Mi ero ripromesso di non intervenire sul caso Renzi-Report: troppo pacchiana era la provocazione, troppo evidente la strumentalità degli attacchi, dei servizi, del modo con cui questa vicenda è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica, per di più attraverso la televisione pubblica (per quanto totalmente appaltata a Lega e Cinquestelle).Adesso però comincia ad emergere una possibile “altra” verità, che il battage montato da Sigfrido Ranucci e sodali aveva camuffato, e che ribalta totalmente la lettura della vicenda, rendendola vieppiù interessante. È risultato evidente fin da subito come il presunto scoop di Report fosse mirato a colpire il bersaglio Renzi, autentico punching-ball della politica italiana, a spargere un alone di mistero sul suo operato ed indirettamente a corroborare la tesi che la crisi del governo Conte e l’arrivo di Draghi fossero frutto di chissà quale macchinazione di poteri oscuri, segreti, e ovviamente molto “forti”. Insomma, la tesi di Travaglio e di tutte le inconsolabili vedove dell’avvocato del popolo, annidate un po’ dappertutto nel sistema mediatico. Lo scopo era smaccatamente evidente, anche se la realizzazione alquanto maldestra, tanto che Renzi ha subito messo le carte in mano alla magistratura, per cercare di far emergere quello che presumibilmente c’era dietro tanta insistenza. La storia della “professoressa” che filma dalla vettura col padre indisposto pareva proprio una pessima parodia di Le Carré. Ma intano passano i giorni e piano piano comincia a farsi luce un’altra lettura, tutta diversa e davvero molto più interessante del solito, ormai stucchevole, “dagli a Renzi!”. In sintesi, il nocciolo della faccenda non era perché Renzi parlasse con Mancini (l’agente segreto), ma perché Mancini parlasse con Renzi. e non è proprio la stessa cosa … Sta infatti emergendo che il bizzarro incontro in autogrill fosse stato sollecitato proprio dall’agente per perorare le sue ambizioni di carriera all’interno dei Servizi, ambizioni messe in serio pericolo dall’azione politica del Senatore, che in quei giorni stava provocando la caduta dell’amico protettore di Mancini, e cioè Conte, che all’agente segreto aveva fatto qualche promessa, ora compromessa. Insomma, una faccenda tutta interna ai Servizi ed alla Presidenza del Consiglio, nella quale Renzi parrebbe essere capitato pressoché ignaro, coinvolto dall’intercessione nientemeno che del famoso PM di Catanzaro Nicola Gratteri. Per carità (qui manca solo la Spectre), siamo ancora nel campo dei “si dice”, dei “no comment” (Conte), ma tutto sembra cominciare a quadrare. Anche la strana decisione del Fatto Quotidiano, primo destinatario del filmato incriminato, che, invece di gettarsi a pesce su una ghiotta occasione di colpire l’arcinemico Matteo Renzi, lo trascura per alcuni mesi. Forse chi doveva sapere sapeva, e non ha ritenuto conveniente sollevare polveroni sui rapporti tra l’allora premier Conte ed i Servizi, così gelosamente trattenuti, oltre ogni logica e consuetudine, sotto la sua diretta responsabilità. Renzi si è trovato invischiato suo malgrado, come al solito rudemente inquisito sul nulla da inquisitori senza alcun titolo e molto signorilmente, dovrebbero dargliene atto, ha evitato di scaricare subito la palla sul suo interlocutore, ha incassato l’ennesimo attacco mediatico, ha reagito in modo formale, in attesa che la verità emergesse dal fumo. Cari lettori, se avete avuto la pazienza di seguire l’intrigo fin qui, sappiate che la telenovela è tutt’altro che finita, che ci saranno altri sviluppi, promessi da Ranucci per la prossima puntata, ma intanto le conseguenze del pasticcio cominciano a vedersi: è rovinosamente caduta la testa del Capo dei Servizi, stretto sodale di Conte, che è stato improvvisamente sostituito con una signora di specchiata professionalità e con un curriculum formidabile. Mario Draghi ancora una volta ha dimostrato la sua determinazione, agendo rapidamente ed implacabilmente dopo un’audizione in Parlamento del Capo dei Servizi, audizione particolarmente imbarazzante, a detta di chi l’ha sentita. E così un altro tassello del contismo è stato smontato. Facile profezia è che il prossimo bersaglio sarà la dirigenza della RAI, ancora una volta dimostratasi inaffidabile, faziosa, pasticciona e professionalmente inadeguata. La sintesi è che: - Ranucci ha lanciato un boomerang che sta ancora volando …
- Il Fatto Quotidiano (Gomez) ha maldestramente nascosto un filmato imbarazzante
- I Servizi hanno perso un Capo che proprio non pareva “M” (il capo di James Bond), guadagnando in credibilità ed autorevolezza con una signora che invece sembra proprio Judy Dench
- Mancini fa la figura del questuante
- Gratteri fa il sensale
- Conte, è lui a risultare oscuro, misterioso, probabilmente sapientemente manovrato da poteri neanche tanto forti
- Renzi è un signore …
Continua …
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