“L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere”.Uno può scomodare Gaetano Salvemini e la sua rivendicazione di onestà intellettuale, può rifarsi ai modelli del giornalismo indipendente americano (Woodward, Bernstein e il Watergate, “Democracy Dies in Darkness” sulla testata del Washington Post, la casa di vetro di Renzo Piano per il New York Times), può ricordare i tanti giornalisti con la schiena dritta che a volte hanno pagato molto cara la loro postura, uno può sottolineare che la libertà di stampa è indiscutibile caposaldo della democrazia, ma poi è costretto a passare dalla poesia alla prosa, e leggere il seguente titolo su un importante, storico, più che centenario quotidiano torinese: “Renzi apre la Leopolda ma il suo delfino Nardella va dal “nemico” Di Maio”. Il titolo troneggiava al centro della sezione politica del sito internet della testata già dalla serata di venerdì 19 novembre, ed era ancora lì domenica, dopo oltre 36 ore dall’apertura, e dopo tutta una seconda giornata della suddetta Leopolda. Titolo in corpo 22,5, grassetto. Link all’articolo, che il titolo promette denso di succosi retroscena … Un attimo di pazienza; analizziamo testo e contesto. Nel tardo pomeriggio di venerdì c’è stata in effetti l’apertura dell’annuale appuntamento renziano presso la Stazione Leopolda di Firenze. Siamo all’undicesima edizione (si partì nel 2010 e l’anno scorso l’evento non fu tenuto per gli ovvi motivi sanitari). Nel mondo politico e dell’informazione tutti gli anni l’appuntamento genera attese, muove commenti, critiche, battute di spirito, e altre amenità. Tutti gli anni, negli androni della vecchia stazione, per quasi tre giorni, si aggirano editorialisti, opinionisti, retroscenisti, cronisti parlamentari, alcuni cercando notizie, altri brucando gossip e note di colore da dare in pasto ai lettori, qualcuno con fare benevolo, i più, fieramente avversi a quanto si svolge lì dentro per tre giorni. C’è chi cerca l’abito incongruo, oppure l’orologio incongruo, qualcuno nota l’età media, troppi vecchi, o troppi giovani (che sicuramente sono comparse prezzolate), qualcuno strappa dichiarazioni, spesso pettegolezzi, taglia e cuci, anticipazioni su quello che verrà. Insomma, il solito caravanserraglio dei media che non riescono a rassegnarsi al fatto che per tre giorni qualche migliaio di persone di ogni età e provenienza si raduni per parlare di politica, di progetti, e non di pettegolezzi e retroscena. Tant’è. C’è un programma, ovviamente pubblico, che normalmente viene rispettato, con relatori, argomenti, testimonianze, ospiti, … Quest’anno, vista la particolare situazione politica (ma anche gli anni scorsi … qui da noi la situazione politica è sempre “particolare”), c’era attesa per l’introduzione di Renzi, per alcuni ospiti di rilievo (il Presidente della Toscana Giani, Malagò del CONI, importanti imprenditori, …), per i temi annunciati, tra cui attesi dettagli sul caso OPEN, che ha monopolizzato le prime pagine di molti (ma soprattutto alcuni) giornali, cartacei e non. Bene, l’importante quotidiano torinese, che peraltro ha trasmesso in streaming l’evento, a commento della prima serata sceglie il titolo di cui sopra. “Renzi apre la Leopolda …”: oggettivamente vero, innegabile; la apre sempre lui da undici anni. L’ingenuo lettore vorrebbe a questo punto sapere come l’ha aperta: con una chiave, con una combinazione alfanumerica, con una formula magica, o magari con un discorso sull'attualità politica … Che dite? È una pretesa eccessiva? Un attimo di pazienza, che diamine! Ma …: la congiunzione avversativa introduce