Giuseppe Turani ci ha lasciato. Non aveva ancora 80 anni, una lunga vita professionale alle spalle e tanto ancora da dire. Per me era semplicemente “il Direttore”: non ci siamo mai visti né parlati di persona, non l’ho mai chiamato “Peppino”, come dicono facessero quelli a lui più vicini; ma nonostante questo, da anni intrattenevamo un rapporto fatto di mail inviate e di articoli pubblicati sul suo autorevolissimo sito “Uomini & Business”. Mai cambiata una virgola a quello che gli inviavo, qualche commento di tanto in tanto, un’infinita gentilezza, ma io, leggendo (come facevo da oltre 40 anni) i suoi interventi, imparavo lo stesso; imparavo quel rispetto del lettore, quella cura per la chiarezza, quella franchezza di giudizio, che hanno contraddistinto tutta la sua lunga e luminosa carriera. In oltre mezzo secolo di lavoro aveva conosciuto tutte le persone importanti dell’economia, della finanza, della politica e manteneva quello sguardo lucido e disincantato, quella visione ironica e profonda, che gli permettevano di esprimersi sempre con chiarezza, spesso anche con durezza, ma sempre nettamente, senza paura di dichiararsi. Un liberalsocialista vero, pragmatico, in lui ho sempre trovato esplicitata la dichiarazione di Gaetano Salvemini: «Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.» In questi tempi di informazione scorretta, faziosa, tendenziosa, sembra un’affermazione dell’altro mondo. Non è così: è praticabile, basta volerlo, basta fare come faceva lui… Ciao Direttore, ti sia lieve la terra. Non dimenticheremo. |