Pare, dico pare, che l’avvocato Giuseppe Conte (ricordate? quello simpatico, con la pochette a quattro punte …) sia da parecchie settimane impegnato in un compito molto gravoso: scrivere la Carta dei Valori del nuovo Movimento (o Partito, chissà) 5 stelle, compito perfidamente affidatogli da Beppe Grillo in persona, con la promessa di nominarlo Capo del sodalizio (prestigiosa carica monocratica, già toccata a giganti del calibro di Luigi Di Maio e Vito Crimi). Lo si immagina, l’avvocato del popolo, chiuso in uno studio semibuio, senza pochette, davanti ad un vecchio PC, che scrive, corregge, cancella, riscrive, ricorregge, ricancella, e via così, perdendo “’o suonno e ‘a fantasia”, come l’innamorato disperato di “Dicitenncello vuje” (Enzo Fusco, 1930). In realtà l’Elevato lo ha incastrato di brutto, dandogli un compito con tutta evidenza impossibile. Per scrivere una Carta dei Valori, il primo passo dovrebbe essere quello di riconoscere dei Valori, appunto. Poi uno può anche scriverli e, se non è un illetterato, in qualche ora ce la può fare, anche in bella prosa. Il problema sono appunto i Valori (ci va la maiuscola per distinguerli da quelli della Borsa …): quali potranno essere mai i Valori del nuovo Movimento? Quali erano, giusto così, per riferimento, quelli del vecchio? Normalmente, in democrazia si considerano Valori la libertà, l‘uguaglianza, la solidarietà, la pace, e fin qui dovremmo trovarci un po’ tutti, ma poi bisognerebbe passare a Valori un po’ più specifici, come il lavoro, il talento, le pari opportunità, la disciplina, la competenza, lo studio, l’innovazione, il senso del dovere, la giustizia equa e rispettosa dei diritti del cittadino, l’accoglienza e l’integrazione, la rappresentanza popolare, il federalismo europeo, … e potrei continuare, perché questi sono i Valori in cui si riconosce una forza politica di sinistra (o almeno, non di destra). E se uno deve scrivere una Carta dei Valori, a questi dovrebbe fare riferimento. Più o meno. Ma il povero Conte cosa può fare? Dopo avere scritto l’ovvio, sul resto che può dire, senza scatenare reazioni nel rissoso movimento del quale dovrebbe essere il Capo? Lavoro, con chi propugna l’assistenzialismo strutturale del Reddito di Cittadinanza, la competenza, il talento, lo studio, dell’”uno vale uno”, l’innovazione dei NOTAV, la giustizia manettara di Travaglio e Davigo, o quella del Grillo berciante che cerca di difendere suo figlio accusando i giudici e la sua accusatrice, o l’accoglienza dei Decreti Salvini, la rappresentanza del vincolo di mandato o della democrazia diretta, l’europeismo di Farage e dei gilet gialli? Mi fermo qui, per carità di patria, ma il povero Conte cosa mai può scrivere? Certo, potrebbe scrivere altri Valori, “gli altri”, ma se poi li presenta al PD ed altre forze similari, nemmeno Bettini e D’Alema potrebbero salvarlo da una scarica di calci in culo, … Insomma, è proprio un bel problema. Per questo scrive e riscrive, come Penelope; ma qui non arriverà Ulisse a salvarlo dai Proci. L’avvocato, per scrivere i Valori, deve fare quello che nessun cinquestelle potrà mai fare, perché è come chiedere all’acqua di risalire i monti: deve decidere da che parte stare, deve dire chi vuole essere. E deve smetterla di prendere per i fondelli il mondo con la favola sempreverde del “né di destra né di sinistra”, e dire semplicemente da che parte sta. Tutto qui. Facile, a volerlo fare. Quindi, caro Giuseppe Conte, Capo designato, “levammoce 'sta maschera, dicimmo 'a verità” (vedi sopra). Provo a passarti i versi di un poeta, che sarebbe pure un vostro simpatizzante, Erri De Luca: … Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato … (Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi, 2002) Senza bussola, ci si perde. Sempre.
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