“L’ho colpito violentemente con lo zigomo destro sulla sua mano, tanto che sono svenuto…” – Woody Allen raccontava così una paradossale scazzottatura della quale un suo “alter ego” era stato protagonista (ovviamente soccombente). Il capovolgimento della realtà è una tentazione tanto disperata quanto infantile, ma come tutto, se ripetuto all’infinito, può diventare perfino credibile. È quanto stanno cercando di fare gli spin doctor (che poi sarebbe Casalino, mica chissà chi) dell’avvocato di provincia Giuseppe Conte. Questo signore soffre evidentemente di sindrome da irrilevanza e quindi cerca in tutti i modi di raccontarsi come uno che ha le redini ben salde in pugno e con quelle governa cavalli e diligenza. Con piglio direttoriale. A me pare un bluff: l’avvocato ha perso i suoi potenti referenti internazionali (Trump e cricca sovranista), i cinquestelle sono in ebollizione aperta, il PD sobbolle, ma piano piano, a fuoco lento come uno stufato, e quindi lui deve cercare di emergere, anche attraverso una narrazione ai limiti del ridicolo, ma che lo mostri potente e ben saldo. Vediamo un po’: in una notte di circa un mese fa Conte fa recapitare un documento programmatico, partorito non si sa come né da chi, chiedendo una discussione sommaria e un’approvazione in Consiglio per la mattina dopo, con l’intento dichiarato di inserirlo come emendamento alla Finanziaria. È un blitz, folle ed ingenuo, però ci prova. Renzi, che non aspettava altro che un’occasione, insorge e blocca tutto, dando l’avvio all’attuale turbolenta fase politica. Italia Viva mette nero su bianco le critiche e le proposte (lettere e documenti vari), ottenendo reazioni per lo più infastidite, ma anche consensi a mezza bocca o perfino a bocca piena (più rari). L’avvocato, fallito il blitz, come al solito traccheggia, prende e perde tempo, attua diversivi, sposta l’attenzione su altro. Passa Natale, passa Capodanno, e passa pure l’Epifania. Risulta evidente che, se vuole sopravvivere e arrivare a Carnevale o a Pasqua, deve accettare molte se non tutte le condizioni poste, da Renzi platealmente, ma anche dagli altri seppur sottobanco, e deve allo stesso tempo costruire una narrazione da cui lui risulti vincitore. Come fare? La strada potrebbe essere quella di accettare tutto e dire che quella è la “sua” proposta ultimativa: prendere o lasciare, così, a muso (o zigomo) duro. Se opportunamente supportata dai media, la narrazione può pure funzionare (schema Woody Allen). E se nessuno urla che il Re è nudo, … Cosa capiterà, allora? Difficile dirlo, certo è che bisognerà combattere a mani nude contro un sistema mediatico tutto (o quasi) schierato dalla parte della conservazione dello “status quo”. Conte ha dalla sua la popolarità nei sondaggi e tanti media, Renzi è certamente molto impopolare, ma anche molto concreto e determinato; per ora ha tenuto il punto. E forse da Bruxelles e dintorni qualcuno fa anche il tifo per lui (di Conte non si possono fidare e lo sanno …). Il populista D’Alema ha già emesso la sua sentenza definitiva. Pur di eliminare Renzi, va bene anche un Conte, certamente più manovrabile (o così almeno crede lui, cui piace tanto manovrare …). A Roma scelse Ignazio Marino contro Gentiloni con lo stesso criterio, e si è visto com’è andata a finire. La posizione del Maximo è comunque beneaugurante: lui porta molta sfiga ai suoi protetti. Stavolta chissà … In conclusione, bisogna tenere il punto con fermezza e smontare la narrazione di Casalino. Nessuna concessione è possibile sul piano della credibilità. Finora è stato fatto egregiamente. Quindi, o si va fino in fondo e si ritirano i ministri, con quel che segue, o si accetta di convergere su un documento emendato e molto preciso, ma a quel punto bisogna essere molto efficaci nel sottolineare i miglioramenti ottenuti rispetto al piano originario Conte-Casalino. Match duro, molto duro, ma si sa che “quando il gioco si fa duro …” (“when the going gets tough, the tough get going”, per i puristi).
|