Sicché la destra ha vinto le elezioni, ha conquistato città e paesi, ha pienamente convinto l’elettorato, malgrado una campagna elettorale drogata dei cattivi mass media, che hanno tanto insistito su episodi del tutto marginali e folkloristici come l’assalto fascista alla CGIL, le piazze urlanti dei No Green Pass, il tentativo di bloccare i porti ed altre amenità del genere…Non è andata proprio così? Però lo hanno affermato a muso duro le due migliori promesse della politica italiana, la meglio gioventù che marcia tronfia verso il potere … E se vi pare che le cose siano andate in tutt’altro modo, ebbene vuol dire che soggiacete anche voi al disegno delle Nuove Élite Mondiali. Mal ve ne incolga …! Questa gente, abituata a mentire sapendo di mentire, a recitare parti in commedia, non si preoccupa di offrire letture immaginifiche e paradossali di eventi politici che pure non lasciano molto spazio ad equivoci. Ma tant’è, i maggiorenti della destra e del populismo sono talmente compresi nella loro parte da perdere ogni senso della realtà. Dietro di loro, un folto corteo di corifei cerca di smontare l’innegabile successo (che sarà pure momentaneo, però questo è il momento …) delle proposte elettorali del centrosinistra invocando la scarsa partecipazione, come se questa non riguardasse direttamente anche il totale fallimento loro personale, della loro politica, dei loro impresentabili candidati. E questo vale sia per la Lega che per FdI, che per M5S. Non serviva il Green Pass per andare a votare: chi non è andato semplicemente se ne è fregato degli appelli, delle alzate di tono, delle drammatizzazioni strumentali di politici e media al corredo. Se ne parlerà la prossima tornata: chi ha più filo, se ce l’ha, tesserà. Come avviene sempre in un sistema democratico, che non obbliga nessuno a partecipare. Auspica, favorisce, non obbliga. Adesso c’è da fare. C’è da ricostruire almeno due grandi città (Roma e Torino) devastate dall’incompetenza, dalla supponenza, dal dilettantismo, dalla meschineria delle giunte grilline. La destra destra e la destra populista a cinquestelle non hanno nulla da dire in proposito: non hanno classe dirigente, hanno idee vecchie, fruste, piene di provincialismo. Quando saranno costretti a fare i conti con la sconfitta, dovranno, se ne saranno capaci, cosa di cui dubito, ripensare tutto il linguaggio di odio, di rabbia, che hanno riversato sulla scena politica e vedere di mettere insieme un minimo di decenza e razionalità. Lasciamoli fare e pensiamo ad organizzare al meglio il campo dei riformisti, anche aldilà delle grandi città riconquistate. Qui da noi le tensioni non sono molto minori, anche se al momento restano nascoste sotto la giustificata gioia per i successi ottenuti. Ma non illudiamoci: il vasto popolo riformista, quello razionale, attivo, operoso, che esiste, si vaccina e sta risollevando l’Italia, non ancora trova un’espressione compiuta in forze politiche visibili ed organizzate; quelle sul campo, tutte, non hanno ancora deciso qual è la direzione da intraprendere: se un populismo edulcorato, assistenzialista, consociativo e sostanzialmente conservatore, oppure una spinta riformatrice forte, decisa, chiara. Tempo fa qualcuno di sinistra ha immaginato Mario Draghi come perfetto leader di una destra “civilizzata”. Forse quel qualcuno sogna ancora il “sol dell’avvenire” che illumina fieri e robusti braccianti ed operai dal piglio rivoluzionario, circondati da indomite fattrici con prole, come nel Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. I tempi sono con tutta evidenza cambiati, ma non tutti l’hanno interiorizzato e non tutti hanno capito che, ad esempio, un sindacato che si batte contro il Green Pass, ma non riesce a coinvolgere, rappresentare e proteggere i “rider” o i precari, ha perso la partita ed è diventato un orpello istituzionale, costoso, pletorico e inefficace. I fascisti, fuori dal tempo e dal mondo, gli assaltano la sede credendo di colpire un ganglio vitale del potere, e invece colpiscono un’organizzazione che sul Green Pass ha la loro stessa posizione. E lo stesso vale per le pensioni, dove la strenua difesa di Quota 100 vede dalla stessa parte Salvini e Landini. Incredibile, ma vero! Piange il cuore, perché di un sindacato forte avremmo un gran bisogno, ma come nascondere l’assoluta inadeguatezza di una classe dirigente che usa parole vecchie, modalità vecchie, obbiettivi vecchi? Quindi c’è da fare. Non può consolarci lo sfascio del centrodestra, né la disintegrazione dei cinquestelle: fino a quando non saremo capaci di proporre un’alternativa credibile, ci sarà spazio per estremismi, demagogia, irrazionalità. Devo ripetere che bisogna alzare l’asticella, non abbassarla per raccogliere le scorie del populismo. Al contrario della destra, il campo riformista dispone di classe dirigente, dispone di competenze ed idee. Ma serve coraggio e visione, che invece spesso mancano. Si avvicinano scadenze cruciali: l’elezione del Presidente, un anno, il 2022, per avviare davvero riforme e progetti europei, quindi elezioni a marzo-aprile del 2023. C’è una legge elettorale da rifare per un Parlamento sciaguratamente rimaneggiato dal peggiore populismo, e non è un dettaglio, perché la legge è lo strumento che condiziona e pilota le attività dei partiti, le alleanze, quella che si chiama “offerta” politica. Quella in base alla quale i cittadini vanno o non vanno a votare, e chi ci va, sceglie e decide. Altro che Draghi leader della destra …! Abbiamo la fortuna di avere una risorsa di tale livello che non metterla in condizione di guidare il Paese sarebbe un atto di autolesionismo imperdonabile. Angela Merkel ha guidato la Germania per 16 anni, Draghi potrà ben guidare l’Italia per otto. O no? Draghi ovviamente non farà mai un Partito personale, la sua storia personale non lo permette; ma Draghi è una risorsa a disposizione della politica ed è la politica che deve trovare il modo per utilizzarla al meglio, “whatever il takes”. Non mi pare impresa impossibile … atteso che teniamo i piedi per terra e non sfarfalliamo su ipotetici e fantasmagorici nuovi Ulivi, e non perché non servirebbero, anzi, ma perché il tempo presente richiede un pragmatismo feroce, che abbia come unica stella polare la trasformazione del Paese, a partire da un’amministrazione pubblica di eccellenza, un sistema formativo moderno, un sistema giudiziario equilibrato, un’economia dinamica e reattiva. E questo si tradurrà in una società più giusta, più eguale, più vivibile. Ezio Mauro, ricordando giorni fa Norberto Bobbio, ha riportato una sua citazione del sociologo Max Weber: "… La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà. Colui che si accinge a questa impresa deve foggiarsi quella tempra d'animo tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze. Solo chi è sicuro di non venir meno e di poter ancora dire di fronte a tutto ciò "non importa, continuiamo", solo un uomo siffatto ha la vocazione per la politica". Bobbio aggiunse: "Anche noi, continuiamo".
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