La notizia che Trump e Musk litigano furiosamente tra di loro, scambiandosi gentili complimenti come “ridicolo”, “ubriacone”, minacciando (l’uno) di espellere il rivale dagli USA come un immigrato indesiderato o (l’altro) di rivelare documenti bomba sui rapporti dell’ex-amico con il finanziere pedofilo, dovrebbe riempire il cuore di gioia a tutti i sinceri democratici, in ogni parte del mondo. Se poi il geniale Elon Musk (che poi geniale lo è per davvero, almeno come imprenditore) davvero dovesse fondare un suo partito personale (ai veri ricchi non bastano più yatch di 100 metri e jet privati …, vogliono tutto personale, anche il mondo) con lo scopo esplicito di danneggiare il rivale, questo a maggior ragione dovrebbe aprire prospettive rosee sul futuro del nostro martoriato pianeta. Dovrebbe … Ma bisognerebbe anche che ci fosse qualcuno disposto e pronto ad approfittare di tanta buona sorte. Ovvero servirebbe un’alternativa politica, pronta a spazzare via tutta la gramigna che è andata crescendo ed accumulandosi in questi ultimi anni. Sia negli USA che in Europa, e persino qui da noi, questa fortuna insperata dovrebbe essere salutata con peana ed epinici. Finalmente si capirebbe che questi nuovi aspiranti autocrati, oggi in così gran voga, non valgono una cicca come politici, sono solo palloni gonfiati a dismisura dalla loro tracotanza mediatica, dalle loro smisurate ricchezze, nonché dalla semplicioneria di buona parte dell’elettorato che li asseconda. Giganteschi bluff, che bisognerebbe andare a vedere con la freddezza di un James Bond contro Le Chiffre, e la sicurezza di essere i più forti. Ma il problema è proprio qui. Chi ha questa freddezza, questa lucidità, questa determinazione? Esiste, non dico un James Bond, ma almeno un’area di sinistra, centro-sinistra, sinistra-centro, o quello che volete voi, su cui puntare qualche fiche senza la certezza di perderle? Inutile girarci intorno: non esiste, né in USA, né in Europa, né tantomeno qui da noi. Non esiste perché a sinistra si è persa la cultura del Governo, del progetto, del programma, della prospettiva, che sola può cementare una reale alternativa di governo. È rimasto un ribellismo indistinto, una voglia di fare casino, un istinto ad assecondare le pulsioni più elementari della “gente”, insomma il seme del populismo, ma non la voglia di costruire il futuro migliore possibile. In USA oltre ottanta milioni di elettori democratici (non proprio quattro gatti …!) sono rimasti del tutto orfani di una leadership e di un progetto politico alternativi alle sparate situazioniste di Donald Trump e adesso sembrano allo sbando, in attesa delle elezioni di mid-term (novembre 2026), che si avvicinano pericolosamente, senza che si veda un risveglio delle coscienze democratiche. Sembrano tutti ipnotizzati dall’enormità delle boutade, dal completo rovesciamento delle consuetudini, anche le più consolidate, della diplomazia e della lotta politica, come uno che entrasse ruttando e scorreggiando in un ricevimento all’ambasciata ed a cui nessuno ha il coraggio di dire con fermezza: “prego, si accomodi fuori!”. Ora, io non sono un assiduo frequentatore di ambasciate, ma sono abituato a pensare che certi modi di fare più urbani sono funzionali ad una convivenza più rispettosa del prossimo, ad una maggiore capacità di incidere sulle situazioni per renderle più confacenti all’obbiettivo di stare tutti un po’ meglio. Non è etichetta, è funzionalità. Le reazioni dei mercati alle mattane di Trump e del suo amico Musk lo dimostrano ampiamente. Il voto popolare non è una chiave che apre proprio tutte le porte: se il popolo volesse reintrodurre il rogo per i condannati, questo non vorrebbe dire che si sarebbe autorizzati a farlo. Nell’Occidente civilizzato dovrebbe esistere un set di valori condivisi che nessuno dovrebbe mettere in discussione. Invece oggi non è così. Nulla appare più intoccabile. Questo vuol dire che il pericolo di imbarbarimento non è mai stato così forte negli ultimi decenni e che ci stiamo giocando, perdendo, gli ultimi secoli di storia moderna. Questo non pare essere chiaro ai campioni della sinistra mondiale, che continuano a sorseggiare tè alla menta sotto un pergolato di glicini, circondati da cani e bambini ben educati. L’urgenza di mettere in salvo le democrazie non pare essere granché sentita: forse si pensa che tutto andrà a posto per grazia divina, perché il sole bacia i belli e chi è più bello di noi? È vero che mancano leader credibili, ma forse mancano perché manca il contenuto, manca la voglia di futuro, manca la necessità di resistere. Una sorta di cupio dissolvi sembra essersi impadronita delle classi dirigenti della sinistra, forse rassegnati alla sconfitta e forse anche contente di trovare bell’e pronto un babau bello grosso contro cui indirizzare strali, maledizioni, e rabbia popolare. Con risultati deprimenti. Chi prova a chiamare a raccolta le sparute e disperse forze della sinistra viene guardato come un intruso inopportuno in cerca di gloria, e subito rintuzzato, quasi fosse un delitto rompere questo terribile sortilegio che ci attanaglia tutti. “E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere Se poi è tanto difficile morire…” Non è difficile affatto … Le democrazie nascono e muoiono, spesso nel sonno generale, salvo svegliarsi di soprassalto e chiedersi come si è potuto essere così stupidi da non capire cosa stesse succedendo. Oggi purtroppo il sonno è ancora profondo e nessuna sveglia pare essere efficace. Si preferisce coltivare il proprio piccolo podere, per proteggere scarsi frutti rinsecchiti da dare in pasto ai fedelissimi, mentre il grosso del mondo fa di tutto per curare al meglio gli affari propri. Abbiamo già vissuto momenti simili e non sono finiti bene. Nessuno pare ricordarsene. Come i membri della Fondazione di Asimov, chi si sente sveglio e reattivo dovrebbe custodire il fuoco della libertà, in attesa ed in preparazione di tempi migliori. Difficile non riscontrare le analogie inquietanti tra Trump ed il Mulo, entità mutante capace di soggiogare e ridurre in soggezione l’intera società. Nel Ciclo delle Fondazioni le crisi duravano un migliaio di anni, qui chissà …
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