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Progetti di vita

L’inveterata abitudine (direi piuttosto il vizio …) dei nostri “sapienti” notisti politici di leggere (loro che la sanno lunga …) tra le righe, dimenticando le righe, e di sbirciare il retroscena invece di guardare la scena, unita alla disperata ricerca di appigli per creare difficoltà ad un Governo che vorrebbe e dovrebbe essere riformista, hanno innescato l’ennesimo corto circuito mediatico. Il solito “spin”. Che non è, in questo caso, una caratteristica peculiare delle particelle subatomiche, ma la rotazione, il verso, che si vuole dare ad una situazione, quando se ne vuole insomma imporre un’interpretazione, solitamente funzionale ad uno scopo prefissato, e quasi mai dichiarato. Una porcata, insomma, per dirla alla Calderoli. Un condizionamento mediatico, mirato alla formazione di un’opinione generalizzata, tale da rendere inaccettabile qualsiasi opinione diversa. L’anno scorso di questi tempi era ”l’irresponsabilità”, la “follia”, la “cinica spregiudicatezza” di chi voleva mandare

Il "rasoio" funziona ...

Alla fine ha vinto lui, Guglielmo da Occam, monaco francescano coevo di Guglielmo da Baskerville (chissà Umberto Eco chi aveva in mente …), che teorizzò, con il suo rasoio,  “un principio metodologico che, tra più ipotesi per la risoluzione di un problema, indica di scegliere, a parità di risultati, quella più semplice” . Così è stato. Tra sostituire Mattarella o sostituire Draghi la cosa più semplice era lasciare tutto come prima e non sostituire nessuno. Qualcuno ha finalmente impugnato il “rasoio” ed l’ha adoperato. Evviva. Ha perso la politica o ha vinto la logica? La risposta è che ha vinto la logica politica. Ovvero quel senso dello Stato, quella percezione del reale, quel principio di fattibilità, che sempre dovrebbero ispirare l’azione dei politici. Si dirà che abbiamo assistito ad uno spettacolo inverecondo, che la politica ha dimostrato la sua incapacità di risolvere i problemi, si approfitterà dell’occasione per montare ancora di più quel sentimento populista antipolitico ch

L'insostenibile qualunquismo dei media

La stagione dei cinquestelle non è ancora passata. Sono passati i cinquestelle, ormai ridotti  “rari nantes in gurgite vasto” , sparpagliati e confusi nell’oceano dei grandi elettori, senza guida né idee, alla mercé di tentazioni “eversive” come quella di votare, con il vecchio mai dimenticato amore Salvini, un candidato di puro centrodestra, così, tanto per fare un dispetto a chi cerca la massima convergenza, giusto perché un ultimo colpo alla scatoletta di tonno si può ancora dare. Fenomeno politico finito, ormai solo più da seppellire, ma fenomeno sociale e mediatico niente affatto sconfitto. Anzi. L’antipolitica la fa ancora da padrona e il rito delle votazioni sembra fatto apposta per fomentare i peggiori istinti belluini di chi non riesce proprio a sopportare i meccanismi, certamente un po’ farraginosi ma con una Storia alle spalle, della politica parlamentare. E allora vai con titoloni, retroscena, lamentele, ironie, sarcasmi, social a manetta, tutto l’armamentario caro al qualu

Il rasoio

Ad essere troppo schematici si rischia di passare per semplicioni, ma vorrei lo stesso tentare un ragionamento “cartesiano”, molto diretto, rifacendomi anche a quel famoso  “rasoio di Occam” , che si propone proprio come strumento per affrontare situazioni complicate. Copio e incollo da Wikipedia: si tratta di  “un principio metodologico che, tra più ipotesi per la risoluzione di un problema, indica di scegliere, a parità di risultati, quella più semplice” . Mi chiedo quindi se sia più facile trovare: un sostituto di Mattarella, con caratteristiche accettabili per una buona parte del Parlamento, oppure un sostituto di Draghi a capo di un Governo di larghe intese, che dovrà comunque affrontare un anno molto difficile sia all’interno (pandemia, riforme, progetti per la ripresa, …) sia all’esterno (nuovo Patto di Stabilità europeo)? Nel primo caso tutto resterebbe com’è oggi (tranne Mattarella): il Governo, la maggioranza, anche le difficoltà finora riscontrate, amplificate dalle fibrilla

Utopia

È nei momenti di maggiore stress che le posizioni politiche emergono in tutta la loro articolazione. In questi momenti vengono a galla le spinte più genuine che sono alla base delle scelte (o non scelte) delle forze politiche. Non c’è dubbio che questo frangente storico assommi molti punti di tensione, che pongono sotto forte stress tutto il sistema. La pandemia, l’avvio dei cruciali progetti PNRR, l’elezione del Presidente, l’approssimarsi delle elezioni politiche (un anno, al massimo, e passa in fretta …), lo sfarinamento di un progetto politico nefasto (ed eversivo) come quello del M5S, che non è chiaro dove sfocerà, le pulsioni sovraniste, populiste, a-democratiche, presenti in forma evidente in buona parte dello schieramento politico, sono tutte cause scatenanti di conflitti, incomprensioni, tensioni, tutte mine disseminate sul percorso che il Paese ha davanti. Va be’, lo sappiamo; ma allora, che cosa ci attende? Ovviamente non lo so; posso formulare auspici, ma sarebbe uno sforzo

