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Le piaghe d'Italia

La maggior parte dei Paesi sviluppati, nell’ultimo decennio o poco più, ha dovuto subire due grandi crisi, due batoste difficili da dimenticare: la crisi finanziaria del 2008 e quella pandemica del 2020, ancora in corso, seppur in via di risoluzione. Le conseguenze le abbiamo vissute sulla nostra pelle e ancora bruciano. Però, almeno,  “mal comune, mezzo gaudio” : tutto il mondo ha dovuto far fronte a difficoltà inaudite e lo ha fatto, anche con qualche successo. Nel frattempo però, altre crisi “locali” hanno colpito specifiche realtà. La prima, che proprio “locale” non era, malgrado coinvolgesse direttamente un solo Paese, è stata l’avvento di Donald Trump in USA: quattro anni vissuti pericolosamente, fino all’incredibile assalto al Campidoglio, conclusi con l’insediamento del democratico Joe Biden ed il rispristino di una certa “normalità” nella politica statunitense e, di conseguenza, in tutto il mondo occidentale. Il cambio è stato netto, senza equivoci né troppi compromessi. Anche

La palla di lardo

Non mi pare del tutto inutile cercare di immaginare con quale assetto politico si arriverà alle elezioni di marzo-aprile del 2023. All’occorrenza forse torna buona la famosa  “palla di lardo” , usata da Gianni Mura per i suoi vaticini pre-campionato, al posto della sfera di cristallo, troppo nobile per la bisogna … La data del 2023 è certa, essendo ragionevolmente da escludere anticipazioni. I modi non lo sono affatto. Innanzitutto va considerato che in quel periodo saremo sperabilmente (altrimenti, saremo sull’orlo, o anche oltre, del baratro…!) in piena attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): vuol dire riforme in avviamento, progetti in pieno svolgimento, cantieri dovunque, amministrazione pubblica sotto forte stress, grande fermento di attività in tutti i settori ed in tutte le Regioni d’Italia. L’attenzione dell’elettorato potrebbe essere quindi focalizzata molto più sulla ripresa che non su un possibile momento di discontinuità, come sempre sono le elezioni

La benda e la bilancia

Riusciremo mai a convincerci che la Giustizia è una cosa tremendamente seria e che non ha nulla a che vedere con una partita di calcio o un incontro di boxe, o una qualunque competizione? Che non è una cosa dove si fa il tifo per l’uno o per l’altro contendente, perché in ballo c’è la vita, l’onorabilità, la reputazione, il ruolo sociale di persone, esseri umani in carne ed ossa, con le loro storie, le loro famiglie, le loro relazioni, le loro attività? Ché dopo una partita di calcio la squadra sconfitta se ne fa una ragione e si prepara alla partita successiva, dove le sue possibilità di vincere o perdere sono esattamente le stesse di prima; che è meglio vincere, è ovvio, ma che comunque una sconfitta è parte integrante della competizione. Ecco, la Giustizia NON è una competizione, dove si spera che vinca il migliore, ed in ogni caso chi perde ha sempre l’occasione per rifarsi. No, non è così. L’amministrazione della Giustizia è un’esigenza della società, che per il corretto vivere co

Clamoroso al Cibali, ... no, al Senato!

  Hanno votato tutti, ma proprio tutti. Han votato. Li ho visti in Senato Convenuti dal monte e dal piano. Han votato … e non so se si strinser la mano. Tutti tranne una, l’eroica senatrice Elena Cattaneo che, guarda caso, di mestiere fa la scienziata ed è lì come Senatrice a vita, appunto per i suoi meriti scientifici. Ma cosa mai han votato? Un obbrobrio, una cosa da nascondersi sotto il tavolo per la vergogna: l’equiparazione tra  agricoltura biologica  ed  agricoltura biodinamica . E cosa c’è di tanto vergognoso, direte voi? Poca roba, una quisquilia, è come se si equiparasse l’astronomia e l’astrologia, che in comune hanno solo le prime cinque lettere. Laurea in astronomia o laurea in astrologia? A scelta, pari dignità, con buona pace di Isaac Newton, Stephen Hawking o Margherita Hack. Traiettorie di pianeti, buchi neri, onde gravitazionali o quadro astrale nel tema natale, stessa cosa. Non è vero ma ci credo , diceva Peppino De Filippo … Metto subito in chiaro che non sono un agr

Autogrill/2

… continua dalla puntata precedente … Ero in debito di un seguito all’appassionante spy-story dell’ Autogrill  di Fiano Romano. Eravamo rimasti tutti col fiato sospeso, in attesa di mirabolanti rivelazioni sulle misteriose tresche in corso tra Matteo Renzi e gli 007 (i media adorano questa folgorante ed originalissima metonimia, al posto del più prosaico “servizi segreti”), già assaporavamo colpi di scena, scene madri,  showdown  in stile  High Noon  (Mezzogiorno di fuoco) tra i media d’assalto, capitanati da Sigfrido, da Gomez, fors’anche da Zorro in persona, in un intreccio wagnerian-picaresco, e un ammaccato Senatore di Firenze, e invece … nulla di nulla. Puff! Il boomerang è tornato indietro, dopo un lungo volo, mancando di poco la sagoma dell’eroe wagneriano, senza avere abbattuto neanche una zanzara. L’intraprendente signora insegnante, col telefonino più veloce del west, è rimasta nell’ombra, ben avvolta dal mistero: inghiottita dall’anonimato, protetta come un pentito, non ne s

