Finalmente Nicola Zingaretti ne ha fatta una giusta! Dopo una impressionante serie di errori ed autogol, inanellati dal 2018 a ieri, finalmente è riuscito, con le sue dimissioni improvvise, per giunta cariche di un’amarezza sconfinata, a smuovere lo stagno della politica. Dichiarare di vergognarsi del proprio partito non è cosa consueta: nessuno l’aveva mai fatto prima, neanche chi dal proprio partito ricevette trattamenti persino peggiori (ma non rivanghiamo …) Ora si capirà che non si può andare avanti così. Ora, forse, si capirà che c’è un serio problema di progettualità da affrontare, di assetti da definire, di decisioni da prendere su dove andare e come andarci. Ora è il tempo, e non si può aspettare. Fortunatamente il Governo è in ottime mani, c’è chi ha competenze e strumenti per affrontare la pandemia, le vaccinazioni, ed anche le prime fondamentali azioni di ricostruzione. Ma qui ed ora si dovrà capire cosa vorrà essere e fare la sinistra (o il centrosinistra, se preferite) nei prossimi dieci anni almeno. Per ora si sono mossi Beppe Grillo e le sardine, mentre il PD pare, tanto per cambiare, incerto e diviso: è un po’ poco, e si spera in contributi ben più sostanziosi. Chi ha idee le presenti, chi ha progetti li esponga; l’unica avvertenza è quella di tenere i piedi per terra. Alzare la testa, guardare lontano, ma incollati al terreno della fattibilità. Non è un invito generico o di maniera. Troppo facile sfarfallare dietro mondi impossibili o irrealizzabili. Un progetto è tale se e solo se prevede risultati misurabili in modo oggettivo, sia alla sua conclusione che durante la realizzazione, soprattutto se questa richiederà un tempo non breve. Se la sinistra non si dimostra capace di questa progettualità, semplicemente scomparirà dai radar e lascerà ad altri il compito. Non le resterà che lamentarsi per l’ennesima occasione buttata al vento. Attenzione, perché questo scenario NON è ipotetico, è reale; si è già realizzato altrove. Giova ricordare che in Gran Bretagna, dopo l’uscita di scena di Tony Blair (per motivi di politica internazionali e non interni) nel 2007 e di Gordon Brown nel 2010, i laburisti non hanno più toccato palla e ancora oggi lottano per uscire dall’irrilevanza nella quale li hanno sprofondati i dissidi interni e le politiche dissennate di Jeremy Corbyn. Oppure che in USA, dopo la debacle di Hillary Clinton nel 2016, solo l’energico intervento di Obama ha messo fine all’assurda ed inconcludente competizione tra venti candidati, costringendo tutti a convergere su Joe Biden, che infatti ha vinto, facendo uscire il suo Paese dal tunnel terribile del trumpismo. O infine in Francia, dove alla decomposizione della sinistra tradizionale è subentrata una forza riformatrice moderna, che ha saputo impegnarsi in un’opera di ricostruzione del campo progressista. Quindi stiamo parlando davvero di rischi di sopravvivenza, e non di sofisticate ed astratte strategie politiche. Chi ha tela, tessa! Ma senza dimenticare che alle elezioni del 2023, tra due anni, bisognerà arrivare con una proposta convincente. Bisogna capire una volta per tutte se il centrosinistra è una forza riformista moderna e costruttiva oppure se vuole perdersi dietro alle fumisterie delle decrescite felici, dei mai precisati “nuovi modelli di sviluppo”, dei mondi ideali dove non si capisce come si genera e da chi è prodotta la ricchezza che si vorrebbe redistribuire. È una prova di maturità, già molte volte tentata e quasi sempre fallita. Una cosa è certa: in politica il vuoto non esiste e, quando si crea, viene sempre riempito; il problema è chi riesce a farlo in modo più rapido e convincente. La destra sarà sicuramente pronta, e sarà una destra becera e pericolosa. In più avrà la fortuna di trovarsi bell’e pronto un menu preparato e precucinato da Draghi, da giocarsi nel bene o nel male, a seconda delle convenienze, o come lavoro sporco già fatto, o come facile obbiettivo per scaricare responsabilità. Chi le si contrapporrà? Un miscuglio di forze diverse ma difficilmente distinguibili, una forza populista e acchiappanuvole sedicente “di sinistra”, o una forza credibile e riformista? Mesdames et messieurs, faite vos jeux!
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