Distopia

Berlusconi va smontato con la politica, non con i proclami. Impossibile credere che due politici professionisti come Salvini e Meloni, per quanto ideologizzati possano essere, siano così ciechi da non vedere l’enorme pasticcio combinato da Silvio Berlusconi con la sua ipotetica, ma per lui concretissima, candidatura. Eppure fanno comunque l’inchino e aspettano che il pasticcio se lo smonti da solo. Impossibile non vedere invece che le possibilità di Berlusconi possono essere legate soltanto ad un incidente parlamentare, nel quale qualche centinaio di elettori, sbandati, senza futuro e fuori controllo (e ce ne sono …), potrebbero convergere alla quarta votazione sul suo nome, magari senza rendersi conto l’uno con l’altro di stare combinando il disastro. È un’ipotesi remota ma possibile: Berlusconi ha le risorse per innescare il meccanismo. Per il resto, la politica razionale dice chiaramente il contrario, e dice anche che il centrodestra, se spara a vuoto la cartuccia Berlusconi, perde

Caro Michele Serra ...

Sul Venerdì di Repubblica in edicola oggi Serra esterna ancora una volta le sue (legittime) preferenze politiche, sollecitato stavolta ad un confronto tra D’Alema e Renzi. “Tra i due, se costretto, pure io scelgo D’Alema”  – dice ad un lettore nostalgico dalemiano, e aggiunge su Renzi:  “mica è un cretino o uno sprovveduto. Semplicemente, con la sinistra non c’entra un fico secco” . Non ho potuto trattenermi dall’intervenire nell’interessante dibattito, ed ho quindi inviato la nota seguente, che mi fa piacere condividere con voi. Caro Michele, abbiamo discusso a lungo, qualche mese fa, se Draghi fosse di destra o di sinistra. Ho sostenuto con dovizia di motivazioni, che hai onestamente riconosciuto come piuttosto valide, che regalare Draghi alla destra fosse un clamoroso autogol, che tralasciava peraltro la formazione culturale liberalsocialista del soggetto. Ora siamo al dualismo D’Alema-Renzi. Dichiari che tra i due,  “se costretto” , sceglieresti D’Alema (ma perché mai qualcuno dovr

Sopra le righe

Si definisce “sopra le righe” l’atteggiamento di chi reagisce in maniera spropositata ad un evento, ad una presa di posizione, accentuando i toni, esagerando reazioni e commenti, attribuendo esorbitante rilevanza a cose di più o meno “normale” portata. L’atteggiamento è tipico di certa bassa teatralità, che abbisogna dell’acuto per ottenere attenzione, non riuscendo nello scopo attraverso più piane e misurate espressioni. Le “righe” di cui si parla sono, come sanno gli amanti della musica, quelle del pentagramma che, come suggerisce il nome, sono cinque, quindi un numero tutto sommato limitato, ma comunque adatto a contenere una pluralità di espressioni musicali, di variegato genere. Ciò non toglie che sia concesso scrivere note fuori da esse, sotto o sopra, per meglio comprendere le vaste potenzialità espressive di strumenti e voce umana. Insomma, tutto questo pistolotto per introdurre un vezzo, un’abitudine, che va ormai consolidandosi presso troppe persone, con più o meno elevata vi

Le regole del gioco

Si stenta a credere che fior di giornalisti, con decine di anni di esperienza nelle aule parlamentari, spesso firme famose, possano essere così ingenui da stupirsi che un mese prima dell’elezione del PdR non siano già chiari i contorni dello scontro oppure non ci sia già un Presidente designato. Ovviamente nessuno ci crede e quindi non sono così ingenui, ma l’esigenza più deleteria della loro professione li porta a imbottire la testa dei lettori/ascoltatori con fregnacce di ogni tipo, chiacchiere senza senso, discorsi senza capo né coda, ipotesi del tutto campate in aria e supportate dal NULLA. Devono produrre e dunque producono: cascasse il mondo. Basta aprire un sito qualunque o un tg qualunque, o un talkshow qualunque, per essere travolti da un chiacchiericcio interminabile e del tutto vuoto di qualsivoglia notizia vera. E se qualche notizia, pur infima, arriva, ecco stravolgerla e frantumarla per estrarne chissà che fantomatiche deduzioni politica. Io ne avrei davvero pieni gli zeb

Cominciamo bene ...!

L’anno che è arrivato ha subito portato con sé un paio di “notizie” che non si sa se prendere con incosciente leggerezza o se debbano incutere terrore e sconforto … Sentite qua, anche se forse avrete già fatto le vostre opportune considerazioni in merito … L’esimio professore, rettore di università nella rossa e disastrata Siena, Tomaso (mi raccomando, una sola “emme”, mica è un To”mm”aso qualsiasi …) Montanari se la prende con le palme del giardino del Quirinale, che facevano da sfondo al discorso di fine anno del Presidente, deducendo da esse nientemeno che la nostra, sempre secondo l’esimio, condizione di Repubblica delle banane. Dal Quirinale gli hanno fatto notare che le palme fanno datteri e non banane, dimostrando così un notevole senso dell’ironia e contemporaneamente rimandando in botanica lo spocchioso professore tuttologo, tanto amico della signora Gruber, che spesso pende dalle sue tenebrose labbra. Desumere da questo marginalissimo episodio lo stato miserando del dibattito