La stagione dei cinquestelle non è ancora passata.Sono passati i cinquestelle, ormai ridotti “rari nantes in gurgite vasto”, sparpagliati e confusi nell’oceano dei grandi elettori, senza guida né idee, alla mercé di tentazioni “eversive” come quella di votare, con il vecchio mai dimenticato amore Salvini, un candidato di puro centrodestra, così, tanto per fare un dispetto a chi cerca la massima convergenza, giusto perché un ultimo colpo alla scatoletta di tonno si può ancora dare. Fenomeno politico finito, ormai solo più da seppellire, ma fenomeno sociale e mediatico niente affatto sconfitto. Anzi. L’antipolitica la fa ancora da padrona e il rito delle votazioni sembra fatto apposta per fomentare i peggiori istinti belluini di chi non riesce proprio a sopportare i meccanismi, certamente un po’ farraginosi ma con una Storia alle spalle, della politica parlamentare. E allora vai con titoloni, retroscena, lamentele, ironie, sarcasmi, social a manetta, tutto l’armamentario caro al qualunquismo più becero. Ore e ore di trasmissioni assolutamente vuote di ogni notizia, ma infarcite di “colore” sulla “chiama”, sui fantasiosi nomi votati, sulle schede bianche, sui conciliaboli, gli accordi, le tattiche e le pre-tattiche, come se si trattasse di una nuova serie del Grande Fratello e non di un momento importantissimo della vita della nostra collettività. Inutile ricordare i precedenti storici, inutile ricordare che la votazione avviene solo ogni sette anni, che il suo risultato impegna la politica per un periodo molto lungo, che scegliere il rappresentante di “tutti” gli italiani NON è come scegliere il Presidente dell’assemblea del condominio, … Inutile! “Sono ancora lì che se la menano con le schede bianche …!” – è il detto-non-detto. I social impazzano ... L’insopportabile leggerezza dei nostri media diventa l’insopportabile qualunquismo, con conseguente chiacchiericcio, di chi non sopporta l’esistenza stessa della politica, di chi vorrebbe l’autoritarismo di una “democratura”, salvo lamentarsi per le spiacevoli conseguenze della stessa, di chi non può tollerare che alcune cose siano più complesse e delicate che sparare due minchiate in un microfono o pigiare i tasti di una tastiera. Ho avuto già modo di ricordare che la Costituzione vigente (c’è solo quella, piaccia o meno …!) ha previsto che l’elezione del Presidente avvenga proprio in questo modo: senza campagna elettorale, senza candidature, senza discussione pubblica, senza contraddittorio parlamentare. È un Conclave laico, e non perché lo chiede Enrico Letta, ma perché è proprio così. Da sempre. E da sempre il rito è quello, non altro. Se non piace, si abbia il coraggio (e in effetti c'è chi lo ha fatto!) di chiedere e proporre un’altra Costituzione, con un altro modello istituzionale: ce ne sono di ogni, da ottimi a pessimi. Ma basta dare aria ai denti sul processo in corso! Ci giochiamo molto in questo frangente. Dovrebbe essere inutile ricordare i problemi che abbiamo davanti, dalla pandemia alla crisi delle materie prime, dal PNRR alle minacce di guerra, dal debito all’inflazione. Quindi è vero che bisogna fare presto, ma bisogna anche fare bene. Presto e bene: non sono ammesse distrazioni di sorta. Forse una buona parte dei 1.009 grandi elettori non ha né l’esperienza né la cultura politica per comprendere a fondo la delicatezza del momento, ma i leader, tutti, quelli sì: dovrebbero avere ben presente che il prossimo Presidente vedrà ben tre legislature nei prossimi sette anni (questa, la prossima, e quella del 2028, salvo imprevisti). Che nel frattempo, da qui al 2026, servirà un Governo che ci faccia arrivare in casa i 200 e passa miliardi dell’Europa, che bisognerà metterli a frutto, che bisogna cambiare il Paese, che ci giochiamo l’osso del collo … Che ci sia tensione, che ci sia incertezza, che ci sia confronto anche serrato tra le forze politiche, è non solo previsto dalla Costituzione, ma è anche del tutto logico. Quindi mostrare insofferenza ed impazienza, fare facile ironia, invocare non si sa quale intervento salvifico, pretendere che la pratica sia sbrigata come una fastidiosa incombenza, è segno di profonda ignoranza ed anche incoscienza. E dei media seri non dovrebbero alimentarla, anzi, dovrebbero sforzarsi di spiegare come e perché certe pratiche siano non solo inevitabili, ma anche utili, se portano ad un risultato migliore. Certo, non c’è garanzia, ma proprio per questo serve capacità, visione, coraggio, ed anche un po’ di tempo. È un gioco che bisogna saper giocare, e possibilmente senza sbagliare. “Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti …”.
|