il dubbio, “apre ma …”. Richiude subito? Si pente? Apre appena? Solo uno spiraglio? “Ma …” cosa? Ed eccola la notizia, quella che colpisce l’attento ed impaziente lettore, che dà la vera chiave di lettura della benedetta apertura. “… il suo delfino Nardella …”: poffarbacco, e chi è? Cioè, che c’entra? Ah già, il sindaco di Firenze: d’altronde, sono a Firenze, città che ospita l’evento. Anche il padrone di casa lo è stato, Sindaco. E che fa Nardella? Fa chiudere subito la Leopolda, manda i vigili? Verifica se hanno pagato l’occupazione di suolo pubblico? Controlla di persona i Green Pass? Fa sloggiare i duemila presenti? E poi perché “delfino”? E’ simpatico Dario, in effetti, però … Forse “delfino” è inteso come “successore designato”; già, deve essere così. Ma Renzi ha un “successore designato”? E quando mai? L’uomo ha 46 anni, è nel fiore della maturità, se potesse, succederebbe lui a se stesso, e ha bisogno di un delfino? Ma figuriamoci! Nardella è stato in effetti eletto Sindaco di Firenze, ma con regolari elezioni, mica designato. Renzi ci avrà messo una buona parola … E poi? Nardella non è neanche del suo stesso Partito, è rimasto nel PD fin da due anni fa, e si sa che i rapporti del Senatore con il Partito non sono proprio idilliaci al momento … Cosa ci sarà sotto? Quale meta-messaggio? Ancora un attimo di pazienza, please. Che fa allora il “delfino” (qualunque cosa significhi) per avversare (l’avversativo “ma …”) l’apertura della Leopolda? Suspence! Non manda i vigili, ma “… va dal “nemico” Di Maio”. E qui si introduce il terzo incomodo protagonista: Di Maio, il “nemico”. In effetti non corre buon sangue tra Matteo e Luigi. Non se le sono mai mandate a dire, anzi no. Una volta, anni fa, Di Maio sfidò Renzi ad un confronto televisivo, Renzi accettò subito, senza porre condizioni, ma Di Maio all’ultimo momento diede forfait, adducendo spiegazioni metafisiche. Epic fail, dicono quelli aggiornati; figura di m…a, dicono gli altri. Comunque sia, il giovane Ministro degli Esteri (si fa proprio fatica a crederlo …), in previsione di una sua forse prossima uscita di scena, si è portato avanti col lavoro ed ha già scritto (!!) la sua autobiografia, comprensiva di congiuntivi. L’opera integra gli scarni emolumenti istituzionali e soprattutto permette infinite ospitate per le presentazioni editoriali, con firmacopie per gli affezionati lettori, interviste e quant’altro di prammatica per gli scrittori, veri o in erba. Il caso ha voluto che venerdì pomeriggio il prode Luigi fosse proprio nei dintorni di Firenze, per una di queste celebrazioni, e il Sindaco deve aver ritenuto opportuno far visita al Ministro. Bontà sua. Nardella è personcina educata. Ecco svelata l’orrida tresca. Mentre Matteo apriva la Leopolda, Dario “delfino”, quatto quatto, visitava il Ministro. E che c’entra, direte voi? Che vuol dire? Nulla, ovviamente, assolutamente nulla, anche perché, come da programma ufficiale (a tutti noto), la presenza del Sindaco Nardella alla Leopolda era prevista, e si è puntualmente verificata, per sabato pomeriggio, verso le 16:30, insieme ai Sindaci, ma guarda un po’!, di Milano, Beppe Sala e di Genova, Marco Bucci. Per pronto riferimento mi pare logico riportare di nuovo la prova d’autore del noto quotidiano torinese: “Renzi apre la Leopolda ma il suo delfino Nardella va dal “nemico” Di Maio”. Tutto un mondo in quel fantasmagorico titolo …! PS: a proposito, nel testo dell’articolo, Nardella è nominato di sfuggita solo nelle ultime due righe. Viva la Stampa libera e indipendente!
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