Il colpevole

È caduta una funivia, sono morte 14 persone, c’è un solo sopravvissuto, un bimbo che ancora lotta per non morire, è una tragedia che ha distrutto famiglie, stroncato vite di persone innocenti, che andavano a godersi la montagna nella prima domenica di libertà dopo la lunga parentesi dei  lockdown . Ce n’è da rimanerne annichiliti. Questi accadimenti colpiscono tutti, nel profondo, perché tutti ci rendiamo immediatamente conto della spietata casualità del destino e di come la vita di ognuno dipenda spesso da eventi che sono assolutamente al di fuori del suo controllo. Crolla un ponte, cade un aereo, affonda una nave, cose che mai e poi mai dovrebbero accadere, ma accadono. Perché un ponte non deve crollare, un aereo cadere, un nave affondare. L’eco della notizia è subito vasta, profonda. E non potrebbe essere altrimenti. Ma purtroppo non finisce qui, col dolore ed il cordoglio: sui mezzi di informazione e sui social ecco farsi strada, inesorabile, l’anatema che non può mancare:  “Qualcu

I dolori del giovane Letta

Improvvisamente il PD di Enrico Letta scopre l’impellente necessità di dimostrare di essere “di sinistra”. Come se la compresenza nella stessa maggioranza con Matteo Salvini rendesse obbligatorio prenderne le distanze, sempre, immediatamente, a tutti i costi. Casomai qualcuno si confondesse … Come se questa occorrenza (il governo di unità nazionale) fosse un peccato da farsi perdonare agli occhi di un ipotetico, mitico e fluttuante elettorato “di sinistra”, elettorato che a suo tempo non esitò a votare cinquestelle, e solo perché questi sbraitavano contro “la casta” (una sola, mica le tante caste italiane …) e mandavano tutti affanculo; cosa che, si sa, è profondamente e storicamente connaturata al pensiero ed alla cultura “di sinistra”, da Gramsci in poi … Ecco quindi che si innalzano le bandiere delle proposte identitarie (peraltro tutte rispettabilissime): “ius soli”, voto ai sedicenni, ddl Zan, ... Salvini spara la “flat tax”, il PD la tassa di successione. Botta e risposta. Non vo

Un sogno

Sto per affrontare un argomento molto delicato, e lo faccio in modo poco consueto, forse anche inopportuno e politicamente scorretto. La questione israelo-palestinese, per come essa si presenta a tutt’oggi, è semplicemente irrisolvibile. Non vedo infatti (ma non è solo un mio problema ottico) in nessuna delle parti in causa, direttamente o indirettamente, alcuna intenzione di avviare una possibile e realistica risoluzione, o almeno un appianamento, del conflitto. La storia di  “due popoli, due Stati”  è palesemente irrealistica: se ne parla da decenni e non si è mai trovato il modo di renderla possibile. E così, a scadenze più o meno periodiche, assistiamo ad esplosioni di violenza da entrambe le parti, e non credo sia molto utile star lì a cercare di discernere chi abbia cominciato prima, chi sia più spietato, chi abbia qualche ragione o torto in più. Impresa complicata e soprattutto inutile. Certamente, la destra israeliana al potere è aggressiva e molto poco propensa al dialogo, cos

Autogrill

  Mi ero ripromesso di non intervenire sul caso Renzi-Report: troppo pacchiana era la provocazione, troppo evidente la strumentalità degli attacchi, dei servizi, del modo con cui questa vicenda è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica, per di più attraverso la televisione pubblica (per quanto totalmente appaltata a Lega e Cinquestelle). Adesso però comincia ad emergere una possibile “altra” verità, che il battage montato da Sigfrido Ranucci e sodali aveva camuffato, e che ribalta totalmente la lettura della vicenda, rendendola vieppiù interessante. È risultato evidente fin da subito come il presunto scoop di Report fosse mirato a colpire il bersaglio Renzi, autentico punching-ball della politica italiana, a spargere un alone di mistero sul suo operato ed indirettamente a corroborare la tesi che la crisi del governo Conte e l’arrivo di Draghi fossero frutto di chissà quale macchinazione di poteri oscuri, segreti, e ovviamente molto “forti”. Insomma, la tesi di Travaglio e d

Il tondo e il quadro

“Chi nasce tondo non diventa quadrato.” La vecchia saggezza popolare ben descrive il neo Segretario del PD Enrico Letta. Chi pensava che sette anni di esilio a Parigi, in ambiente accademico, a contatto con giovani virgulti della politica francese, avrebbe modificato i cromosomi dell’uomo, deve purtroppo per lui ricredersi. Enrico Letta rimane il solito inconcludente, irresoluto, indeterminato pseudo-leader che avevamo conosciuto circa un decennio fa. Allora spese quasi un anno di governo senza ottenere alcun risultato tangibile (anzi no, fu l’ultimo a far aumentare l’IVA, dal 21% all’odierno 22%), in perenne procinto di avviare cose che non si avviavano. Come dimenticare la pletorica Commissione dei 35 Saggi che doveva formulare proposte per la riforma della Costituzione, inclusa la modifica dell’art. 138, ovvero delle regole per modificarla. Un’operazione di estrema pericolosità, un grimaldello, una vera bomba istituzionale che fortunatamente non fu innescata né tantomeno fatta brill