che garriscono e fazzoletti che svolazzano al vento di primavera … c’è una luna in fondo al blu … Che tristezza! Ma qualche adulto che li svegli c’è, da qualche parte? C’è qualcuno che li tiri giù sulla terra e li rimetta a contatto con la realtà? Più di un folle illusionista visionario ha sostenuto in questi giorni che vittoria sarebbe stata trovare nelle urne (SI, NO, bianche, non importa …!) qualcosa di più dei 12,5 milioni di voti presi dal centrodestra a settembre 2022. Un evidente e patetico gioco di prestigio, inventato per camuffare una disfatta. Forse (ancora non si sa per certo …) in quello sono riusciti, e forse i SI sono a stento arrivati ai 12,5 milioni desiderati. Che magra consolazione! Si può perdere dopo cinque set e tre match-ball buttati, in cinque ore e mezza di lotta titanica: ci si sta molto male, ma si esce comunque a testa altissima, fra gli applausi e l’ammirazione del pubblico pagante e no. Ma questa è stata una catastrofe, molto, molto, molto, annunciata (RIP, caro Gabo…). E adesso? Quale Spalletti pagherà il conto? L’ho già scritto: Penelope (o chiunque per lei trovasse la voglia) dovrà ritessere la tela strappata, per l’ennesima volta. Con la pazienza di Giobbe e la volontà di ferro di Massimo D’Azeglio. Purtroppo, chiunque sia si troverà intorno gente contenta di avere perso ancora, ma coi capelli al vento e lo sguardo verso il sol dell’avvenire …
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